Autunno caldo, caldissimo. E il meteo in questo caso non è il responsabile: sono sempre più frequenti gli allarmi che le associazioni di categoria lanciano in vista di settembre e ottobre, quando le attività torneranno ai ritmi normali, ma abbineranno all'energia elettrica anche quella del gas e del riscaldamento (e non solo).
Il settore primario, in particolare, è uno di quelli che osserva l'orizzonte con maggiori apprensioni. E proprio Coldiretti Piemonte ribadisce il concetto, facendo notare come la produzione agricola-alimentare assorbirà l'11% dei consumi energetici industriali totali. Un effetto che presto si farà sentire sia per le bollette che per le i materiali da utilizzare per realizzare i prodotti: gas, gasolio, ma anche barattoli, etichette e così via. Ma il concetto, sottolinea Cia Agricoltori italiani, si estende anche ad attività come il florovivaismo e settori simili.
I rincari "nei campi"
Tante le voci di spesa per chi lavora nei campi. Dai carburanti per trattori alle serre, fino ai materiali per fertilizzare o proteggere le colture. Si registrano rincari che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio fino al +300% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti. A completare la filiera, anche il vetro - rincarato di oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno -, il tetrapack con un incremento del 15%, il +35% delle etichette, il +45% per il cartone, il +60% costi per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al +70% per la plastica. “Così non possiamo andare avanti e non ci possiamo permettere di aspettare i tempi lunghi della politica – spiegano Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa, delegato Confederale -. Rischiamo un crack alimentare, economico e occupazionale visto che proprio in questi mesi si concentrano le produzioni agricole tipiche del Made in Piemonte e della Dieta Mediterranea, dalla trasformazione della nostra frutta agli ortaggi fino al vino, passando dai salumi ai formaggi, dalla carne alle conserve di pomodoro. Con l’esplosione dei costi dell’energia rischiamo di perdere quegli spazi di autonomia e sovranità alimentare che fino a oggi le imprese agricole italiane sono riuscite a difendere per il bene del Paese”.
Dieci punti per chi coltiva fiori
Sono dieci, invece, i punti che la Cia propone alla politica italiana per spiegare cosa serve al florovivaismo. Uno spunto in vista delle elezioni del 25 settembre. “Il comparto sta affrontando una delle crisi peggiori degli ultimi anni -ha detto il presidente dei Florovivaisti Italiani, Aldo Alberto - facendo i conti da un lato con l’aumento del 74% dei costi di produzione e, dall’altro, con l’inflazione e la perdita di potere d’acquisto dei consumatori che ha portato a un calo delle vendite anche del 30%. Ma il florovivaismo vuole continuare a garantire reddito e occupazione alle sue 24.000 imprese e oltre 100.000 addetti e mantenere intatto il terzo posto in Ue per produzione di piante e fiori con quasi 3 miliardi di fatturato”.
Tra le richieste, si spazia dai sostegni alle imprese contro i rincari a una nuova legge sul florovivaismo. E ancora: accelerare sulle agevolazioni per il fotovoltaico sulle serre (così da contrastare i rincari energetici), trasporti efficienti e una transizione verde che funzioni, ma non crei squilibri tra diverse zone dell'Europa.