Rimane qualcosa di lui nella luce che riflettono i tetti in losa del centro storico di Torino e nella velocità con cui gli sciatori sulle Alpi e sugli Appennini solcano la neve. Maestro di sci, alpino e costruttore di tetti in losa, Pierino Bertinat è mancato nella serata di martedì 23 settembre, all’ospedale di Pinerolo, dove era stato ricoverato nelle ore precedenti. Settantaseienne, era padre di Pierluigi, Stefano e Claudia, l’attuale sindaca di Rorà. “La cosa più grande che ho ereditato da papà è la voglia di conoscere e l’impegno per gli altri. Lui amava dedicarsi alla comunità” afferma la figlia.
Dalla madrina Costanza: l’arrivo a Rorà
Quando salì a Rorà negli anni Cinquanta, di persone con il suo cognome ce n’erano ben poche. C’era però la sua madrina Costanza Bertinat che abitava a Rumer, borgata ancora più antica del paese, raggiungibile superando il Parco Montano. “Mio padre nacque a Bobbio Pellice ma rimase orfano a 12 anni. Venne quindi accolto dalla sua madrina che era andata a stare a Rumer dopo il matrimonio” racconta Bertinat. Lei lo allevò e Rorà divenne il suo paese: “Aveva amici in tutta la valle ma legò moltissimo con i rorenghi. Con loro organizzava spedizioni sciistiche e partiva per le adunate”. Alla casa di Costanza, in borgata Rumer, Bertinat teneva moltissimo tanto che ci tornò a vivere. Fu proprio lì che da bambino imparò a sciare: “Per lui scivolare era una passione – ricorda la figlia –. Il suo primo paio di sci se lo costruì da solo e con quelli imparò”.
Il maestro ‘fatto in casa’ paziente con i bambini
Chi l’ha conosciuto lo ricorda come un ‘antico’ maestro, cresciuto in un contesto in cui imparare a sciare era d’obbligo. “Bertinat era uno di quei maestri ‘fatti in casa’, che insegnavano perché appartenevano alla montagna e sciare era una delle tradizioni” ricorda Duilio Canale, sindaco di Luserna San Giovanni.
Willy Bertin, sciatore angrognino che ha partecipato più volte alle olimpiadi, l’ha sempre considerato il suo “bravo collega”: “Quando insegnavo a Rucas lo chiamavo spesso per aiutare nei momenti in cui c’era più flusso di ragazzi. Con i bambini ci vuole molta pazienza e lui ci sapeva fare” racconta. Il suo ultimo ricordo commosso risale a circa un anno fa: “Nonostante le difficoltà a muoversi, venne a trovarmi con la moglie e la figlia. Guardammo assieme le foto del passato”.
Neve e pietre: il pendolare della montagna
Oltre a Rucas, Prali, Pragelato, Pian Muné... sono diverse le stazioni sciistiche alpine in cui ha insegnato. Ma quelle hanno dato una svolta alla sua vita si trovano sull’Appennino: “Papà fu uno di primi sciatori a trasferirsi in centro Italia perché allora lì quello sport veniva promosso” ricorda la figlia. Sulla neve del comune marchigiano di Bolognola conobbe quella che sarebbe diventata sua moglie Ivana De Michelis: “Mamma infatti gestiva un albergo sulle piste. Per un po’ di tempo quindi la nostra famiglia si divise tra Bolognola e Rorà, fummo degli ‘itineranti di montagna’ e l’amore le terre alte l’ho ereditato proprio da lui”.
Quando si scioglieva la neve Bertinat tornava in Val Pellice da cui poi ripartiva subito per costruire tetti in losa in giro per l’Italia e all’estero: “Era un’attività tipica di questa zona e i rorenghi venivano molto ricercati per la loro bravura” aggiunge la figlia. Lui aveva imparato dagli amici più grandi che accompagnava nei cantieri. Suoi diversi tetti a Torino, attorno alla Mole Antonelliana, e a Val-d’Isère, nella Savoia.
La penna nera
A Rorà e Luserna San Giovanni i paesi in cui hanno vissuto negli ultimi anni marito e moglie, in tanti si ricordano Bertinat con barba e il cappello da alpino. “Dal 2007 al 2009 fu capogruppo e per diverso tempo membro del direttivo e vice capogruppo. Non ha mai smesso di fare la tessera” spiega Marco Malan, tesoriere del gruppo Ana di Rorà. Per i ‘giovani’ dell’Ana, fu un esempio: “Fu proprio lui ad invogliarmi ad entrare. Con noi aveva un atteggiamento positivo e un buon senso dell’umorismo” ricorda Ivano Benecchio, segretario del gruppo.
Nemmeno quando la malattia lo costrinse alla sedia a rotelle rinunciò a partecipare alla vita pubblica: “Anche negli ultimi tempi non si è perso un evento: c’era al concerto di dicembre organizzato per raccogliere fondi per l’Aib, alla manifestazione del XXV aprile e a giugno scese in piazza per festeggiare i settant’anni del gruppo di Luserna San Giovanni” aggiunge Benecchio. Ad accompagnarlo la madre e la figlia che commenta: “Amava stare nel mondo, non si è mai tirato indietro”.
Il funerale si svolgerà domani, venerdì 26 settembre, al Tempio valdese di Rorà alle 15.