“Se aspiri a un buon pasto, siediti al tavolo di un burocrate”, dice un proverbio cinese. Si potrebbe pure soprassedere sul fatto che sia buono. Non di certo che il cibo possa mancare sulla tavola di qualsiasi persona, specialmente minori e bambini.
E quando è (anche) la burocrazia a causare il dimezzamento delle derrate alimentari destinate ai bisognosi, lo scontento raddoppia. In un periodo, poi, dove sono sempre più le nuove povertà e in cui aumenta la richiesta di alimenti di molti nuclei in difficoltà.
Un calo impietoso
Il calo è impietoso: lo dimostrano gli scaffali vuoti nei magazzini di Moncalieri del Banco Alimentare del Piemonte e lo certificano i numeri.
Se nel 2023 da gennaio a giugno arrivavano qui 160 bilici, nello stesso periodo di quest’anno sono poco più di 70. L’anno scorso si concluse con 230 mezzi riempiti, quest’anno la previsione è di un calo che potrebbe attestarsi intorno al 50%. In termini pratici, se il 2023 aveva portato 900 mila tonnellate di cibo, con18 milioni di pasti equivalenti, quest’anno si prospetta un dimezzamento con 9 milioni di pasti “persi”, che non andranno a saziare chi ha veramente fame.
La macchina degli approvvigionamenti si è inceppata
Una drastica riduzione, dovuta ai ritardi di approvvigionamento dei prodotti AGEA (Agenzia per le erogazioni in agricoltura), finanziata dal FEAD (Fondo di aiuti europei agli indigenti), che nello stesso periodo hanno registrato un calo del 61,8%, da 2.041 tonnellate nel 2023 a 779 tonnellate nel 2024.
Per dare altri numeri che confermano una situazione complicata la distribuzione totale da magazzino è diminuita del 39,9%, scendendo da 2.442 a 1.467 tonnellate, mentre la distribuzione AGEA è calata del 37,5%, passando da 1.970 a 1.231 tonnellate.
Numeri che, seppur in calo, si riescono ancora a sopperire con una gestione oculata del cibo donato e dell’utilizzo delle scorte con una programmazione passata da sei-sette chili pro capite a tre chili.
"È essenziale - commenta Salvatore Collarino, presidente del Banco Alimentare del Piemonte - che vengano risolti i ritardi e gli impedimenti burocratici che stanno ostacolando le consegne di alimenti provenienti dei bandi pubblici coperti da fondi già stanziati da autorità europee e nazionali. A pagare il conto di questi ritardi, che prescindono dalla nostra volontà e non sono risolvibili a livello locale, sono le persone in difficoltà, che stanno ricevendo buste della spesa molto più leggere. Nonostante abbiamo attivato tutti i canali di approvvigionamento alternativi e stiamo dando fondo ai nostri magazzini".
I dati della distribuzione sono in netto calo, ma meno drammatici rispetto a quelli delle entrate in magazzino proprio perché vengono utilizzate tutte le scorte disponibili.
110 mila persone aiutate
Sono 110 mila le persone assistite dalle associazioni convenzionate con il Banco Alimentare. Di queste il 10 per cento sono minori. Per loro l’estate diventa una stagione critica. Con la fine della scuola quel pasto, che da settembre a inizio giugno è garantito dalla mensa, non c’è più e il bisogno di pasti aumenta proprio nel momento in cui le donazioni diminuiscono. A testimoniare la difficoltà ci sono rappresentanti di realtà che distribuiscono cibo a chi è in povertà come la parrocchia Gesù Crocefisso e Madonna delle Lacrime di via Giaveno (che opera nella difficile realtà torinese di Torino Nord) la San Vincenzo de Paolo di via Sospello e la Carità Senza Frontiere di Moncalieri.
"Le buste che consegniamo non basterebbero per un’intera famiglia - spiega Annarita Mercuri che opera per Gesù Crocefisso e Madonna delle Lacrime e San Vincenzo de Paoli - eppure c’è chi riesce a campare con quella. Ci chiediamo spesso come. Le povertà hanno facce diverse, motivazioni diverse, ma in fila al venerdì a ritirare il proprio pacco ci sono tutte queste realtà rappresentate. Realtà di cui sentiamo solo parlare in televisione o sui giornali, ma che esistono".
C’è bisogno di tutti
C’è poi il tema dei cibi freschi. Un tempo la scadenza a tre giorni dei prodotti nella grande distribuzione veniva ritirata e data a realtà come il Banco Alimentare. Ora i supermercati tengono i prodotti fino all’ultimo sugli scaffali con forti sconti, “togliendo”, nei fatti, anche questo alimento che venivano aggiunti a quelli a lunga scadenza nelle buste. I cibi a mancare maggiormente sono principalmente olio, latte e formaggi. L’appello, oltre che a istituzioni e grandi aziende, è quello di partecipare anche alle collette alimentari.
“Non solo i colossi - spiega Collarino - anche i cittadini possono aiutare. In quei cesti di raccolta nei supermercati c’è da riempire un bisogno reale".