Trovo del tutto fuori luogo accusare di islamofobia gli intellettuali coraggiosi che senza filtri stanno apertamente condannando la pena capitale della laicità dello Stato che in questi giorni si sta consumando tra le mura di Palazzo Nuovo. Sono rimasto profondamente toccato dall’appello di Ugo Volli, per vent’anni docente di semiotica presso l’Università di Torino, in merito alle sue richieste di dimissioni del Professor Geuna dalla carica di Rettore dell’Università di Torino.
Parimenti condivido le parole del Professor Luca Ricolfi, che non a caso ha sottolineato come la sottomissione del Rettore abbia segnato un’inedita forma di razzismo. Credo che dinanzi ad un simile scempio le dimissioni possano rappresentare un segnale di responsabilità e buon senso, dimissioni che, tuttavia, non chiuderebbero le ferite relative ai danni erariali e pubblici cagionati da collettivi studenteschi corrotti da una semantica in grado di rendere sinonimi parole opposte come jihad e pace. Ridotto ad un centro sociale, Palazzo Nuovo resta illuminato giorno e notte per la gioia dei contribuenti.
Ritengo che i giovani debbano certamente perorare cause nobili e i più alti fini, ma non credo affatto che quanto si stia verificando rientri in simili fattispecie. Saranno certamente un giorno rimossi gli imbrattamenti come anche il fetore degli spinelli, ma non sarà mai possibile cancellare del tutto le conseguenze delle attuali condizioni pregiudizievoli e dannose che stanno toccando non solo l’edificio, ma soprattutto il buon nome dell’Università, di fatto incapace di assicurare ai propri tesisti di accedere liberamente e senza alcun turbamento presso la propria Biblioteca, di garantire ai ricercatori il diritto di compiere la loro stimata attività di studio, negando, inoltre, a buona parte dei frequentatori dell’ateneo l’oggettiva chance di poter seguire le lezioni e gli incontri in presenza.
I sermoni dell’Imam non compenseranno certamente l’erogazione degli innumerevoli servizi resi a suo favore che saranno certamente oggetto di addebito ai danni della collettività che pagherà anche per questo. Per quanto la Corte dei Conti possa approfondire simili rilievi, resta aperto il rebus su quale persona fisica o giuridica possa configurarsi come soggetto dotato di tasca capiente in grado di rispondere di danni oggettivi che non possono e non devono essere scaricati unicamente ad un gruppetto di studenti e relative famiglie.
Dott. Antonino Maria Lo Grasso