(Adnkronos) - Ecco una selezione delle novità in libreria, tra romanzi, saggi, libri d'inchiesta e reportage, presentata questa settimana dall'AdnKronos.
E' in libreria con Rizzoli l'ultimo saggio del giornalista e scrittore Maurizio Molinari 'La scossa globale. L'effetto-Trump e l'età dell'incertezza'. Il ritorno di Trump alla Casa Bianca genera una scossa globale che ha ripercussioni a pioggia sull’ordine internazionale e sulla vita di ognuno di noi. Cambiano gli equilibri fra grandi potenze, i legami fra alleati, le aree di conflitto, l’idea di leadership, le risorse più contese, le sfide economiche e anche il rapporto fra media e democrazia. Tutto ciò può portare nuovi rapporti di forza nelle sfere di influenza fra Washington, Mosca e Pechino, ma anche a un conflitto globale. È l’ordine internazionale sospeso il cuore di queste pagine, l’oggetto della riflessione di Maurizio Molinari, tra i più attenti e preparati osservatori del panorama geopolitico mondiale. Con l’accuratezza degli scenari descritti, impreziositi dall’uso delle mappe e dei grafici, Molinari ci permette di affacciarci sul precipizio dell’'età dell’incertezza' che caratterizza il nostro tempo, partendo dagli eventi cruciali degli ultimi anni – in primis i due conflitti caldi in Ucraina e in Medio Oriente – e focalizzandosi sul terremoto arrivato con la presidenza di Donald Trump.
La sfida politico militare, la competizione economica, la contesa per la supremazia tecnologica: tutte le dimensioni del confronto tra superpotenze globali e attori regionali sono segnate dal nuovo corso alla Casa Bianca, generando un panorama imprevedibile, incandescente, traumatico. È uno scenario che ci riguarda tutti, e che tutti dobbiamo aver presente per orientarci nel presente. Questo libro prova a raccontarci dove siamo, e dove rischiamo di trovarci nel prossimo futuro.
Giò Coppola - protagonista di 'Ti telefono stasera', il libro di Lorenzo Marone sugli scaffali con Feltrinelli - ha cinquant’anni, per lavoro legge delle poco affidabili previsioni meteo e ha una vita sentimentale che assomiglia a una giostra. Ma la vera rivoluzione arriva quando l’ex moglie parte per lavorare un anno all’estero e lui si ritrova, dopo tanto tempo, a vivere con suo figlio: Duccio, nove anni, un concentrato di domande scomode e innocente saggezza. Con lui, Giò ha sempre avuto un rapporto che definisce minimalista, ma adesso, tra risvegli caotici, pranzi improvvisati e compiti di matematica che sfidano la logica, scopre il bello – e il difficile – di essere un padre a tempo pieno. Ma non è solo, intorno a lui si muove un cast di personaggi straordinari e strampalati: sua madre, sempre pronta a dispensare consigli non richiesti, e il padre, che parla poco ma, quando lo fa, lascia il segno.
La sorella minore Lulù, con due matrimoni falliti alle spalle e un adolescente da crescere, che si è rifugiata in casa con la sua gatta Mafalda, amante dei talent show. E poi c’è Paco Meraviglia, l’amico di sempre, ottimista irriducibile e padre modello, innamorato della vita e delle persone, in perpetua ricerca dell’amore puro ed eterno, convinto che i genitori compiano gesti eroici ogni giorno. 'Ti telefono stasera' è l’ironico e tenero racconto di una famiglia attualissima – con le sue complicazioni, il caos e l’invincibile voglia di far prevalere la fantasia – e di un rapporto tra padre e figlio di cui Lorenzo Marone illumina con sguardo partecipe fragilità e slanci temerari, paure e desideri. E attraverso la bellezza dell’imperfezione restituisce un nuovo, profondo significato all’essere padre oggi. Perché, forse, crescere un figlio è la più grande avventura di tutte.
Gallucci manda in libreria 'La figlia del cronista mondano' dello scrittore statunitense Peter Orner. A pochi giorni dall’assassinio di John F. Kennedy una giovane attrice, figlia del famoso cronista mondano soprannominato 'Mister Chicago', viene rinvenuta morta nella sua casa. Nuda, come Marilyn. Picchiata, forse strangolata. La tempistica e le circostanze sono tanto sospette che la stampa si scatena con le ipotesi di complotto. Eppure il caso rimane irrisolto. Sessant’anni dopo, Jed è uno scrittore al palo in cerca di una buona idea per rilanciare la propria carriera. Recupera la vicenda che lo aveva sfiorato tanto tempo prima e si mette al lavoro. Tuttavia questo per lui non è un mistero come un altro, ma uno spartiacque nella storia della sua famiglia: i suoi nonni e i genitori.
