L'aria attorno al Toro si è fatta molto pesante nell'ultimo periodo. Quella della classifica, con la zona retrocessione pericolosamente vicina, dopo l'ennesima sconfitta, ma anche per il presidente Urbano Cairo.
Da tempo il patron è finito nel mirino della tifoseria, che aveva iniziato ad attaccarlo già a fine agosto, prima del debutto in campionato contro il Sassuolo, con striscioni all'esterno del Fila e dell'Olimpico per denunciarne l'immobilismo sul mercato. Poi i risultati negativi avevano portato all'esposizione di altri striscioni di contestazione durante il prosieguo della stagione, con Cairo - ma soprattutto Mazzarri e la squadra - finiti nel mirino dei tifosi anche prima delle partite contro Fiorentina e Spal, ma soprattutto al termine del clamoroso 0-7 casalingo contro l'Atalanta.
Sembrava il preludio ad una maxi protesta prima e durante la successiva gara casalinga contro la Samp, ma prima il cambio in panchina (via Walter Mazzarri per il 'cuore granata' Moreno Longo) e poi il lunghissimo lockdown avevano fatto rientrare ogni progetto del genere. Ma appena il campionato è ripartito, assieme alle sconfitte della squadra sono ripartite le contestazioni dei tifosi, stavolta in forma di flash mob.
E' successo il 20 giugno, a poche ore dalla sfida col Parma e poi il 4 luglio, prima del derby con la Juve, sempre all'esterno dell'Olimpico e con una partecipazione crescente, in numero e rumore, da parte dei tifosi. Che domani, alle ore 19, si sono dati appuntamento all'esterno dell'Olimpico ufficialmente per far sentire la loro voce a sostegno della squadra, a ridosso della delicatissima sfida salvezza contro il Genoa, ma è naturale pensare che sarà l'occasione di una ennesima contestazione nei confronti di Cairo, invitandolo a farsi da parte e a mettere in vendita la società.
Il presidente ha sempre negato una possibilità del genere, ancora in tempi recenti, smentendo qualsiasi trattativa: “Non so chi abbia messo in giro certe voci, sono totalmente infondate“, ha detto l'editore e pubblicitario alessandrino. Ma da tempo si sussurra di un patto di segretezza, per chi si volesse avvicinare al Toro, da rispettare scrupolosamente se si intende avviare una reale trattativa. E un nome circola da settimane negli ambienti granata, quello di Augusto Denegri, presidente di DiaSorin, famoso uomo d’affari con un patrimonio netto di 3,4 miliardi di dollari aggiornato al 2020.
A guidare il Toro, però, potrebbe essere il figlio Michele Denegri, l'uomo che ha rilanciato il ristorante "Il Cambio" e che con il progetto Combo ha ridato anima e futuro ad uno dei luoghi simbolo di Torino, a Porta Palazzo. Pioveranno inevitabili le smentite, soprattutto ora che neppure si sa in quale categoria il Toro giocherà a settembre (e questo può fare tutta la differenza del mondo, in una trattativa del genere ballano almeno 50 milioni, che sia serie A piuttosto che B), ma se son rose...