Un docufilm per raccontare una malattia poco conosciuta, su cui però la ricerca sta facendo passi da gigante e che, conoscendola meglio, può fare meno paura: è il mieloma multiplo, il secondo tumore del sangue per incidenza dopo i linfomi, di cui si ammalano poco meno di 6mila persone ogni anno in Italia.
“Si tratta di una malattia complessa – spiega Roberto Mina, ematologo, ricercatore presso la divisione di Ematologia diretta dal Prof. Benedetto Bruno e afferente al Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute dell’Università di Torino - che colpisce le plasmacellule, ossia cellule presenti nel midollo osseo e fisiologicamente deputate alla produzione di anticorpi. I principali sintomi sono anemia, dolore osseo, ipercalcemia e insufficienza renale. Negli ultimi 20 anni la ricerca ha fatto passi da gigante e continua a farne, sviluppando cure innovative che prolungano la sopravvivenza dei pazienti. In questo arco di tempo sono stati creati e messi in commercio più di 15 nuovi farmaci, numero che rende bene l’idea della vivacità della ricerca scientifica intorno a questa patologia”.
Per raccontare cos’è il mieloma multiplo, cosa ci si può aspettare dalle cure e cosa sta facendo la ricerca Enzo Dino, regista torinese ha diretto “Tic Toc, la gentilezza del tempo”, film inedito da un’idea di GSK, la società farmaceutica internazionale GlaxoSmithKline, e DRMovie, casa di produzione cinematografica di Torino. Il docufilm che racconta le storie di pazienti interpretati da attori, con la testimonianza reale di medici e familiari, che sarà proiettato in occasione dell’incontro “Di che sangue sei?”, sabato 16 settembre al Mercato Centrale durante un appuntamento di anteprima di SaluTO Torino. Medicina e Benessere, che quest’anno si svolgerà sempre al Mercato Centrale sabato 14 e domenica 15 ottobre.
Roberto Mina è una delle voci del film di Enzo Dino. “È stata un’esperienza interessante – commenta l’ematologo – perché mi ha offerto l’opportunità di riflettere, da una nuova prospettiva, sull’importanza della comunicazione con il paziente e sul potere curativo di un racconto scientificamente accurato ma divulgativo. Le esperienze e il vissuto del paziente sono elementi fondamentali del suo percorso di cura. La gravità della malattia e la frenesia del lavoro rischiano di far sì che il medico si focalizzi maggiormente sugli aspetti clinici, al fine di raggiungere il miglior risultato di cura, e meno sulla comunicazione e sull’impatto psicologico e sociale che malattia e cure hanno sul paziente. Riscoprire l’importanza di sapere chi è la persona che abbiamo davanti, cosa prova, qual è la sua vita, al di là della malattia, anche grazie a un film, può essere molto utile”.