"In alcune delle sue foto dell’epoca - si legge nel libro - c’è un’atmosfera un po’ ambigua. Una certa vaghezza nello sguardo che permette a chiunque le guardi di inventarsi una propria fantasia su chi lei sia o possa diventare. Immagini dove il suo sguardo è quasi troppo accogliente, troppo invitante. Allo stesso tempo, forse si nasconde? Per tutta la vita, dentro e fuori dall’appartamento sulla East Lake Shore, Cookie era stata circondata da gente che era così amata, rispettata, adulata e venerata per la propria capacità di diventare altre persone. In fondo, come poteva essere una cosa così difficile?".
'Zenobia Il romanzo della regina guerriera' è il titolo dell'ultima fatica di Valerio Massimo Manfredi appena pubblicato da Mondadori. III secolo d.C. Odenato, sovrano della fiorente colonia orientale di Palmira, in Siria, viene assassinato vilmente insieme al figlio Erode. Il regno spetta di diritto a Vaballato, ma l’ultimogenito del re è ancora troppo piccolo e così a sedersi sul trono è Zenobia, la giovane vedova. I notabili di Palmira sperano che la sovrana segua le orme del marito, e confermi la politica filoromana che tanti commerci e denari ha portato nelle loro tasche, ma scoprono presto che in Oriente si è alzato un vento ben diverso: colta, ambiziosa e bellissima, abile a cavallo e nella lotta, Zenobia non vuole vivere all’ombra di nessuno, tantomeno di Roma. Perché secondo lei l’Impero è fragile, e i tempi sono maturi per l’impresa più grande mai vagheggiata prima: sconfiggere i Romani e proclamarsi imperatrice.
Dal regno di Palmira inizia così una partita complessa, fatta di trame segrete, alleanze inedite e strategie astute, ma anche battaglie fulminee, attentati e sangue innocente versato: Zenobia è presto costretta a guardarsi le spalle, perché le insidie si nascondono dietro ogni volto, nemico e soprattutto amico… Valerio Massimo Manfredi torna a esplorare la storia dell’Impero Romano in terre lontane dalla capitale, ma non per questo meno intimamente legate al suo destino. Zenobia è il ritratto appassionante e appassionato di una figura straordinaria e modernissima.
Antonio Manzini riporta in libreria Rocco Schiavone. E' sugli scaffali, infatti, l'ultima indagine del vicequestore in Valle d'Aosta: 'Sotto mentite spoglie' pubblicato da Sellerio. Ad Aosta impazzano i preparativi per il Natale. Jingle a ogni angolo di strada, loschi ceffi sotto le barbe di babbi natale, la solita melassa che Rocco Schiavone metterebbe in elenco tra le massime rotture, se non la prima. In più fa un freddo cane. E ancora non sa cosa lo aspetta. È forte il rimpianto di un amore possibile, una storia che avrebbe potuto essere e che invece è solo l’ennesima voce da aggiungere alla lista dei rimorsi, mentre diventa sempre più insostenibile il vuoto del fantasma di Marina che non si fa più vedere. In questa malinconia che alimenta l’ombrosità del vicequestore, piomba il caso di una rapina in una banca.
Un bottino apparentemente magro e una giostra di ostaggi che si rivela un’astuzia dei delinquenti, una rapina dentro una rapina. Cose complicate ma a sé stanti, almeno in apparenza, dal ritrovamento di un cadavere in un laghetto di montagna. Chi è costui? Si sospetta all’inizio che sia un importante chimico sparito. In seguito viene una vicenda più complessa. Big Pharma, sport, affari, grande criminalità e tutte le vie, le traversie e le connessioni imprevedibili in cui lo svogliato Rocco è costretto a indagare. Lo aiutano, in questa nuova avventura che richiede qualche mano lesta e irregolare in più, gli amici di sempre, Brizio e Furio; e hanno una parte maggiore, rispetto al solito, i cervelli della polizia, la commissaria della scientifica Michela Gambino e l’anatomo-patologo Alberto Fumagalli. Si tratta infatti di superare porte ben blindate, di decifrare formule occultate, e di svelare identità nascoste.
