In Piemonte si deve a Carlo Alberto di Savoia la reintroduzione del Sistema Metrico Decimale. Ma prima di questo, quali erano le unità di misura in auge? Quali ambiti toccavano?
Anticamente, nel territorio sabaudo se ne utilizzavano numerosissime, ovviamente in dialetto, e toccavano campi diversissimi, perché esse erano riferite alla realtà della vita quotidiana. Si potevano leggere, perciò, misure riferite a quanto è lungo un piede o alla distanza percorsa da un passo, alla capacità di una botte o di un cucchiaio o a quanto ara una coppia di buoi ad un determinato intervallo di tempo, ad esempio un giorno.
La diversificazione delle unità di misura era riferita ad un discorso di epoca e di territorio, perché ogni zona aveva le proprie e, tra l'altro, per semplicità ha continuato ad usarle per un certo periodo anche dopo l'uniformazione data dalla reintroduzione del Sistema Metrico Decimale.
Dal Canun alla buta, fino alla frisa e il tir de sciop
Esistevano, quindi, passando dalla quantità più esigua a quella più "consistente", unità di misura di capacità per liquidi ed aridi ("canun", "cuciar", "buta", "pintun" ecc..) di superficie ("na spana", "n tir de sciop", "na frisa" ecc..), di meccanica ("na bërlica", "n'jdea", "ciapà" ecc..), di agricoltura e mondo del vino ("n'onsa", "na taula" ecc..), di peso ("cicinin", "tamagnun" ecc..), di forza ("n'mul", "n'asu" ecc..), velocità ("na lipa", "n treno" ecc).
Gli antichi mercanti
Ad esempio, un commerciante ed agricoltore monferrino in viaggio verso il mercato settimanale per la vendita dei propri prodotti, poteva dire di trasportare: "na deusina d'oeuv", latte fresco nel "barachin", dei "coppi" di mais, dei "rubbi" di farina, e così via.
Perché "paese che vai...", misure che trovi!!