Straordinari non pagati, oltre 5 mila infermieri ed OSS piemontesi che rischiano di perdere il posto di lavoro nei prossimi mesi, mancato rinnovo del contratto nazionale. Sono questi i motivi che hanno portato i sindacati e lavoratori della sanità piemontese a scendere in piazza questa mattina con tre proteste, una davanti alla Città della Salute e due tra Prefettura e Regione, per chiedere risposte alla giunta Cirio.
"100 mila ore di straordinari: retribuiti solo un quarto"
Particolarmente critica la situazione dell'Asl To 3 Rivoli-Collegno-Pinerolo. "Stiamo protestando - spiega Mino Flesia, della Fp Cgil - per le scelte a livello aziendale sul personale: dopo aver fatto, nel 2021, 100mila ore di straordinari (+40%), al momento ne sono stati retribuiti solo un quarto. Chiediamo poi il rinnovo degli oltri 300 contratti a tempo determinato in scadenza da qui a fine dicembre, come la stabilizzazione di cui ha più di 18 mesi di lavoro".
"Si riaprono Giaveno e Venaria, ma senza assunzioni nuove"
E la mancanza di personale è destinata ad aggravarsi da qui alle prossime settimane, come spiega Rossano Campana del Nursing Up: "Per il 1° aprile vogliono riaprire i presidi di primo intervento di Venaria e Giaveno, senza assumere nessuno, ma prendendo e spostando infermieri ed OSS da Rivoli".
"Questo - aggiunge - comporterà modifiche di orari, a fronte di un organico già insufficiente".
"Serve aumentare tetto di spesa"
La soluzione potrebbe essere quella di assumere dei nuovi dipendenti, ma in questo momento l'ASL To3 non può farlo a causa di mancanza di fondi necessari.
"Siamo fuori di oltre 7 milioni - spiega Nazzareno Arigò della Uil Fpl - dal tetto di spesa: se la Regione non lo alzerà del 10% sarà impossibile assumere nuovo personale, così come stabilizzarlo. I lavoratori sono sempre gli stessi, stanchi dopo due anni di Covid".
Contratto nazionale scaduto
Oggi a Torino, così come a livello nazionale, CGIL-Fp, UIL-Fpl e CISL-Fp hanno organizzato un presidio in piazza Castello per protestare contro il mancato rinnovo del contratto nazionale. "Al momento - spiega Roberto Scassa della Uil Fpl - mancano i fondi necessari per adempiere a quanto concordato con il Premier Draghi a novembre: dopo essere stati chiamati eroi per mesi, non ci sono i soldi per cambiare i profili professionali e le nostre indennità sono ferme da 20 anni".