Nel primo mese di riapertura, il Museo dell’Emigrazione dei Piemontesi nel mondo ha avuto una media di quindici ingressi settimanali (con un’unica apertura al pubblico al sabato) e alcune visite guidate, una delle quali per un gruppo di turisti argentini.
“Rispetto al precedente questo è un Museo che racconta la migrazione partendo dal livello scientifico di ricerca attuale. Non vuol dire che quello di prima non lo fosse, ma era stato fatto una decina di anni fa ed era diverso il livello di approfondimento cui si era arrivati” spiega il curatore Davide Rosso.
Le novità
Nel nuovo museo non sono stati ricostruiti gli ambienti dei migranti piemontesi, piuttosto la volontà è quella di raccontare storie, di ieri e di oggi. “Da un lato vogliamo spiegare come poteva essere la vita di una giovane donna che migrava nella Russia dei nobili come istitutrice, per esempio. Dall’altro, vogliamo raccontare che si migra ancora oggi, sono persone che cercano una vita migliore all’estero e non sempre la motivazione è una migliore condizione economica”.
Recuperata in gran parte la collezione di oggetti precedenti: “Sono rimasti fuori alcuni bauli per alleggerire lo spazio, ma abbiamo aggiunto alcuni dati aggiornati, ad esempio con la linea temporale sulla migrazione dal 1976 ad oggi. Un’altra novità sono le quattro interviste fatte ai migranti di oggi, e tre qr code da cui è possibile ascoltare le storie di chi la migrazione l’ha fatta”.
Gli oggetti che c’erano sono invece stati esposti in uno scaffale in vetro: “Ognuno di questi oggetti può raccontare una storia, parlare alla storia di un parente dei visitatori”.
Nel dettaglio, al piano terra il visitatore conosce l’emigrazione piemontese dall’Ottocento a oggi, attraverso grafiche, documenti e testimonianze. Inoltre sono esposti oggetti e divulgati dati statistici dal 1876 al 2024 con le interviste a piemontesi migranti.
Al primo piano, invece, c’è la sala espositiva che è utilizzabile come luogo per i laboratori e come sala conferenze.
Guardando al futuro
Il Museo di piazza Donatori di Sangue 1 è a ingresso gratuito e si mantiene grazie al finanziamento regionale, un sostegno da parte del Comune di Frossasco e diversi enti, come i Lions e la Fondazione Crt. “Per il futuro - indica Rosso – l’obiettivo è aumentare i finanziatori e la consistenza dei finanziamenti”.
Non mancano in calendario diversi appuntamenti culturali che ruoteranno attorno al Museo: “Nei prossimi mesi abbiamo in programma concerti, incontri pubblici, spettacoli teatrali. Parallelamente porteremo avanti una seconda parte sulla ricerca che prima c’era, ma aveva rallentato per permettere la ricostruzione del museo. Abbiamo bisogno di riempire di storie questo luogo, partendo dal centro di documentazione e creare un’attività didattica completa rivolta alle scuole”.
Inoltre all’esterno è stato realizzato un murale a tema, firmato dall’artista argentino Damian Bolaño dal titolo ‘Radici in viaggio’.