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Eventi | 13 luglio 2022, 12:13

Usseaux: dal fucile all’obiettivo fotografico, Batti Gai si racconta a cena

Il pinerolese parlerà della sua passione e dei suoi ‘segreti’

Batti Gai in un suo appostamento

Batti Gai in un suo appostamento

Racconterà la sua conversione dal fucile all’obiettivo fotografico e la pazienza negli appostamenti in due appuntamenti, uno che si terrà domani sera, giovedì 14, alle 19,30 (già tutto esaurito) e la replica venerdì 22.

L’Ente Parco Alpi Cozie ha scelto la formula ‘A cena con Batti Gai’, alla trattoria Edelweiss in via Parco Orsiera a Balboutet, nel Comune di Usseaux, per incontrare il rinomato fotografo naturalista Battista Gai, conosciuto come Batti, che presenterà alcune diapositive dei suoi scatti, e racconterà la sua esperienza a caccia dello scatto perfetto, affiancato da alcuni guardiaparco del Parco. 

La conversione

“Per tanti anni sono andato a caccia con il fucile, poi una notte, dopo aver ucciso una femmina di camoscio, è stata la notte della conversione – ricorda Gai –. Era uscito il suo piccolo a cercarla, e quella notte non ho chiuso occhio ricordando gli occhi di quel piccolo a cui avevo ucciso la mamma”

E così Gai non ha mai smesso di andare a caccia, principalmente fra le sue amate montagne delle alte Valli Chisone e Susa, ma anche a Pinerolo, dove vive, e negli immediati dintorni, a Ceresole d’Alba dove si trova l’azienda di famiglia e seppur raramente anche altrove, dalla Liguria alla Slovenia.

Però, da quella notte, ha cambiato arma: dal fucile è passato alla macchina fotografica. “L’animale che fotografo io, possono fotografarlo anche altri. E soprattutto all’animale resta la vita, la cosa più preziosa, e di per sé così fragile e sfuggente” sottolinea Gai.

Le levatacce e gli appostamenti

Batti Gai compirà 85 anni il prossimo 8 agosto, ma ha mantenuto la forza d’animo e la voglia di vivere di un ragazzino, e spesso l’adorata moglie Adriana, con la quale sono sposati da sessantadue anni, lo rimprovera bonariamente per le levatacce cui si costringe per vedere i suoi amati animali, ed il suo ostinarsi ad andare in montagna da solo.

“Nelle serate mostrerò alcuni dei miei scatti, e dirò due parole – Gai parla in punta di piedi, ancora non si capacita di tanto interesse attorno alle sue fotografie, ma ne è molto orgoglioso –. Spiegherò come sia importante avere un buon obiettivo, ma la natura ti insegna anche ad avere pazienza. Sono lunghi gli appostamenti e le attese per riuscire non solo a vedere l’animale, ma anche fare la giusta inquadratura per la riuscita di una buona fotografia. E spesso occorre andare al mattino molto presto”.

Ma ciò che più di tutto Gai ci tiene a sottolineare e raccomandare, è il rispetto: “Incontrare gli animali in natura è una grande emozione, e riuscire a fotografarli amplifica quest’emozione, perché ti permette di catturare l’attimo e renderlo immortale, almeno nell’immagine. Ma prima di tutto deve venire il rispetto per l’animale: mai avvicinarsi troppo, soprattutto in presenza dei piccoli. Io conosco la posizione di molti nidi, di rapaci, altri uccelli, diverse specie; ma mi avvicino, benché mai troppo, solo quando i piccoli cominciano a crescere un po’, a rendersi minimamente autonomi, e non rischio più di metterli in pericolo”.

Battista Gai, oltre alla fotografia naturalistica, si diletta anche in altre arti, dalla pittura all’intaglio su legno, tecnica attraverso la quale realizza molteplici bastoni dalle più svariate forme, di animali o anche antropomorfe, reali o di fantasia.

E con la voglia di scoprire che lo contraddistingue, ha creato un rapporto speciale con amici ed ammiratori tramite il suo seguitissimo profilo Facebook Batti Gai | Facebook “Non sono ancora tanto pratico di queste nuove tecnologie, ma mi piace condividere le foto con altri amanti della natura, e far conoscere anche uccellini o altri animali meno conosciuti. E noto con piacere che la gente capisce queste foto, nota gli scatti migliori” prosegue Batti.

Uno scatto memorabile

È stato proprio semplicemente condividendo i suoi scatti sul web, per passione, che è nata la sua fama. Ma il vero trampolino di lancio, è stato uno scatto che immortala nella neve un lupo vicino al cervo che ha predato; nei pressi, si trova anche un corvo, ed è ormai noto il sodalizio fra lupi e corvi nella caccia e nella spartizione del nutrimento.

A pochi passi, una volpe, molto probabilmente attratta dall’odore del cervo predato, che immediatamente si accorge del lupo e se ne va, abbassando testa e coda in segno di sottomissione. “Quella foto è finita anche sul National Geographic! – rammenta Gai – Mi era stato chiesto di partecipare ad un concorso per il Life Wolf Alps, sui luoghi dove il lupo è presente o potrebbe tornare. Di certo, per scattare foto agli animali, oltre alla pazienza di attendere il momento opportuno, è anche importante conoscerne un po’ il comportamento, entrare un po’ nella loro testa. Ma con questo scatto sono stato anche particolarmente fortunato, e poi sono andato a ritirare il premio a Trento, al Museo delle Scienze”.

Famiglia e ricordi

Di fortuna parla anche guardandosi alle spalle, ripercorrendo la sua vita. Nonostante da bambino abbia assistito alle brutture della Seconda Guerra Mondiale, fra bombardamenti, esecuzioni e pestaggi.

Ricorda l’infanzia quando i genitori presero in gestione la trattoria ‘Le Tre Galline’ sotto ai portici di via del Duomo a Pinerolo, dove la famiglia, originaria di Villafranca d’Asti, aveva deciso di trasferirsi, dopo che più volte durante la guerra il papà Giacomo, alpino e talentuoso fabbro, venne chiamato a prestare la sua opera proprio alla Caserma degli alpini di Pinerolo, dove si distinse per la sua abilità nel riparare le ruote dei carri, tanto da essere considerato troppo prezioso per essere inviato al fronte.

“Poi, il più grande aiuto che diedi ai miei genitori, fu quello di smettere di studiare – sorrise – e così ho subito cominciato a lavorare con mio papà. La nostra azienda, che ora esporta un po’ in tutto il mondo, cominciò in un garage. Costruivamo, allora come oggi, macchine imbottigliatrici, per vino, olio, ma anche acqua, vino e distillati”.

Ora le redini dell’azienda, che benché si sia ingrandita continua a restare un’azienda familiare, le detiene il fratello minore Carlo, cui Batti è molto legato, e ci tiene a sottolinearlo: “Lui, a differenza mia, ha studiato ed è diventato ingegnere: è una grande testa, ma soprattutto una bella persona, una delle migliori che io conosca”.

E così Batti, ormai in pensione, mantiene il legame affettivo con l’azienda di famiglia, dove regolarmente si reca in visita, ma è libero di dedicarsi alle sue fotografie immerso nella natura.

Il costo della cena del 22 è di 22 euro, con possibilità di richiedere il menù bimbi a 10 euro.

Per ulteriori informazioni e prenotazioni, contattare il numero 3470509676.

Tatiana Micaela Truffa

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