"Ormai basta che sentano il rumore dei macchinari che distribuiscono il cibo, per avventarsi in veri e propri stormi all'interno delle stalle". E' questo il racconto che fanno, sempre più spesso, gli allevatori di Torino e provincia. Ma non solo loro. E l'allarme rilanciato da Coldiretti. Il racconto arriva dalla voce di Enrico Toja, della cascina Ravetto di Orbassano. Ma non solo lui.
La scena è ormai un classico, sempre uguale a se stessa: al momento della distribuzione del cibo per gli animali (bovini, ovini e così via), le stalle vengono letteralmente invase dai piccioni. Si presentano lì per beccare il mangime che viene consegnato alle bestie, ingolositi dalla presenza di grani e granaglie.
E l'effetto negativo è enorme: non solo per il fatto che i volatili sottraggono cibo (prezioso, perché spesso elaborato) agli animali in allevamento, ma anche perché con la loro presenza finiscono per imbrattare e danneggiare anche il resto della struttura. "Temiamo le malattie, a cominciare dalla salmonella".
A cominciare dal fieno: spesso i piccioni depositano i loro escrementi su interi strati rendendoli inutilizzabili se non addirittura dannosi. E poi, lo stesso effetto, lo producono anche sui macchinari, finendo per corroderli. A cominciare dai pannelli fotovoltaici, come spiega Guido Vaglienti, di Candiolo.
Una situazione sempre più difficile, che l'associazione di categoria ha deciso di rendere pubblica e segnalare con una serie di fotografie e video in cui si mostrano concretamente le dinamiche di quanto accade e gli effetti negativi. "Sporcano l'alimentazione, danneggiano le farine. Arrivano verso metà mattina e non è possibile effettuare pulizie radicali in manifera così frequente. Perché così non possiamo più andare avanti", dicono gli addetti ai lavori. "Abbiamo provato a tenerli lontani con i rapaci o con i cannoncini. Ma non funzionano", conclude Marco Scaglia, di Rivoli.
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