Esiste un sottile equilibrio tra la salute e la malattia. Una sorta di bilancia, i cui piatti oscillano in un verso piuttosto che nell’altro, influenzati da decine di fattori endogeni ed esogeni che ogni giorno interferiscono ed interagiscono all’interno del nostro organismo.
La maggior parte delle persone sottovaluta l’impatto che una scelta sbagliata, se reiterata nel tempo, può avere sullo stato di salute. Infatti, durante le mie sedute nutrigenomiche, molto spesso, mi capita di sentire espressioni come: “Con tutto lo smog che respiro ogni mattina in centro, non dovrò certo preoccuparmi delle quattro sigarette che fumo ogni giorno”; “Lo so che questo farmaco ha effetti collaterali, ma devo pur mettere a tacere in fretta questa maledetta gastrite”; “Il cibo confezionato non è il massimo, ma non ho proprio tempo di cucinare”; “Non riesco a far mangiare le verdure a mio figlio, ma non mi posso stressare anche per questo”; “Al supermercato compro solo prodotti in offerta. Devo pur risparmiare da qualche parte”; “Lo so che camminare fa bene, ma non mi piace fare attività fisica, del resto corro già dal mattino alla sera”; “Per cortesia Simona non mi togliere il dolcetto dopo cena, perché è l’unica gratificazione della giornata”; “Non sono per niente appagata dal punto di vista sentimentale, non mi sento più desiderata dal mio compagno, ma cosa posso farci? Mi accontento”. Eh, sì.
La maggior parte delle persone si accontenta di una vita senza qualità. E questo perché non esiste un reale interesse nei confronti della salute, né una educazione alimentare, né tanto meno una semplice conoscenza delle funzioni base del nostro organismo.
Eppure, tutti sanno che fumare fa male o che abusare di dolci o di alcol è molto deleterio. Tutti sanno che lo stress fa ammalare o che trattenere emozioni, come rabbia e delusione, porta a un livello di frustrazione tale che il nostro sistema nervoso può andare in tilt. “So che fa male, ma lo faccio lo stesso!”. Non vi pare una grossa contraddizione? Anche perché “il male” lo rivolgiamo a noi stessi! Allora mi sono chiesta. Questi comportamenti paradossali non potrebbero essere anche l’effetto della eccessiva globalizzazione e della modificazione troppo repentina dei ritmi giornalieri, tutto a discapito della qualità del nostro stile di vita? La quantità “scadente” sta prendendo il posto della qualità. E questo in tutti i campi: alimentazione, lavoro, relazioni, interessi. “Mens sana in corpore sano”.
Mi piace molto questa locuzione latina di Giovenale, perché rappresenta in pieno il mio pensiero, una sorta di assioma. Quindi, se il corpo è “intossicato”, lo è anche la nostra mente? Potrebbe questo “sporco psicofisico” inibire la nostra capacità di compiere reali scelte di salute? La verità è che stiamo perdendo la capacità di comprendere quali sono i nostri reali bisogni. Ci facciamo travolgere dalle paure, insicurezze, fobie e l’unico modo che conosciamo per cercare di non soccombere è legarci a una dipendenza (cibo, alcol, fumo, droghe, relazioni sbagliate). Tutte abitudini malsane che fanno spostare l’ago della bilancia inesorabilmente verso la malattia psicofisica. Così ogni giorno le nostre cellule devono fare i conti con le nostre “scelte sbagliate” e, che siano sostanze chimiche tossiche o emozioni negate e trattenute, tutto andrà a contrastare il loro delicato lavoro. Il problema è che questo “disequilibro molecolare” sta mandando in tilt un altro importantissimo “sistema” che vive all’interno del nostro organismo: il Microbiota/Microbioma. Il primo termine indica l’intera popolazione microbica (batteri, virus, miceti) che interagisce con le nostre funzioni fisiologiche, il secondo termine si riferisce alla loro componente genetica.
Non c'è parte del nostro corpo che non sia colonizzato da questi microrganismi e, a seconda dell'area interessata, si distinguerà il microbiota gastrico, vaginale, cutaneo, polmonare, orale, cardiaco, enterico ecc. Il Microbiota più studiato è quello che colonizza le mucose del tratto gastrointestinale, soprattutto il colon.
Il tratto gastrointestinale ospita un vero e proprio ecosistema composto da più di 100.000 miliardi di organismi che superano di ben 10 volte il numero delle nostre cellule. Potremmo dire che siamo umani solo al 10%, il restante 90% è rappresentato soprattutto da batteri e da microbi come lieviti, virus e parassiti. Non possiamo vederli ad occhio nudo né sentirli ma, loro, controllano la nostra vita. Questi microbi hanno una coabitazione simbiotica, ciò vuol dire che nessuno di loro potrebbe vivere senza l’esistenza dell’altro. Noi stessi non potremmo vivere senza questa miriade di microrganismi, la cui salute (eubiosi) o malattia (disbiosi), condiziona il nostro stato di salute e malattia.
