Undici è tanto per il Comitato di Torre Pellice della Croce rossa italiana. Undici è un numero che permette di ben sperare nel futuro dell’associazione e nell’equilibrio dei suoi prossimi bilanci, perché è il record di aspiranti volontari del 118: “Dal 2020 e al 2022, ad esempio, gli iscritti sono stati non più di otto” racconta il consigliere del direttivo Carla Rapallini. L’ultimo corso numeroso più numeroso era stato quello frequentato da lei nel 2019: “Allora eravamo in nove”.
Completato il percorso che prevede ottanta ore di lezione teorica, a luglio i volontari hanno iniziato il tirocinio: prima nei servizi ordinari di accompagnamento e in questi giorni sul 118. “La loro attività sarà indispensabile per garantire il futuro dell’associazione: i servizi che riescono a fornire permettono infatti di pareggiare le spese” afferma Alessando Daghero, dipendente dell’associazione. Non ci fossero al lavoro i volontari probabilmente il Comitato dovrebbe aumentare i prezzi dei servizi di trasporto ordinari di persone non autosufficienti per visite mediche, terapie, per accedere a centri di cura o per tornare dall’ospedale. “Questi sono a carico dei privati e potrebbero rappresentare un introito per l’associazione – ammette Rapallini – ma non vogliamo aumentarli: i prezzi devono rimanere accessibili a tutti”.
Le motivazioni che hanno spinto gli undici ad accedere al corso sono differenti, così come le età: “C’è chi è stato spinto dalla voglia di aiutare gli altri o dal bisogno di mettersi alla prova – spiega Daghero –. C’è chi invece ha deciso di occupare in modo positivo il tempo libero”. Il più giovane diventerà maggiorenne solo a settembre, ma ci sono anche cinquantenni. “Tutti e due i generi sono ben rappresentati: tra gli undici ci sono sei femmine e cinque maschi” rivela Rapallini.
Come nasce questo nuovo interesse per l’attività di volontario nella Croce rossa? “Potrebbe essere il risultato del perfezionamento della comunicazione sui social media – ipotizza Daghero –. Su di loro abbiamo puntato molto e dovremo continuare a farlo per smontare lo stereotipo ancora diffuso per cui la Croce rossa sarebbe un ente che vive di fondi statali. Vive, invece, solo grazie ai volontari”.