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Attualità | 20 maggio 2022, 09:34

Recupero di Laval e Joussaud a Pragelato: “Sarebbe devastante fermare il progetto”

Il Comune prende posizione, mentre il costruttore chiede un incontro al Parco Alpi Cozie, ma intanto la vicenda è già finita in Tribunale

La presentazione di mercoledì a Pragelato

La presentazione di mercoledì a Pragelato

Da un lato c’è un investimento di circa 100 milioni di euro, dall’altra la tutela di un ambiente che è Sito di interesse comunitario. Il progetto di recupero delle borgate di Laval e Joussaud in Val Troncea è fermo al “no” del Parco Alpi Cozie: o arriverà l’intesa sulle perplessità sollevate dall’ente o una vicenda iniziata 15 anni fa si chiuderà con un nulla di fatto.

Per il sindaco Giorgio Merlo e il suo vice Mauro Maurino: “Sarebbe devastante se, di fronte ad un investimento del genere di un progetto con potenziali e positive ricadute per un intero territorio, dovesse saltare il tutto per ragioni riconducibili esclusivamente a motivazioni ideologiche o fondamentaliste. Ognuno, comunque sia, alla fine del processo autorizzativo si assumerà le proprie responsabilità di fronte ai pragelatesi e a quella fetta di opinione pubblica che ama la montagna e le nostre valli”. Mercoledì sera il Comune ha organizzato un incontro per illustrare l’iniziativa: erano presenti i progettisti e in videoconferenza il costruttore irlandese Denis Heaney della Brama Costruzioni.

In origine il progetto prevedeva la costruzione di complessi residenziali al posto delle vecchie abitazioni, in buona parte finite distrutte. Dal 2018, però, la strada è cambiata e si punta a un albergo diffuso: “Abbiamo incrociato foto, dati storici, carte e documenti per ricostruire l’aspetto e la posizione degli edifici delle due borgate, che sono 14 a Joussaud e 18 a Laval, perché vogliamo ricostruirli come erano – spiega l’ingegnere Antonio Ingegneri –. Vogliamo realizzare un paese che ospiti circa 270 persone, che non possono portarci la macchina e che trovino una serie di servizi come negozi, ristorante, noleggio attrezzature, palestra e così via in stretto collegamento con le imprese del territorio”.

Secondo le previsioni, il cantiere dovrebbe durare tra gli 8 e 10 anni, dando lavoro a circa 300 persone, mentre la gestione del resort avrebbe bisogno di 40 persone nei periodi di picco.

Per raggiungerlo, tramite una navetta elettrica, dal ponte Daz Itreit, senza intaccare la pista di sci di fondo, i progettisti hanno anche ideato un percorso parallelo, che ripercorre una vecchia mulattiera.

Il via libera all’intervento, però, non è ancora arrivato, perché il Parco Alpi Cozie ha presentato una serie di osservazioni e ritiene di non avere avuto ancora risposte soddisfacenti: si va dalla questione del prelievo delle acque per le attività del resort alla tutela dei muschi calcarizzanti presenti nella zona.

“La nostra non è una presa di posizione ideologica, ma ci muoviamo sulla base di documenti e norme internazionali” precisa il diretto Michele Ottino. La proprietà ha chiesto un incontro al Parco per discutere maggiormente nel dettaglio i punti: “La incontreremo sicuramente, compatibilmente con le priorità che abbiamo e che non possiamo rinviare” assicura Ottino.

Nel frattempo, però, la vicenda è finita anche nelle aule di Tribunale, con il costruttore che ha impugnato il “no” del Parco prima dal Presidente della Repubblica e poi al Tar, dove è finita la pratica.

I progettisti, comunque, sono convinti che si possa arrivare a un’intesa e il tecnico comunale Federico Rol ipotizza che la partita possa chiudersi entro fine anno.

Marco Bertello

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