Ha percorso oltre mille chilometri il cuore di un donatore: dalla Normandia a Torino, dove è stato trapiantato all'ospedale Molinette dopo 8 ore dal prelievo e dopo che per tutto il viaggio è stato fatto battere al di fuori dal corpo umano.
Questa storia eccezionale inizia con la segnalazione di un potenziale donatore da Caen. Il suo cuore, per la rarità del gruppo sanguigno, non trova una collocazione in tutta la Francia e così parte un appello europeo. Il Centro Trapianti di cuore delle Molinette risponde, ma sorge un problema: l'organo si trova a oltre mille km di distanza. Anche organizzando un volo speciale, la durata del trasporto sarebbe incompatibile con il trapianto e allora i medici decidono che l'unico modo per farlo arrivare in sicurezza è di trasportarlo nella sua condizione "fisiologica", ovvero mantenendo il flusso nelle coronarie lasciandolo battere liberamente al di fuori del corpo umano.
Da poco, infatti, la Città della Salute di Torino si è dotata di una nuova tecnologia che permette di mantenere l’organo perfuso e battente, senza più trasportarlo fermo e freddo come avviene normalmente, permettendo quindi di evitare una ischemia cardiaca prolungata e di allungare notevolmente i tempi di trasporto. Questa è la prima volta che il Centro Trapianto di cuore di Torino utilizza questa tecnologia e il banco di prova è assai severo. Nel caso specifico i tempi di viaggio previsti sono infatti molto lunghi perché il volo charter che porterà l’équipe prelievo potrà atterrare solo all’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi e lì un van proseguirà il viaggio su strada fino a Caen per circa tre ore con una durata complessiva del viaggio di oltre sei ore.
Partiti a mezzanotte, i medici arrivano a Caen verso le sei del mattino ed alle sette possono procedere con il prelievo dell’organo che viene subito attaccato al prezioso macchinario, che lo farà funzionare proprio come se fosse nel torace. A quel punto inizia il viaggio particolare del cuore che batte normalmente (come ha sempre fatto), ma non nel torace di un essere umano, ma “in una macchina”. Il cuore, proprio come fosse un normale passeggero che deve recarsi all’aeroporto, viene fatto quindi accomodare sullo stesso van che aveva condotto l’équipe all’andata. L’organo, perfettamente a suo agio nella macchina di perfusione, continua la sua normale attività, ma dopo poco più di un’oretta di viaggio necessita di una piccola sosta all’autogrill per fare un check. Tutto procede bene e il viaggio può ripartire. Arrivato all’aeroporto il cuore “battente” ex-vivo viene alloggiato sul jet privato che attende in pista e, dopo circa un’ora e mezza di volo, finalmente atterra a Torino, dove in pista lo attende un secondo van su cui concluderà il suo lungo viaggio con destinazione finale la sala operatoria della Cardiochirurgia dell’ospedale Molinette di Torino.
Lì, ad attenderlo, un paziente di 65 anni, affetto da una grave cardiopatia terminale, in attesa di un trapianto di cuore. Il cuore a quel punto viene staccato dalla macchina per essere riposizionato nel suo ambiente naturale: il torace di un essere umano. Il trapianto viene eseguito senza difficoltà tecniche dal professor Massimo Boffini, sotto la guida del professor Rinaldi e coadiuvato dal dottor Marco Ellena. Il paziente trapiantato, a distanza di qualche giorno dal trapianto, sta bene, è sveglio, respira da solo e soprattutto ha un cuore nuovo che batte con forza e vigore nel nuovo corpo.
"Ringraziamo la Fondazione Specchio dei Tempi per la donazione di questo innovativo macchinario che ci proietta nel futuro della trapiantologia", ha commentato il dottor Giovanni La Valle, direttore generale della Città della Salute di Torino. "È stato un intervento figlio dell'esperienza e della professionalità dei nostri professionisti, che mai come in questa occasione hanno avuto il coraggio provare e di riuscire ad abbattere frontiere che finora non avevano permesso di effettuare trapianti di cuore oltre un determinato numero di ore. Cosa mai neanche immaginata fino ad ora".