Lo scrittore britannico Ian McEwan torna in libreria con 'Quello che possiamo sapere', pubblicato da Einaudi. Nel maggio del 2119 Thomas Metcalfe, studioso di letteratura del periodo 1990-2030, si reca per l’ennesima volta alla biblioteca Bodleiana per consultarne gli archivi, a lui arcinoti, nel tentativo di scovare qualche scampolo di informazione inedita sull’oggetto dei suoi interessi, la fantomatica Corona per Vivien del grande poeta Francis Blundy, mai ritrovata. Il viaggio è disagevole, ora che la Bodleiana è stata trasferita nella Snowdonia, nel Nord del Galles, per sottrarre il suo prezioso contenuto alle acque che, dopo il Grande Disastro e l’Inondazione che ne seguì, sommersero l’originaria sede, a Oxford, e gran parte della terra.
Ma gli abitanti del ventiduesimo secolo, sopravvissuti a quella catena di eventi, sono avvezzi al disagio e alla penuria, e inclini a guardare alla ricchezza e alla varietà del mondo precedente ora con rabbia ora con sognante nostalgia. Forse anche cosí si spiega l’ossessione di Metcalfe per il poemetto perduto. Miracolo di costruzione poetica, la Corona di Blundy fu composta poco più di cent’anni prima, nel 2014, in occasione del compleanno della moglie Vivien, e recitata un’unica volta durante i festeggiamenti presso il Casale dei Blundy, in un tripudio di vini e cibi deliziosi e ora introvabili, alla presenza della loro cerchia di amici. Facendo riferimento al celebre banchetto del 1817, cui parteciparono Keats e Wordsworth, l’evento fu successivamente definito 'Secondo Immortal Convivio'. La profusione di diari, corrispondenze e messaggi disponibili racconta delle correnti di amore e invidia che attraversavano tutti i partecipanti, del primo marito di Vivien, il liutaio Percy, e della malattia degenerativa che si era impossessata del suo cervello, delle ambizioni represse della donna. Ma dell’agognata Corona per Vivien neanche l’ombra.
Che fine ha fatto la sublime poesia della cui stessa esistenza ormai i più dubitano? Quale verità si cela dietro la sua scomparsa? E quale differenza potrebbe mai fare il suo ritrovamento? Sarà un’intuizione geniale a fornire l’indizio che orienterà Metcalfe in una caccia al tesoro stevensoniana nell’ignoto. Il suo viaggio svelerà una storia d’amore e di compromessi e un crimine impunito, e getterà una luce nuova su figure che le parole tramandate gli avevano fatto credere di conoscere intimamente. Al lettore il nuovo strabiliante viaggio letterario di McEwan offre una chiave per riscattare il presente dal senso di catastrofe imminente che lo attanaglia e per immaginare un futuro in cui non tutto è perduto.
È in una tiepida primavera di Seoul, quando le magnolie in fiore parlano di rinnovamento e rinascita, che Han Kang matura l’idea di scrivere un libro sul bianco. Ma solo nel corso di un lungo soggiorno all’estero, mentre vaga per le strade di una città sepolta sotto la neve, il suo progetto comincia a prendere corpo intorno al ricordo della sorella maggiore, morta poche ore dopo la nascita. Nasce così 'Il libro bianco' del premio Nobel per la letteratura 2024 Han Kang e pubblicato da Adelphi. Narrare la sua storia è un modo di restituirle la vita che non ha avuto, facendole dono di tutte quelle cose bianche, in cui si rivela la "parte di noi che rimane intatta, pulita, indistruttibile a dispetto di tutto".
Le prime che Han Kang ci pone sotto gli occhi sono proprio le fasce cucite per la neonata, il camicino che la madre prepara per lei e la bimba stessa, simile a un dolcetto di riso. E bianco sarà tutto ciò che alla sorella la scrittrice offrirà: una zolletta di zucchero, un pugno di sale grosso, il volto della luna, la schiuma delle onde, il respiro che il gelo condensa e rende visibile, la neve – materia "fragile, effimera eppure di una bellezza impetuosa» – e le stelle limpide e fredde della Via Lattea, capaci di "lavare lo sguardo all’istante". Perché la purezza del bianco e il potere curativo delle parole possano lenire il dolore e alleviare la perdita.
