È il personaggio indimenticabile di uno dei maggiori romanzi italiani sulla seconda guerra mondiale. Emilio Tourn, l’alpino ‘Tourn il piemontese’ per Mario Rigoni Stern nel suo ‘Il sergente nella neve’, conosciuto come ‘Milio Merlo lo scalpellino’ dai lusernesi, verrà ricordato domani, venerdì 8 dicembre, alle 21, al Teatro Santa Croce di Luserna San Giovanni (via Tolosano 8) attraverso una ricerca che ne ha ricostruito le vicende fino all’internamento in Germania. Durante la serata saranno inoltre venduti i panettoni per la raccolta fondi destinata alla famiglia dell’alpino scomparso Maurizio Crosetti.
Una ricerca partita da Cervere
La ricerca storica che verrà raccontata durante la serata, assieme a immagini d’epoca, è partita da Cervere per toccare Murello e giungere poi nel paese che ha dato i natali a Tourn, il 22 novembre 1917. “Tutto inizia a settembre del 2023 con il raduno degli alpini in occasione degli 80 anni dalla battaglia di Nicolajewka, a cui sopravvisse il battaglione di Rigoni Stern. Per quell’occasione decidemmo che era importante narrare le vicende dei reduci, di cui spesso poco si parla, attraverso la ricostruzione della vita di un personaggio che appare fin dalle prime pagine de ‘Il sergente nella neve’: ‘Tourn il piemontese’” racconta il consigliere comunale di Cervere Giacomo Dotta che ha condotto la ricerca. Citato ben 29 volte nel libro e al centro di alcune delle sue pagine memorabili, Tourn era sconosciuto però ai biografi di Mario Rigoni Stern. “Continuavo a chiedermi, come d’altronde molti lettori, ‘piemontese ma di dove?’ finché una fortunata coincidenza mi ha portato sulla strada giusta” rivela Dotta. Durante un raduno, infatti, il presidente dell’associazione alpini della Piana, Giuseppe Delpopolo di Murello, contribuì a in modo determinante: “Durante la presentazione della ricerca, dalla platea esordì con un ‘Mi lu cunus!’ – ricorda Dotta –. Fornendomi poi i contatti di un cugino di Luserna San Giovanni, Silvio Tourn”.
Lo scalpellino delle cave di Mugniva
A Luserna San Giovanni, nel dopoguerra, Emilio Tourn è stato un personaggio importante. Morto a settembre del 1963, era lo scalpellino delle cave di Mugniva che – come ricordava nei suoi articoli ‘Il Pellice’ – accoglieva chi saliva nel vallone al confine tra Luserna San Giovanni e Rorà con ‘un immancabile bicchiere di barbera’.
La ricerca prende quindi una svolta coinvolgendo un altro appassionato di storia contemporanea e segretario comunale di tutti e tre i paesi (Luserna San Giovanni, Cervere e Murello), Paolo Mana: “Tourn il lavoratore della pietra, per noi è la ‘pietra d’inciampo’ della storia degli alpini, dovevamo quindi riuscire a ricostruire le sue vicende” afferma. Per questo il segretario decise di coinvolgere gli uffici comunali: “Grazie ai servizi demografici, allo stato civile, e alla polizia locale, siamo riusciti a ricostruire i suoi spostamenti e a collegarlo dal punto di vista genealogico a Silvio Tourn e ad una prarostinese che ha dato un contributo importante alla ricerca: Elisa Long Tourn”. Appassionata di genealogia lei, infatti, aveva già ricostruito parte della storia famigliare: “Emilio era cugino di mia nonna Elvira Tourn che me ne parlava quando ero piccola, in paese infatti si sapeva che era il personaggio raccontato da Rigoni Stern” spiega Long Tourn che è riuscita a contattare anche i discendenti più diretti e ad invitarli alla serata dell’8 dicembre.
Una storia ancora da completare
Durante l’incontro gli autori della ricerca sperano di riuscire a raccogliere nuove informazioni utili: “Non riusciamo a capire dove fosse stato internato: il nome della località indicato sui documenti della Croce rossa italiana risulta infatti inesistente” afferma Dotta. Ma l’obiettivo è anche di trovare nuove tracce sul territorio: “Sappiamo che alla sua morte gli amici avevano raccolto dei fondi per costruirgli una lapide nel cimitero di Luserna San Giovanni – spiega Mana –. Ma ora sembra introvabile”.
Poco prima del suo decesso prematuro – aveva una quarantina d’anni – Tourn riceveva lettere da Rigoni Stern che lo esortava a resistere alla malattia: ‘Boia faus, tieni duro Emilio come quando eravamo nella sacca…’. Di nuovo un momento drammatico in cui i due rimasero uniti, ma in cui Tourn aveva perso la capacità di scherzare che emerge dalle scene di ‘Il sergente nella neve’. “Il suo spirito era tale che quando Rigoni Stern gli chiedeva se aveva ricevuto la posta da casa lui rispondeva ‘Sì, l’ho già fumata tutta’ – racconta Mana –. Si faceva infatti mandare le lettere ‘via aerea’ perché la carta sottile era ideale per ‘girare’ le sigarette di tabacco”. Un’altra battuta che i lettori ricordano è quella con cui esordiva rientrando in baracca dopo il turno di vedetta trascorso al freddo, gridava infatti: ‘Madamin c’al porta ‘na buta!’.
“L’allegria era la caratteristica principale dell’alpino finito nel battaglione di Rigoni Stern per caso: come punizione, infatti, per essere rientrato in ritardo dalla licenza” racconta Dotta. Eppure Tourn è al centro anche delle pagine più commoventi del libro: “Come quella che racconta il giorno precedente della battaglia di Nicolajewka, quando con Rigoni Stern e Antonelli, si trascinavano stravolti nella neve: guardandoli negli occhi lui iniziò a cantare e i due si unirono al coro. La sua forza di spirito contribuì a tenere assieme il gruppo e consentirne il ritorno”.