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Economia e lavoro | 12 aprile 2024, 07:20

Economia, Torino vedere squarci di sereno: a metà anno migliorano produzione e ordinativi, ma anche occupazione

Restano prudenti le attese per l'export, a causa delle difficoltà della Germania e alle incognite delle guerre, ma la situazione è nettamente migliore rispetto al resto di un Piemonte comunque in ripresa

operai al lavoro

Migliorano le attese dell'economia torinese, più del resto del Piemonte

Torino guarda lontano e vede un orizzonte più sereno rispetto al passato, anche a confronto di quel che prevedono i "colleghi" del resto del Piemonte. Lo dice l'ultima indagine effettuata da Unione Industriali Torino insieme a Confindustria Piemonte, con dati che sono accompagnati da segni più.

E se proprio il Piemonte, finalmente, si riscopre più sereno, come nei trimestri precedenti, anche a marzo le indicazioni delle imprese torinesi risultano decisamente più favorevoli rispetto a quelle dell’intero campione regionale. Sia la produzione che l'occupazione, così come gli ordinativi si ritrovano in territorio positivo, anche se la manifattura appare ancora un po' più prudente rispetto ai servizi, che sono più vivaci.

Prudenti le attese sull’export, con scambi commerciali resi difficoltosi non solo dalle tensioni sul canale di Suez e dall’acuirsi dei conflitti in atto, ma anche dall’aggravarsi della crisi economica in Germania, che rappresenta un partner commerciale di riferimento per le aziende nostrane. Resta contenuto il ricorso alla cassa integrazione, più alto nell’industria, ma comunque ancora basso rispetto alla media storica. Stabile il tasso di utilizzo delle risorse (vicino al pieno utilizzo). Sembra invertire il trend la propensione a investire: dopo la flessione di dicembre, sono di nuovo un quarto le imprese con programmi di investimento di un certo rilievo. Circa un terzo delle imprese ha ordini garantiti per oltre 6 mesi.

Migliora la redditività, soprattutto nel terziario, analogamente a quanto osservato a livello regionale. Scorrendo le cifre, questo si traduce con il 28,1% delle aziende prevede un aumento della produzione, contro il 13,4% che si attende una diminuzione (saldo a +14,6%, che migliora di 5,2 punti percentuali rispetto alla rilevazione di dicembre ed è di quasi 7 punti superiore al saldo del Piemonte nel suo complesso). Situazione simile per gli ordinativi, con un saldo del 12,8% in aumento rispetto alla scorsa rilevazione. L’unico dato negativo è quello delle esportazioni, con un saldo ottimisti-pessimisti del -3,5%. Gli investimenti tornano ad aumentare: sono il 24% le aziende con programmi di spesa di un certo impegno, una quota analoga alla media piemontese. 

"Il clima di fiducia ottimistico delle nostre imprese è il riflesso del miglioramento dell’economia globale - sottolinea il presidente dell'Unione Industriali di Torino, Giorgio Marsiaj -. L’inflazione è in fase di assestamento e la BCE si è detta favorevole ad un taglio dei tassi già a partire da giugno. Il comparto manifatturiero è in ripresa, il terziario continua a crescere, notizie incoraggianti arrivano dal settore turistico, che sta ritornando sui volumi (record) precedenti la pandemia, con buone prospettive di crescita anche per il 2024".

Non mancano tuttavia le incognite: "Una delle maggiori priorità deve essere quella di portare a termine riforme e investimenti del PNRR. A fine 2023 l’Italia aveva speso 45,65 miliardi di euro del Piano. Adesso le amministrazioni hanno davanti a una sfida non facile: in due anni e mezzo, entro metà del 2026, devono spendere i circa 150 miliardi che restano, a un ritmo medio di sessanta miliardi all’anno".

Non manca comunque soddisfazione (misto a sollievo) anche a livello regionale: "Le imprese piemontesi si confermano in grado di gestire al meglio risorse umane e finanziarie, ordini nazionali e internazionali, investimenti e indebitamento - dice Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte -. Le previsioni che presentiamo sono in linea con la ripartenza della produzione industriale in Germania registrata a febbraio, sono basi importanti che consentono alle nostre imprese di essere sempre più protagoniste delle transizioni in atto".

Massimiliano Sciullo

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