Il terremoto devasta un rifugio di montagna, ma la solidarietà permette di creare ‘R.E.S.T. O’, un eco camping solidale strettamente legato al Pinerolese.
Il complesso si trova tra i monti dell’Atlante e l’idea di realizzarlo nasce dalla necessità di offrire una risposta immediata e concreta alla devastazione causata dal sisma marocchino dell’8 settembre scorso. A unire le forze per tradurre in realtà il progetto sono le associazioni ‘Cip - Cinema Inclusione Partecipazione’ di Torre Pellice e Handifilm di Rabat, capitale della nazione.
“Il nome sta per ‘Résilient Eco-Camp Solidaire Toubkal Ouirgane’” come spiega Marco Ramotti presidente di Cip, ma ha anche un significato nascosto: “Se letto in italiano, R.E.S.T.O significa ‘rimango’ o ‘resto qui’, incarnando l’idea di resilienza e di legame con le proprie radici”.
Il progetto non è stato facile: “Inizialmente, ci siamo chiesti se fosse possibile pensare a una ricostruzione del rifugio, ma non era fattibile per due motivi: i fondi raccolti non erano sufficienti per un fabbricato in muratura, e il tempo necessario per una tale opera sarebbe stato comunque troppo lungo. È così che è nata l’idea del camping” spiega Ramotti.
La raccolta è partita subito dopo il terremoto, con eventi, proiezioni dei propri film, incontri, cene…
Grazie a queste attività, Cip ha raccolto più di 7.000 euro, oltre a donazioni come le tende.
Fornite in parte dall’Italia e in parte acquistate localmente, le tende possono ospitare fino a 24 persone: “Sono stati realizzati bagni accessibili anche alle persone con disabilità e una cucina in legno, rendendo il campeggio un vero e proprio rifugio accessibile a tutti”. L’accesso è aperto a tutti, dalle associazioni di escursionismo alle famiglie e ai singoli visitatori.
La gestione è affidata ai titolari del vecchio rifugio, una famiglia composta da Ahmed, Fatima e Said, che hanno dimostrato una straordinaria capacità di resilienza e che rappresentano R.E.S.T.O. in tutto il suo significato: “Quando Ahmed è rimasto con la gamba sotto le macerie, viveva nella tenda della protezione civile, dove vive tuttora. Non voleva riprendere l’attività – rivela Ramotti –. Gli abbiamo proposto di aiutarlo ed in poche settimane è ripartito con una volontà di ferro. All’inaugurazione del 19 maggio ballava, anche se con una stampella, mentre ci dedicavano canti e danze berbere”.