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Attualità | 13 agosto 2021, 10:40

I disegni di Terracini e il racconto del figlio nato grazie al silenzio dei rorenghi

David spiega i disegni del padre, celebre scultore, e il contesto in cui presero forma le opere riprodotte sui pannelli che ora allestiscono il centro Odetto di Rorà

I disegni di Terracini e il racconto del figlio nato grazie al silenzio dei rorenghi

David Terracini è ben consapevole che se non fosse stato per il silenzio dei rorenghi probabilmente lui, e la sua sorella gemella, non sarebbero mai nati. Per questo durante le celebrazioni per la festa della Repubblica, a giugno, ha deciso di donare al centro Odetto di Rorà i pannelli che rappresentano i disegni realizzati da suo padre, lo scultore Roberto Terracini, negli anni in cui, in paese, trovò rifugio dalle persecuzioni razziali contro gli ebrei. Sono nove pannelli rappresentativi di tre temi: la vita contadina, famigliare e partigiana: “Mio padre era uno scultore, ma le sculture sono difficili da nascondere. Così in quelle condizioni di vita si dedicò al disegno”.

Da giugno i lavori sono visibili al centro Odetto nelle giornate di apertura in occasione di eventi oppure in accordo con il Comune di Rorà. David Terracini spiega come i disegni dedicati alla vita partigiana abbiano un valore particolare: “La Resistenza è stata rappresentata in modo celebrativo da autori che spesso non avevano nulla a che fare con quelle vicende – afferma Terracini –. Mio padre invece l’ha rappresentata dal vivo, ritraendo partigiani e scene quotidiane di attività clandestina”.

Nato a Torino nel 1900, lo scultore – che espose anche alla Biennale di Venezia –, si rifugiò in Val Pellice con la sua moglie e la prima figlia dopo l’approvazione delle leggi razziali. La casa che li accolse negli ultimi anni fu quella di Odilla Pavarin e di suo marito che si raggiunge su sterrato inoltrandosi tra i boschi dopo aver lasciato via Maestra, la strada principale che sale verso il centro di Rorà. ‘La Vernarea’, è il nome dell’abitazione che recentemente è tornata ad ospitare artisti grazie al progetto di Claudia Beccato e Sergey Balovin.

A Rorà, Roberto Terracini entrò in contatto con i partigiani della Brigata Garibaldi che operavano sul territorio. Tuttavia la riconoscenza che ha mosso suo figlio a donare i pannelli è rivolta agli abitanti del piccolo paese: “Tutti sapevano che c’erano ebrei nascosti, una ventina. Accogliere gli ebrei comportava il rischio deportazione o fucilazione mentre chi avesse denunciato la loro presenza sarebbe stato premiato. Nonostante questo i rorenghi hanno salvato le famiglie ebree in paese”.

David e sua sorella nacquero alla fine della guerra, nel 1945, all’ospedale di Torre Pellice. Successivamente la famiglia Terracini tornò a Torino. Ristabiliti città, non dimenticarono l’ospitalità rorenga e tornarono più volte a incontrare i Pavarin, in particolare in occasione delle celebrazioni in ricordo della battaglia di Pontevecchio località di Luserna San Giovanni che si incontra sulla strada per Rorà: “Dopo la cerimonia salivamo da loro e successivamente tornai ancora a intervistare Odilla, la padrona della cascina, per il giornale Ha Keillah, bimestrale del gruppo di studi ebraici di Torino con cui collaboro, in modo da far raccontare la vicenda dalla protagonista”.

Elisa Rollino

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