Non hanno ancora finito di cadere dai rami ma è già chiaro che l’annata delle castagne in Val Pellice non è buona. A fare la stima è l’associazione produttori della Val Pellice: “Non siamo ancora in grado di fare un bilancio definitivo, ma un’idea ce l’abbiamo già: la produzione del 2021 è appena un terzo di quella media nelle annate normali” spiega Piervaldo Rostan. “Se negli anni passati chiudevamo la giornata con 15 quintali nei sacchi – continua –, oggi ci fermiamo a 4 o 5”. Per ricordare un’annata così negativa – spiegano – è necessario tornare al periodo dell’invasione del cinipide galligeno, tra il 2010 e il 2013.
“Un mare di piccoli ricci a terra, privi di castagne all’interno” è l’immagine descritta da Rostan e che contraddistingue l’annata, facendo pensare che qualcosa non ha funzionato nel periodo dell’impollinazione. “Il forte vento riscontrato in alcune giornate, ad esempio a fine giugno, ha provocato una caduta massiccia di fiori, ostacolando l’impollinazione – spiega –. Per questo è frequente trovare ricci vuoti”. La scarsità di acqua invece ha influito sulla pezzatura: “Sono pochissime le castagne grandi quest’anno”, mentre le temperature alte sulla qualità: “Ne troviamo tante bacate, probabilmente a causa del caldo”.
Tra la cinquantina di membri dell’associazione produttori c’è qualcuno che coltiva il castagno ibrido eurogiapponese, quello che tipicamente si vede in pianura: “Per loro la stagione è andata meglio: fiorendo prima hanno evitato le giornate di forte vento e possono contare sull’irrigazione”. Non sembrano aver patito il ritardo che caratterizza quest’anno la maturazione della frutta: “I loro giorni di caduta sono stati quelli previsti, verso il 10 e 15 settembre, mentre per le altre castagne abbiamo dovuto attendere la prima settimana di ottobre” racconta Rostan.
Nonostante le difficoltà, i prezzi all’ingrosso non hanno registrato un aumento che possa compensare gli scarsi guadagni di quest’anno, secondo l’associazione: “L’aumento per le castagne grandi è del 10-15% ma a fronte dei una mancanza di prodotto con questa pezzatura circa il 90%. Per le castagne medie invece non c’è stata variazione di prezzo mentre è leggermente più alto quello delle piccole: circa 10/20 centesimi in più al chilo”.
In Val Pellice i boschi più vocati alle castagne sono a Lusernetta, Torre, Villar e Bobbio Pellice, nell’inverso (la destra orografica del Torrente Pellice), fresco e umido, più favorevole alla vita delle piante. Tra le varietà tipiche di questi boschi: “La regina della valle è sicuramente la gioviasca, bella, lucida e con una buona pezzatura, ma sono diffusi anche il marrone di Lusernetta e quello di Villar Pellice, due ecotipi differenti – piega Rostan –. Sono presenti anche varietà minori come la pelosa, la neirana, la solenga e la ruiana, quest’ultima poco diffusa ma molto buona”.
Nei boschi della vallata l’annata cattiva non ha fermato tuttavia i raccoglitori ‘del fine settimana’ che invadono i campi privati. Il fenomeno aveva raggiunto dimensioni difficili da gestire già lo scorso anno: “Continuiamo a chiedere alle amministrazioni locali di intervenire con un’ordinanza e dei cartelli in grado di informare le persone che è vietato raccogliere la castagne in campi di proprietà altrui”.