Quando è arrivato il terremoto, lui si trovava in un locale al piano terra e ha visto venire giù di tutto. Lo chef pinerolese Mehdi El Omari era in ferie a Marrakech in Marocco, assieme all’imprenditrice pinerolese Lella Torrezzani, a una settantina di km dal cuore del devastante sisma che ha colpito la sua nazione. I due si sono subito prodigati per dare una mano a chi viveva nella zona dell’epicentro.
Una risposta di popolo
“Il Marocco ha una superficie che è due volte l’Italia e sono accorsi dappertutto per dare un mano – racconta commosso –. I marocchini hanno dimostrato una grande unione di popolo e stanno arrivando anche dall’estero per scavare nelle zone terremotate e dare il loro contributo”. Una reazione forte a una tragedia immensa, dopo la scossa di sabato di magnitudo 6,8 della scala Richter, lungo la catena montuosa dell’Atlante, che ha causato migliaia di vittime e danni incalcolabili.
La corsa ai primi soccorsi
“Marrakech è una città millenaria, con numerose strutture non antisismiche, quindi l’impatto del sisma è stato devastante (come testimonia il video dal villaggio di Moulay Brahim, ndr)”. Mehdi ha vissuto sulla sua pelle quegli interminabili 30 secondi, fortunatamente in una struttura sicura e lontano dal cuore del disastro: “Pensavamo addirittura potesse essere un attacco terroristico. Abbiamo capito solo dopo che era un terremoto”. Appena comprese le dimensioni do quanto successo, lo chef, patron di Brace a San Pietro Val Lemina e Mehdi a Casapautasso di San Secondo di Pinerolo, si è messo in moto per dare i primi soccorsi alla popolazione, assieme a Torrezzani. I due hanno recuperato acqua, pane, cibo in scatola, vestiti per affrontare l’escursione termica notturna, latte per i molti bambini…
La generosità dei poveri
“Un bimbo che vendeva vestiti mi ha portato la borsa con tutta la merce che aveva e me l’ha regalata per aiutare chi era in difficoltà – racconta emozionato lo chef –. Io gli ho dato dei soldi, perché potesse ripartire da zero, ma la mamma si è arrabbiata, perché non avrebbe voluto li accettasse”. La prima missione, a qualche decina di km, dall’epicentro, ha messo in luce la solidarietà del popolo marocchino: “C’erano persone che rifiutavano gli aiuti, dicendo di darli a chi ne aveva più bisogno” rivela Torrezzani.
Un evento così tragico non ha minato la fede e l’ospitalità del polo marocchino. “La gente ci diceva che ringraziava Dio sia per quello che gli dava, che per quello che gli toglieva – sottolinea El Omari –. Una famiglia ci ha anche invitato a mangiare con loro. Avevano la casa distrutta e avevano realizzato una tenda, usando una tovaglia e appoggiandosi a un albero”. Un modo per trovare un riparo, mentre tanti hanno dovuto dormire all’aperto con la preoccupazione che arrivassero nuove scosse.
Una missione pericolosa
Lunedì è partita una missione nella zona dell’epicentro: “Alla fine siamo partiti in sette con un camion, una macchina e un taxi pieni”. La spedizione verso Ouirgane ha messo in luce le fragilità idrogeologiche di quel territorio, perché le montagne, ferite dal sisma, erano pronte a sgretolarsi da un momento all’altro, sulla strada sottostante, già provata dalla scossa principale e da quelle di assestamento
La questione degli aiuti internazionali
A livello internazionale ha fatto scalpore la scelta del re del Marocco di accettare aiuti solo da 4 nazioni (Spagna, Regno Unito, Qatar e Emirati Arabi Uniti). Ma per lo chef c’è una spiegazione molto semplice: “Adesso c’è stata una grossa mobilitazione e il popolo islamico combatte gli sprechi. La situazione richiederà aiuti per diverso tempo e quindi è importante saperli gestire e chiederli al momento giusto”. L’afflusso in massa dei soccorritori è anche un aspetto da gestire per l’esercito, perché i volontari non hanno l’esperienza richiesta in certi casi. Ma non manca loro la buona volontà e lo spirito di sacrificio: “Ho incontrato una persona che è arrivata a piedi da Casablanca, mi ha detto che non aveva nulla, ma si metteva a disposizione per lavorare”.
Pronto alla ripartenza
El Omari e Torrezzani sono tornati in Italia stamattina. Ma lui pensa già a ripartire, dopo notti insonni: “Finalmente potrò dormire un po’ e farò i servizi da venerdì a domenica, poi prenderò di nuovo l’aereo, perché non riesco a stare qui – confessa –. Nella tragedia ho visto l’umanità che ci stavamo dimenticando e ho raccolto una grande energia positiva”.