Il giornalista e scrittore Bruno Manfellotto firma per Laterza 'Voglio uccidere Mussolini'. Colpi di fucile e di pistola, bombe a mano, coltelli, veleni: tra il 1925 e il 1932 furono ben quattro gli attentati alla vita di Mussolini e cinque quelli progettati e non realizzati; più tardi, altri ancora saranno inventati dall’Ovra. Ma chi erano gli attentatori? Agivano da soli o erano parte di una rete organizzata? E come reagì il regime fascista? Il 4 novembre 1925, in una stanza d’albergo in piazza Colonna, a Roma, la polizia fascista arresta Tito Zaniboni prima che spari al Duce. Di lì a poco, infatti, Mussolini si sarebbe affacciato dal balcone di fronte, da Palazzo Chigi.
Ma il tentativo vano di Zaniboni, deputato socialista, ex valoroso ufficiale degli alpini, non resta isolato. Ne seguono altri tre. Il 7 aprile 1926 una aristocratica irlandese, Violet Gibson, spara a Mussolini, che si salva per caso: la donna, dichiarata pazza, finirà la sua vita in manicomio; l’11 settembre l’anarchico Gino Lucetti lancia sull’auto del capo del governo una bomba a mano che rimbalza sul cofano ed esplode lontano; il 31 ottobre, a Bologna, la folla lincia il quindicenne Anteo Zamboni accusato di voler uccidere il Duce: è disarmato. Tra il 1931 e il 1932, poi, sono progettati e non realizzati altri cinque attentati. Successivamente, tra il ’37 e il ’39, è invece l’Ovra a montarne altri, uno attribuito addirittura a Galeazzo Ciano, allo scopo di rafforzare l’immagine del Duce o di regolare i conti all’interno della nomenklatura fascista. Per i colpevoli, veri o no, c’è il carcere e il confino, per alcuni di loro la condanna a morte. Bruno Manfellotto racconta la vita di ogni attentatore, i motivi che li spingono, le deboli alleanze che li sostengono, la solitudine in cui sono lasciati, le trame in cui cadono. E ricostruisce gli eventi che in pochi anni cancellano la democrazia e aprono la strada alla dittatura e alla tragedia finale.
Uscirà l'11 novembre per La Nave di Teseo l'ultimo libro di Vittorio Sgarbi 'Il cielo più vicino. La montagna nell’arte'. Vittorio Sgarbi, sulle orme di René de Chateaubriand, conduce i lettori in un viaggio inedito attraverso la storia dell’arte per raccontare la natura e la montagna interpretata dai più grandi artisti, dal Trecento ad oggi. Dal primo pittore a raffigurarla, Giotto, il più umano di tutti, alle Dolomiti nei quadri di Mantegna, dalla purezza dei paesaggi di Masolino agli scorci aspri di Leonardo, dove le rocce incorniciano le vergini senza tempo, agli impalpabili acquerelli alpini di Dürer in viaggio da Venezia verso la Germania. A fianco dei maestri celebrati, Bellini, Giorgione, Tiziano, Turner, Friedrich, Sgarbi ricorda capolavori di artisti meno noti, cresciuti in provincia, come Ubaldo Oppi, Afro Basaldella, Tullio Garbari. Un viaggio che attraversa le Alpi e le altre vette d’Italia raccontate dal realismo di Courbet e dal simbolismo di Segantini, nei colori di Van Gogh, nell’espressionismo di Munch e nei fantasmi di Böklin, nelle intuizioni di Italo Mus, Dino Buzzati, Zoran Mušič, fino alla nascita del turismo montano, della fotografia e della grafica che raccontano con una lingua nuova la spiritualità delle terre alte.
“Nulla - scrive Vittorio Sgarbi - è più vicino all’eterno della montagna e allo stesso tempo niente permette di intendere meglio i limiti dell’uomo, la sua fragilità. L’uomo e la montagna hanno una storia, che l’arte ha raccontato nella sua autonomia espressiva. Un racconto che inizia con Giotto e arriva fino ai testimoni del nostro tempo. Un lungo percorso, ricco di sfumature, ma che ha una stessa sostanza, un solo pensiero. Che è il pensiero di un assoluto”.












