«Mi ero già preparato a casa, ma poi ho messo delle barrette a penna sulla pergamena per fare delle pause con la voce, perché ero emozionato». Davide Gozzi, il Gianduja del Carnevale di Pinerolo, svela il piccolo trucchetto che ha messo in atto per non sfigurare in diretta tv. Ieri è stato ospite a “Che tempo che fa” di Fabio Fazio, all’interno dell’omaggio a sorpresa a Luciana Littizzetto per il suo compleanno e i suoi trent’anni di carriera. Un omaggio tutto piemontese, dalla bagna caoda alla tonda gentile delle Langhe, in cui non poteva mancare il simbolo regionale della risata.
Come mai Gianduja e il presidente della Pro Pinerolo Enrico Maulucci siano finiti a Raitre, lo svela lo stesso Gozzi: «Ci hanno raccontato che sono andati su Facebook a cercare qualcuno che impersonasse la maschera piemontese e hanno trovato la nostra pagina, così ci hanno scritto. È successo qualche giorno fa». Da allora lui ha preso in mano la poesia di Carducci “Piemonte” e si è allenato a declamare le prime strofe. Finché, ieri, un autista è venuto a prendere lui e Maulucci per portarli agli studi televisivi di Milano.
«Erano tutti estremamente attenti alle norme Covid e ci hanno sottoposto al tampone, inoltre, ci dovevano tenere nascosti perché la Littizzetto non doveva sapere nulla fino al momento degli auguri». La produzione gli aveva anche chiesto di marcare l’accento piemontese: «Quando sono andato in scena, ho deciso di lasciar perdere e come andava andava, perché con l’emozione, rischiavo di fare brutta figura – racconta Gozzi –. Invece, alla fine, l’assistente della Littizzetto mi ha detto che si era sentito lo stesso». Per l’uomo che sta dietro la maschera carnevalesca pinerolese è stata una bella esperienza: «Ho visto quello che sta dietro a una trasmissione e ho fatto una piccola cosa che non capita a tutti – sorride –. E tutto nasce dalla mia scelta di diventare un naso rosso (un clown di corsia, ndr), che mi ha fatto fare molte esperienze in questi anni».
Gozzi sa di essersela cavata bene, anche se la Littizzetto dice di non aver badato tanto alla lettura: «Alla fine ha detto a Fazio che guardava i miei polpacci...».