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Attualità | 11 aprile 2024, 13:13

Elvino, dall’Inghilterra a Villar Pellice per fermare il tempo

Originario dell’alta Valle partì con l’idea di lavorare solo per otto mesi e ci è rimasto tutta la vita

Elvino Allio in piazza Jervis

Elvino Allio in piazza Jervis

Percorre quasi 2.000 chilometri due volte all’anno sulla sua Mazda M5 decapottabile, perché proprio non ce la fa a restare lontano da Villar Pellice da cui è partito circa sessant’anni fa. Questo suo amore ha contagiato anche la moglie inglese, tanto che l’8 maggio lei prenderà la cittadinanza italiana. “Villar non è mai cambiato: è rimasto fermo nel tempo. Ed è per questo che ci piace” rivela Elvino Allio al termine della sua visita primaverile al paese. Ripartirà per Orsett, domani, venerdì 12 aprile, ma punta a ritornare in estate. Il 15 luglio compirà 79 anni e per la prima volta quest’anno, per problemi di salute, ha visto scorrere il paesaggio dal finestrino del lato passeggero della sua auto con la bandiera italiana su targa inglese, perché al volante c’era la moglie Laura Elizabeth Brambley.

Ogni volta che torna, cerca di individuare qualcuno della ventina degli amici che alla vigilia della sua partenza per l’Inghilterra, nel 1966, gli diedero l’addio al Bar d’Italia a Torre Pellice, allora gestito da Guido Odin: “Avevo ventuno anni e avrei dovuto fermarmi in quel Paese solo per otto mesi. Ci rimasi tutta la vita”. Lo aspettava infatti un lavoro temporaneo in un albergo di St. Mawes, villaggio della Cornovaglia. Ma nel paese che si affaccia sull’Atlantico incontrò la giovane Kathllen che divenne la sua prima moglie e da cui nacquero i figli Simonne Viviette e Daniel Massimo che sporadicamente torna a Villar Pellice. E rimase in Inghilterra tutta la vita.

La Cornovaglia entrò nel destino di Allio grazie ad una penna illustre e ad un ciabattino. “Mi affascinava quella contea perché ne avevo letto nei libri Daphne du Maurier in particolare in ‘Non sarò più giovane’. Inoltre, un giorno, Giovanni Bosso, il ciabattino di Villar Pellice, che parlava quattro o cinque lingue e che era il punto di ritrovo per noi giovani, mi lesse un annuncio con un’offerta di lavoro a St. Mawes su La Stampa e decisi di rispondere all’annuncio”.

Sul suo ‘curriculum’ Allio poteva vantare la conoscenza delle lingue e della ricezione alberghiera che ereditò entrambe da suo padre, Humbert, nativo di Marsiglia e da suo nonno Jean Alexandre Allio. Fu la sua famiglia, infatti, a costruire la Miramonti di Villar Pellice, che ora è una casa di riposo ma prima era un albergo: “Quando ero piccolo mi portavano a spasso per il cantiere dicendo: ‘Tu vois? C’est le restaurant, ici la cuisine’”. Come in tante famiglie valdesi della vallata, infatti, nella sua si parlava rigorosamente in francese: “‘Ici nous ne parlons que le français!’: così ci ammoniva spesso mia mamma” sorride raccontando la reazione della madre – Maria Albertina Gras – quando sentiva i figli parlottare in Italiano.

E con le lingue e la ristorazione Allio è riuscito a lavorare tutta la vita: furono tre i ristoranti che aprì e gestì, due nell’Essex e uno nella City di Londra e, dalla morte della moglie Kathllen, iniziò ad insegnare Italiano nei College. Proprio in uno dei corsi di Italiano incontrò Brambley con cui si risposò.

In tutti questi anni l’universo sonoro della Val Pellice per lui si è trasformato e, quando torna, non sente più riecheggiare per le strade la lingua francese: “Ogni tanto capto delle parole per le strade di Torre Pellice il giorno del mercato ma si tratta soprattutto di turisti” osserva. E proprio Torre Pellice è il paese che lui ha visto cambiare negli anni in cui Villar, ai suoi occhi, rimaneva ferma nel tempo: “Rimane sempre un paese signorile se paragonato agli altri limitrofi ma ha perso l’atmosfera aristocratica che si respirava una volta”.

Elisa Rollino

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