Un aspetto molto interessante è che, mentre il nostro genoma (patrimonio genetico) è molto simile in tutti gli individui della specie umana, il metagenoma (patrimonio genetico microbico) differisce moltissimo e dipende dall'etnia, dall'ambiente di appartenenza, dallo stile di vita, dalle diverse abitudini alimentari e dalla predisposizione a specifiche patologie. In parole semplici: un africano possiede un microbiota/microbioma differente da un europeo. Ma indipendentemente dalla razza, etnia, ambiente ecc. quello che conta per tutti è avere un buon assetto del Microbiota intestinale, perché questo comporta notevoli vantaggi a livello digestivo, grazie al miglioramento dell'assorbimento dei nutrienti e alla produzione di vitamine del gruppo B e K, e di acidi grassi a catena corta, così importanti per la salute delle nostre mucose enteriche.
L'equilibrio e la varietà microbica, inoltre, supporta il sistema immunitario intestinale nel controllo e nella degradazione degli xenobiotici e nella resistenza alla colonizzazione da parte di microrganismi patogeni. I batteri benefici che tanto amorevolmente ospitiamo all'interno del nostro organismo hanno sviluppato nei nostri confronti “relazioni mutualistiche”. Potremmo definirlo un “aiuto scambievole”: ogni volta che facciamo una giusta scelta alimentare il Microbiota intestinale inizierà a produrre vitamine e peptidi di regolazione; promuoverà lo sviluppo del sistema nervoso; ci fornirà maggiore energia, favorendo la corretta digestione.
Ma non finisce qui, perché questi microbi oltre a produrre sostanze antimicrobiche che impediscono ai patogeni di creare infezioni, modulano il sistema immunitario inducendo maggiore “tolleranza” e regolandone la funzione. Dovete sapere che non esiste solo il sistema immunitario sistemico, ma anche quello mucosale. Il Microbiota interagisce in modo profondo e articolato con questo sistema di protezione dislocato sulle nostre mucose enteriche, e lo fa sfiammandole e nutrendole per renderle più adatte ad accogliere la miriade di sostanze che introduciamo attraverso il cibo.
Quando mi dite di essere intolleranti a questo o quell’alimento, vi spiego che l’intolleranza è dovuta a una sorta di incapacità delle vostre mucose enteriche di gestire l’entrata e l’eliminazione di specifiche sostanze, perché troppo porose, infiammate e disbiotiche. Queste loro alterazioni funzionali permettono l’entrata in circolo di allergeni, microrganismi patogeni, tossine o proteine indigerite proinfiammatorie (come, ad esempio, la gliadina) che provocano una reazione del sistema immunitario enterico che attiva uno stato infiammatorio, che, se reiterato nel tempo, può creare notevoli danni.
A livello della sottomucosa intestinale il sistema immunitario specifico effettua un monitoraggio continuo, grazie alla presenza di alcune cellule che sono parti integranti della mucosa intestinale. Il ruolo del sistema immunitario intestinale è particolarmente importante per la regolazione dello stato di salute sistemica. In presenza di disbiosi intestinale, vale a dire di alterazione dell’assetto microbico, la funzione immunitaria va in deficit: diminuiscono i linfociti, le IgA e si riducono le placche di Peyer e tutto questo rende più suscettibili alla malattia.
Il sistema immunitario intestinale ha un compito molto più gravoso rispetto ad altri organi in quanto si deve rapportare quotidianamente con un enorme carico microbico e con tutte le tossine che introduciamo attraverso ciò che mangiamo. Altro aspetto da non sottovalutare è il fatto è che sia il Microbiota che lo stato di salute delle mucose intestinali influenzano, non poco, il sistema nervoso enterico, che, a sua volta, influenza il sistema nervoso centrale.
Questo vuol dire che una disbiosi mai curata e una digestione trascurata interferiscono con le funzioni fisiologiche, cognitive e comportamentali. Sempre più spesso si possono leggere articoli, anche sulle maggiori riviste scientifiche, che denunciano correlazioni tra la disbiosi del nostro Microbiota e patologie come l'ansia, la depressione o le neurodegenerazioni come l’Alzheimer precoce.
Allora, non sottovalutate la cosa. Cominciate a porre attenzione a ciò che finisce nel vostro piatto; a quali persone frequentate; a quali hobby o passioni rinunciate; a quante situazioni subite; a quali dipendenze vi trascinate da anni; allo stato di salute del vostro Microbiota.
Ogni scelta non salutare ed equilibrata si tradurrà in uno squilibrio che coinvolgerà ogni singola cellula e ogni microscopico ospite del vostro organismo. Al contrario, un buon stile di vita potenzierà le nostre funzioni cellulari e ci regalerà un giusto assetto microbico.