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Non solo Fumetti | 07 settembre 2025, 06:30

Lo sapevate? La Marvel e la DC sono state proprietarie della parola “supereroe”

Le due case editrici hanno perso il monopolio soltanto da un anno

Lo sapevate? La Marvel e la DC sono state proprietarie della parola “supereroe”

Nel mondo del fumetto, si sa, possono accadere cose davvero strane ma, per l’argomento di cui vi parlo questa settimana, mi sento in dovere di indossare per un attimo i panni della Vulvia di Guzzanti e di domandarvi con le gambe accavallate: “lo sapevate?”

Sapevate che, da circa un anno, il termine “supereroe” e il suo plurale “supereroi” sono finalmente utilizzabili?

Sì, perché, prima dell’ottobre del 2024, i due termini erano di proprietà della Marvel e della DC, ovvero delle due più grandi case editrici americane di fumetti.

Ma andiamo con ordine.

Innanzitutto precisiamo che, poiché la questione si svolge negli USA, stiamo in realtà parlando degli omologhi termini americani: “Super Hero” e “Super Heroes”. Questi esistevano anche prima dell’entrata in scena dei nostri beniamini in costume. Il primo sembra sia comparso per la prima volta (in forma aggettivale) nel 1896, sulle pagine dell’Evening Telegraph, in un articolo che raccontava la guerra d’indipendenza cubana contro la Spagna definendola una «superheroic action». La forma plurale, invece, è comparsa per la prima volta nel 1917, nel libro “An Airman’s Outings”, autobiografia del pilota della prima guerra mondiale Alan “Contact” Bott.

Cinquant’anni dopo, la svolta. Nascono i supereroi dei fumetti e a un certo punto, nel 1967, Marvel e DC decisero di registrare insieme, presso l’Ufficio Marchi e Brevetti, il famigerato vocabolo, tanto al singolare quanto al plurale. Sì, come fosse un marchio, il nome di un’azienda o di un prodotto. Insomma, da quel momento chiunque avesse usato la parola “superhero” su comics, riviste, giocattoli, abbigliamento o qualsiasi altra merce correlata, avrebbe rischiato una diffida legale o, nel peggiore dei casi, una causa milionaria.

A parte l’interesse economico, come giustificavano, le due case editrici, questa forte presa di posizione?

Sostenevano che, ovunque nel mondo, quando un consumatore leggeva la parola “supereroe”, il suo pensiero andava per forza a un loro personaggio.

Probabilmente non avevano neanche tutti i torti ma, benché rari, non mancarono tentativi di eliminare questo monopolio. Cito i più noti.

Nel 2005, la catena australiana di supermercati Metcash Trading Limited presentò domanda per registrare il marchio “Superhero Specials”. DC Comics e Marvel si opposero e la domanda fu ritirata.

Nel 2006, una società statunitense chiamata The Lucky Drink Company Pty Ltd depositò i marchi “Superhero Beer” e “Superhero Cola”. DC Comics e Marvel si opposero e le domande furono successivamente ritirate.

Ancora nel 2006, l’editore statunitense GeekPunk fu costretto a cambiare il titolo di un suo fumetto da “Super Hero Happy Hour” a “Hero Happy Hour” dopo aver ricevuto una diffida da parte di… indovinate chi.

Nel 2009, la società statunitense HP Asses Holdings Pty Ltd presentò domanda per chiamare “Superhero” una pizza; nel 2010 DC Comics si oppose e la domanda fu ritirata.

Nel 2010, il fumettista Ray Felix autopubblicò l’opera “A World Without Superheroes” negli Stati Uniti e fece domanda per il marchio. DC Comics e Marvel intervennero e lui ritirò la domanda.

Nel 2016, Le due case editrici inviarono una lettera di diffida all’autore britannico Graham Jules, che aveva scritto un manuale per imprenditori intitolato “Business Zero to Superhero”.

Nel 2020, l’azienda statunitense Liquid Help, produttrice di bevande in Florida, fece domanda per il marchio “Release Your Inner Superhero”. DC Comics si oppose e nessun marchio fu concesso.

Questi sono soltanto i casi più noti. Alcune cause sono addirittura ancora in corso, benché nel 2024 la situazione sia finalmente mutata.

Il merito è stato del fumettista/scrittore londinese S.J. Richold, autore di libri per bambini per la “Superbabies Ltd”. Costui ha chiesto al tribunale dell’Ufficio Marchi e Brevetti degli Stati Uniti di annullare i marchi relativi al termine “super hero” detenuti da Marvel e DC (la causa è la numero 92085201). Ha sostenuto che le due case editrici non possono detenere un monopolio su un intero genere narrativo.


I “Super Babies” di Richold

Le chiamate in causa, va a capire perché, non si sono opposte o hanno dimenticato di farlo. Fatto sta che, decaduti i termini per il loro eventuale ricorso, il 26 settembre 2024, la parola “supereroe”, in tutte le sue forme e accezioni, è tornata di dominio pubblico.

Il documento che attesta questo momento storico si può leggere in lingua originale qui (INSERIRE LINK: https://ttabvue.uspto.gov/ttabvue/v?pno=92085201&pty=CAN&eno=7 )


Vignette tratte da una tavola satirica di Richold in cui i “Super Babies” festeggiano la “liberazione” della parola “super hero”

La diatriba però non è del tutto risolta.

“Sebbene questo sia un grande risultato, c’è ancora una questione in sospeso” – scrive Richold sulla sua pagina Facebook - “Infatti, mentre DC e Marvel non hanno più diritti su “super hero”, DC continua a rivendicare diritti esclusivi sulla parola “super”, sostenendo che non dovremmo poter utilizzare “super” in The Superbabies.”

Nel mondo del fumetto, insomma, accadono anche cose come queste.

Vedremo come andrà a finire.

Nell’attesa, ci rileggiamo la prossima settimana.

Thomas Pistoia

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