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Cronaca | 08 agosto 2024, 09:29

Ascese silenziose e battute irresistibili: amici e ‘colleghi’ ricordano il torrese Giorgio Poet

Lo scorso anno era stato festeggiato per la nomina a socio emerito del Soccorso alpino di cui aveva vestito la divisa per cinquant’anni ricoprendo, più volte, il ruolo di capostazione

Giorgio Poet alla festa per la nomina di socio emerito del Soccorso alpino

Giorgio Poet alla festa per la nomina di socio emerito del Soccorso alpino

La sua serietà colpiva, quando saliva in quota però sembrava tornasse bambino: si divertiva ma senza perdere la percezione del rischio. Così gli amici ricordano il torrese Giorgio Poet, che per cinquant’anni ha indossato la divisa del Soccorso alpino ed è stato istruttore del Cai Valpellice. Scomparso lunedì 29 luglio, a 74 anni, Poet era stato il titolare dell’omonima segheria in via Vandalino a Torre Pellice.

Solo lo scorso anno, a maggio, il Soccorso alpino di Torre Pellice aveva festeggiato con commozione la sua nomina a socio emerito. “È stato un momento toccante anche per me. D’altronde era proprio questo un elemento che ci accomunava: tutte le volte che ci ritrovavamo ad un evento, come al memorial di Luca Prochet, i nostri ricordi ci commuovevano. Giorgio poteva sembrare rude ma era estremamente sensibile” spiega Raffaella Canonico che come capostazione organizzò l’evento dello scorso anno.

“Gli successi nel ruolo di capostazione di Torre Pellice del Soccorso alpino nel 1999 e in agosto amavamo ritagliarci qualche giorno per andare in montagna assieme soprattutto in Svizzera e in Valle d’Aosta” ricorda Marco Fraschia, professore del Liceo valdese e consigliere del Cai Uget Val Pellice. Salirono assieme sulla celebre Eiger: “A lui piacque così tanto che continuò ad accompagnarci amici e conoscenti anche negli anni successivi”. Sulla montagna delle Alpi Bernesi un anno dovette anche bivaccare, sorpreso dal cattivo tempo. Fu poi capostazione ancora in tempi più recenti: dal 2002 fino al 2014.

Poet è stato per tanti in Val Pellice un iniziatore alla passione per l’alta quota: “Lo conoscevo già fuori dall’ambiente dell’alpinismo e fu lui, negli anni novanta, a introdurmi nel mondo dello scialpinismo” racconta il torrese Sergio Albanese, titolare della gelateria Bellocco. “Ho scoperto così una parte di lui che mi era sconosciuta, cominciando a condividere la sua passione più grande” continua. In molti hanno acquisito le competenze necessarie per andare in montagna grazie a lui che fu istruttore sezionale di arrampicata, alpinismo e scialpinismo. E i tanti hanno apprezzato il suo ‘stile’: “Non l’ho mai sentito lamentarsi per il freddo, andava avanti silenziosamente” afferma Fraschia. “Era una persona molto seria, ma quando saliva in montagna succedeva qualcosa: tornava come un bambino – rivela Albanese –. Sapeva come divertirsi senza perdere però mai di vista la sicurezza”.

Visto dai giovani che si affacciavano al mondo dell’alpinismo come un leader silenzioso, centellinava le parole durante le ascese: “Era pacato, non chiacchierava, ma quando le pronunciava le sue erano parole ‘definitive’ e battute irresistibili” continua Albanese. Le espressioni scherzose stemperavano le tensioni durante le operazioni del Soccorso alpino, come evoca Fraschia: “Una in particolare è diventata ‘storica’. Nel 1992, dopo le operazioni di recupero della salma dell’omicidio ancora irrisolto di Silvana Biagetti, anche il maresciallo di allora volle esser calato nel dirupo in cui era finita l’auto. Era ostinato a farlo, nonostante per la sua corporatura pingue, non ci fosse un’imbragatura adatta. Giorgio si era così ingegnato per aggiungere una corda che permettesse di farlo scendere in sicurezza ma da quel momento aveva cominciato ad appellarlo ‘Derrick’ come l’ispettore della serie televisiva tedesca”.

Elisa Rollino

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