Vecchi borghi ripopolati, lavori artigiani riscoperti e servizi che raggiungono anche i più fragili. Luoghi dove l’inclusione è la normalità. Questo è lo sguardo che il Gal Escartons e Valli valdesi ha lanciato sul 2035, ipotizzando una strategia per raggiungere questo obiettivo, assieme all’aiuto della società Forwardto - Studi e competenze per scenari futuri.
Ieri sera alla Scroppo di Torre Pellice sono stati presentati i risultati del progetto europeo ‘Arrival Regions’, partito tre anni fa, che raggruppa 13 partner da 6 paesi europei.
Lo scopo era indagare il futuro interculturale delle Valli e sperimentare soluzioni pilota. Sono stati coinvolti 25 ‘testimoni privilegiati’ da operatori a organizzazioni, passando per esperti, che si occupano di migranti, inclusione e integrazione. Durante la presentazione di ieri sono state illustrate alcune esperienze, come quella del Cfiq e della Diaconia valdese. Quest’ultima si è concentrata sull’aiuto a chi è uscito dai progetti di accoglienza e ha messo in campo la figura di un mediatore che orientasse i migranti nell’accesso a servizi come gli uffici pubblici o le scuole e, parallelamente, ha fornito il supporto di mediazione anche a questi.
All’interno del progetto è stato anche immaginato il futuro delle Valli, grazie al supporto di Forwardto. Il risultato di questo studio è stato illustrato da Claudio Marciano e Laura Sinagra Brisca. Partendo dalla situazione attuale, i ricercatori hanno immaginato il futuro a distanza di 13 anni e ipotizzato le strategie per arrivare a un territorio “aperto, accogliente e interconnesso”. I punti messi in elenco sono tre: l’importanza delle scuole e di ‘Biblioteche di valle’ come luoghi dove fare e offrire formazione e informazione interculturale; la creazione di Agorà, ovvero di luoghi per promuovere la conoscenza e l’accettazione reciproca; una ‘strategia di Valle’, che preveda la partecipazione della cittadinanza locale nella definizione delle linee politiche future.