Da un lato la spinta ai prezzi dei carburanti, dall'altro le bollette che salgono alle stelle con un +135% medio che in un anno vorrebbe dire rincari da 10.000 euro in più per ciascun un impianto.. Si trovano stretti (per non dire stritolati) in una morsa fatale i gestori di distributori di benzina di Torino e provincia. Una “tempesta perfetta” aggravata da un calo di clientela e che apre a scenari decisamente preoccupati.
"Noi, gli unici commercianti che non scaricano i costi sui clienti"
“Il rialzo generalizzato dei costi energetici ha influito anche sui prezzo dei carburanti – dice Enzo Nettis, presidente della Faib-Confesercenti di Torino e provincia -, ma per noi c’è un puro e semplice aumento dei costi, senza che ci rimanga nulla dell’incremento di benzina e gasolio che si sta registrando da qualche settimana. Il nostro margine, infatti, è fisso: sono circa 3 centesimi e mezzo al litro, qualunque sia il costo di benzina e gasolio. Siamo l’unica categoria di commercianti che non può traslare, neppure in parte, sui consumatori i maggiori costi delle merci. Ma i consumatori non sono tenuti a saperlo e quindi danno la colpa a noi. L’aumento dei carburanti ha ridotto la nostra clientela, perché – giustamente dal loro punto di vista – i consumatori stanno sempre più attenti a spendere. Ma devono sapere che noi e loro siamo entrambi vittime di questo andazzo”.
Numeri da brivido: si va verso il raddoppio dei costi
E sono da brividi i numeri che emergono dall'indagine che Faib-Confesercenti ha condotto sul costo delle bollette dei gestori. Un piccolo impianto con solo erogato, senza altri servizi, vedrebbe salire la bolletta da 559 a 1000 euro. Un costo che in un impianto medio sale addirittura da 919 a quasi 2180. Mentre in autostrada l'impennata sarebbe da 1.230 a oltre 3.000 euro.
Le cose vanno anche peggio se, accanto al normale servizio di rifornimento, si abbinano anche altre attività: Un impianto con autolavaggio e cambio gomme pagherebbe da 1302 euro a 3278 euro.
“Tra poco la benzina – spiega Nettis – raggiungerà i 2 euro al litro. Io per un rifornimento di venti euro (che è la media dell’erogato) mi metterò in tasca 35 centesimi lordi con cui dovrò far fronte anche all’aumento della bolletta. E vendiamo sempre di meno. La pandemia ci ha portato via il 30% degli incassi e non abbiamo ancora recuperato le vendite di prima: lo smart working sempre più diffuso e i frequenti blocchi dei diesel fanno la loro parte, e ora questa mazzata delle bollette. Così non reggeremo a lungo”.
Il "peso" delle aperture notturne obbligatorie: "Il Governo ci aiuti"
Secondo gli addetti ai lavori, particolarmente gravoso sta diventando l’obbligo delle aperture notturne: “Illuminare i piazzali di notte è uno dei nostri costi più significativi e l’erogato si sta riducendo progressivamente. Eppure non possiamo non tenere aperto, sia per ragioni di sicurezza (rifornimenti in emergenza, come ad esempio per le ambulanze, che fanno benissimo a protestare per l’aumento dei loro costi), sia per i self-service. Ma gli incassi non coprono neppure le spese: lavoriamo in perdita. Saremo costretti a interrompere il servizio notturno come forma di protesta".
La Faib-Confesercenti a livello nazionale ha già chiesto un incontro al governo: “Bisogna intervenire subito – conclude Nettis – con misure efficaci. Abbiamo bisogno di sostegni cospicui nell’immediato per pagare le attuali bollette, ma non basta. Come categoria siamo coinvolti nella transizione energetica che comporta un nuovo modo di approvvigionarsi e un nuovo modello di mobilità: siamo pronti a fare la nostra parte, ma dovremo essere messi in grado di rimanere in piedi e di attraversare questo difficilissimo guado. Per ora gli interventi del governo sono stati insufficienti e non si capisce dove siano finiti i miliardi finora stanziati. Noi non abbiamo visto un centesimo”.