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Attualità | 22 agosto 2021, 11:20

Dario Ariello lascia il campo di battaglia della sanità animale e della prevenzione

Va in pensione uno dei veterinari dell’Asl To3 che contribuirono a trasformare il “terzo mondo” degli allevamenti piemontesi in un’eccellenza

Il veterinario Dario Ariello

Il veterinario Dario Ariello

Di sé afferma di essere prima di tutto un veterinario, nonostante gli studi classici della sua adolescenza avrebbero potuto portarlo verso altre professioni. Dal 1999 responsabile della struttura che si occupa di sanità animale, e dal 2016 direttore del dipartimento di prevenzione dell’Asl To3, il pinerolese Dario Ariello è andato in pensione a metà di agosto continuando però ad occuparsi di allevamento oltre che delle passioni maturate nella gioventù: “Sono un musicista e amo l’arte e i libri”. Di origine grugliaschese, Ariello arrivò nel Pinerolese grazie alla moglie, anche lei veterinaria.

Dal suo punto di vista nel frattempo è cambiato il mondo. “All’inizio degli anni Ottanta la situazione degli allevamenti piemontesi era ancora ‘da terzo mondo’ e la diffusione delle malattie infettive pressoché incontrollata. Seppure i piani di profilassi fossero partiti già negli anni Settanta, nel 1986, anno in cui iniziai a lavorare negli allevamenti, la loro importanza era ancora sottovalutata dagli allevatori e da molti degli stessi veterinari”.

La svolta “storica”, conseguente all’istituzione del servizio sanitario pubblico - legge 833 del 1978 -, secondo Ariello, coincise con la nomina alla direzione dei Servizi veterinari regionali del dottor Mario Valpreda, l’ex assessore alla sanità della Regione Piemonte, scomparso nel 2013: “Lui aumentò gli organici dei Servizi veterinari delle Asl, facendo assumere molti giovani veterinari neolaureati che, non svolgendo attività libero professionale negli allevamenti, retribuita dagli allevatori stessi, potevano portare avanti senza condizionamenti le attività di bonifica sanitaria dalle malattie infettive”.

Ma la battaglia per fare accettare i piani di profilassi obbligatori non fu semplice: “Quelli contro la tubercolosi, la brucellosi e la leucosi bovina enzootica divennero obbligatori nel 1983, ma gli allevatori mal sopportavano i controlli: gli animali infetti erano numerosi e dovevano essere inviati al macello in tempi rapidi; inoltre gli indennizzi per gli abbattimenti erano bassi”. Nel Pinerolese, tuttavia i giovani veterinari come Ariello, trovarono buoni maestri: “Per me uno di questi fu il dottore Giuseppe Marmo, direttore dell’area di sanità animale dell’Ussl 44 di Pinerolo a fine anni Ottanta”.

Nel 1999, toccò ad Ariello diventare responsabile della struttura che si occupa di sanità animale. Puntò quindi sull’implementazione dei piani volontari e sul monitoraggio dell’adesione degli allevamenti. Spiega come oggi i risultati siano tangibili: “La situazione sanitaria degli allevamenti nel territorio dell’Asl To3, dopo l’eliminazione delle malattie oggetto dei piani di profilassi obbligatori, che è stata lunga e faticosa, è ormai da alcuni anni assolutamente eccellente”.

Quale la specificità del territorio? “Dal punto di vista del patrimonio zootecnico, il territorio della nostra Asl è al secondo posto in Piemonte, dopo l’Asl di Cuneo. Abbiamo molte aziende che allevano la razza bovina Piemontese, tra le migliori razze da carne esistenti, invidiata dal mondo intero, oltre a una bella realtà di allevamenti da latte, con molti caseifici aziendali e caseifici d’alpeggio. La situazione territoriale degli allevamenti, dalla pianura all’alta montagna, è ovviamente diversificata, ma la zootecnia è comunque importante nelle diverse realtà”.

Quali le incognite per il futuro? “Gran parte dei veterinari pubblici è della mia leva, poche sono state le assunzioni successive. Rischia quindi di succedere ciò che è avvenuto per i medici: la difficoltà per il settore pubblico di reclutare sanitari specializzati. Anche perché nel frattempo gran parte dei professionisti si è dedicata ai piccoli animali con la proliferazione di ambulatori”.

Nel suo futuro invece Ariello continuerà ad occuparsi di animali ma solo per passione: “A casa allevo per hobby una ventina di pecore di razza Suffolk. Credo che il lavoro degli operatori che praticano l’allevamento a livello professionale sia molto impegnativo, con rilevanti rischi economici, ma che possa dare, se fatta con passione, anche molte soddisfazioni”.

Elisa Rollino

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