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Non solo Fumetti | 11 maggio 2025, 06:30

La rivoluzione di Angoulême: 400 fumettisti francesi proteggono uno dei festival più importanti d’Europa

La minaccia di boicottaggio ha avuto successo. Risolta una situazione di cui soffrono anche molti eventi italiani

La rivoluzione di Angoulême: 400 fumettisti francesi proteggono uno dei festival più importanti d’Europa

Abbiamo visto più volte, in articoli precedenti, come all’interno delle fiere fumettistiche vengano spesso coinvolti personaggi e argomenti che poco o nulla hanno a che fare col mondo delle nuvole parlanti. Il merchandising prevale ormai ovunque e affoga, quando non cancella del tutto, il fumetto come espressione artistica e culturale. I “comics”, perlomeno in Italia, sono divenuti eventi commerciali, quindi per attirare pubblico e fare cassa gli organizzatori sembrano essere disposti a ricorrere a chiunque e a qualunque cosa.

Non importa se è fumetto, l’importante è che frutti denaro.

Un fenomeno generalizzato? Sì. Le eccezioni sono ormai poche.

Ma il punto non è stabilire se il fenomeno esiste o meno, bisogna invece capire cosa si sta facendo per arginarlo, per riportare le vignette al centro dell’attenzione dei frequentatori delle fiere.

Calerà il pubblico? Forse. O forse il pubblico si fidelizzerà maggiormente e gli eventi recupereranno altri astanti, quelli perduti a causa della gestione troppo commerciale.

Di certo, in Italia, almeno per ora e per quanto ne sappiamo, le fiere mirano al soldo, danneggiando irrimediabilmente il valore culturale del prodotto. Vengono spesso gestite da società private che mettono al primo posto esclusivamente il fatturato.

Però altrove qualcosa si muove.

Lo dimostra la recente ribellione di autori e editori avvenuta in Francia per il Festival di Angoulême.

Il Festival international de la bande dessinée d'Angoulême (questo il suo nome per intero) è, insieme al Lucca Comics, il più importante evento del fumetto europeo. Si svolge, dal 1974, nella cittadina francese omonima nella regione della Nuova Aquitania (Francia centro – occidentale). Durante la manifestazione vengono assegnati diversi premi, tra cui Il Grand Prix, a causa del quale già nel 2015 scoppiò un caso mediatico: alcuni autori, tra cui il nostro Milo Manara, ritirarono la propria candidatura dopo aver saputo della totale assenza di candidature femminili.

Dieci anni dopo, ecco il nuovo caso, legato stavolta proprio al problema della mercificazione e della gestione selvaggia di cui soffrono anche gli eventi italiani. Però, sarà che i francesi sono più esperti di noi in fatto di rivoluzioni, oltralpe la reazione degli operatori del settore è stata unanime e implacabile, spinta anche dall’emozione suscitata dal licenziamento di un’ex addetta alla comunicazione che ha denunciato di aver subito uno stupro durante l’edizione 2024.

I fatti: nel gennaio scorso, circa 400 autori, tra cui figura anche il Grand Prix d’Angoulême 2025, Anouk Ricard, si sono dichiarati pronti a boicottare la prossima edizione del festival, prevista dal 29 gennaio al 1° febbraio 2026. Hanno chiesto una riorganizzazione completa della gestione dell’evento (finanziato per il 44% con fondi pubblici pari a 2,7 milioni di euro) e si sono dichiarati contrari al progetto di fusione tra l’associazione fondatrice del festival e il contestato prestatore di servizi privato, la società 9e Art+.

Anouk Ricard, vincitrice del Grand Prix d’Angoulême 2025

Ecco una traduzione delle parti salienti del loro comunicato: “Da diversi mesi, noi, professionisti del fumetto, autori e altri lavoratori del settore, solleviamo interrogativi presso l’Associazione del FIBD di Angoulême riguardo alla nocività del contratto che la lega alla società 9e Art+ da quasi vent’anni. Una società le cui pratiche manageriali sono state messe in discussione da diversi articoli di stampa, tra cui un’inchiesta del magazine L’Humanité che ha rivelato, tra l’altro, il licenziamento di una dipendente dopo che aveva denunciato uno stupro durante la 51ª edizione.

Durante l’ultima riunione dell’ADBDA del 3 aprile, l’Associazione del FIBD ha evocato la possibilità di rinunciare al contratto con la società 9e Art+, ma non ha mostrato l’intenzione di affidare la gestione del festival a una procedura di selezione imparziale tramite bando. Al contrario, sembra voler concretizzare il progetto di fusione in una SAS con 9e Art+, che diventerebbe di fatto gestore illimitato del festival.

Vogliamo ricordare con forza all’Associazione del FIBD che, se in oltre 50 anni di esistenza il festival di Angoulême è diventato un evento imprescindibile per il mondo del fumetto, ciò è dovuto a coloro che lo fanno vivere e lo animano: lavoratori del fumetto, autori, editori, traduttori, giornalisti e critici… e naturalmente il pubblico, con la sua fedeltà a questo evento.

Questo festival appartiene ormai alla collettività e, in quanto tale, è diventato un evento di interesse pubblico […] Sarebbe quindi inammissibile che venisse imprigionato da interessi personali o scelte autoritarie. Sarebbe inaccettabile che la gestione di questo evento venga ancora una volta affidata per un altro decennio, o più, e senza consultazione delle parti che ne garantiscono vitalità e diversità, a un’impresa che solleva numerosi interrogativi sulle proprie prerogative.”

La presidente del Festival ha inizialmente rinnovato piena fiducia al partner privato, invitandolo a “capitalizzare sul successo piuttosto che rischiare di destabilizzare il festival”. Questo rifiuto di indire una gara pubblica per valutare la possibilità di cambiare fornitore però ha continuato a causare la reazione dell’intero settore, Ministero della Cultura francese incluso.


L’entrata del “Quartier Manga” nell’edizione 2024 del Festival di Angoulême

Il risultato di questa ribellione giunge ora, dopo soltanto tre mesi: l’associazione che organizza il festival ha annunciato la rescissione del contratto con la società privata 9eArt+ e si è dichiarata impegnata nella ridefinizione di un nuovo modello di collaborazione.

Insomma, difendere il fumetto si può. Certo, bisogna avere il coraggio di fare la rivoluzione, di ribellarsi.

Aspettiamo, fiduciosi, segnali dall’Italia.

Noi ci rileggiamo la prossima settimana.

Thomas Pistoia

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