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Sport | 19 aprile 2021, 17:15

Superlega, Torino (e Agnelli) nell'occhio del ciclone: da dove nacque il calcio, arriva la parola "fine"?

Lo scontro tra il presidente della Juve e quello della Uefa, sull'ipotesi di un nuovo campionato europeo ristretto, mette a rischio la sopravvivenza dei campionati nazionali. Ci sarà ancora spazio in futuro per il derby della Mole?

Andrea Agnelli

Il futuro della Superlega fa discutere non solo il mondo del calcio

La città che più di ogni altra ha fatto la storia del calcio italiano, la città che grazie alla Juve detiene il record degli scudetti e che da 100 anni porta avanti una tradizione di famiglia e di successi, grazie agli Agnelli, oggi con il pronipote Andrea rischia di mettere fine al campionato e alla nostra serie A, così come abbiamo imparato a conoscerla.

Grandi club vs Uefa

Insomma, è partito da Torino l'attacco alla attuale governance del calcio, che ora vede la contrapposizione frontale tra due fazioni: da una parte i grandi Club, pronti a varare la nuova Superlega, con ingressi di fatto riservati a formazioni di élite, per andare oltre la Champions, massimizzando i guadagni e aumentando le partite di cartello a livello internazionale. La risposta dell'Uefa non si è fatta attendere: prima ancora che si ufficializzasse la nuova Champions a 36 squadre (al via dal 2024), il massimo ente calcistico europeo ha minacciato di mettere fuorigioco dalle competizioni nazionali e internazionali i club, privando i loro giocatori anche di poter indossare la maglia delle rispettive nazionali.

Niente più derby della Mole?

Insomma, se la Juve dovesse insistere nell'andare avanti su questa linea, visto che Andrea Agnelli ha lasciato la guida dell'Eca (l'associazione dei club europei) e si è dimesso anche dall'esecutivo Uefa, per portare avanti la sua battaglia (assieme al patron del Real Madrid, Florentino Perez e ad altri 10 top team europei) per portare avanti il suo progetto di Superlega, si rischierebbe di non veder più disputato il derby della Mole. E non per colpa del Toro, come è successo tante, troppe volte, viste le numerose retrocessioni in B dei granata negli ultimi 30 anni, ma perché la Signora degli scudetti non giocherebbe più in serie A. In questo modo verrebbe meno la sfida più attesa dai tifosi, quella che nei giorni della vigilia divide in due la città e accende le passioni e la rivalità sportiva più sana e divertente.

Il partito del no alla Superlega

Ovviamente le voci contrarie al progetto Superlega hanno difeso a spada tratta l'iniziativa della Uefa, in molti (soprattutto tifosi delle società medio-piccole) hanno tirato fuori gli artigli e sottolineato come questo progetto sarebbe l'anticamera della fine del calcio, così come lo abbiamo conosciuto, con le sfide di campanile, lo spazio e il rango anche per le formazioni provinciali, a vantaggio di un torneo esclusivo, in cui giocano solo i migliori e i più ricchi, anche a costo di vedere magari 8 volte nella stessa stagione Juve-Manchester piuttosto che Real-Psg.

L'esempio del basket

Nessuno crede davvero che si consumerà questo strappo e che il campionato italiano perderà la Juve, ma anche il derby della Madunina (visto che anche Milan e Inter sono attratte dal discorso Superlega), in questo momento nessuno vuole cedere di un millimetro in questo braccio di ferro, per potersi poi trovare in posizione di vantaggio quando si andrà a trattare una soluzione di mediazione. Nel basket è già successo: da anni l'Olimpia Milano è l'unico club italiano che partecipa all'Eurolega (la Champions League dei canestri), mentre tutte le altre squadre di casa nostra partecipano alle altre manifestazioni e neppure per la vincente dello scudetto c'è la possibilità di prendere parte all'Eurolega. La Virtus Bologna, l'altra squadra nobile e storica dei nostri parquet, sta cercando di entrare in questo esclusivo club, ma per prendere parte all'Eurolega servono impianti di una certa grandezza, budget multimilionari e requisiti che sono possibili solo per pochi.

La Nba americana come modello

Ma con questa trasformazione delle coppe europee, Milano continua a giocare nella nostra serie A e si è evitato il rischio (paventato 5-6 anni fa) che potesse dedicarsi solo all'Europa, lasciando da parte i canestri di casa nostra. Certo, le dimensioni del basket non sono paragonabili a quelle del calcio, oltretutto questo mondo guarda più alla Nba americana che al calcio e in questo senso la lega professionistica americana è quella che, più di tutti, si avvicina all'idea di Superlega. Club tutti di città più o meno grandi, con bacini di utenza di un certo tipo, niente retrocessioni e la possibilità di far iscrivere nuove squadre (franchigie il termine usato, per la precisione) solo se tutti i proprietari degli altri club sono d'accordo e vengono garantiti i requisti di cui sopra. Non è un caso che da anni si parli di portare la Nba da 30 a 32 squadre, ma non si sono ancora definite le intese per aggiungere due nuove società.

Botta e risposta Agnelli-Ceferin

Intanto, si è saputo che è JP Morgan, una delle principali banche d’affari al mondo, a finanziare il progetto della Superlega. Lo ha dichiarato un portavoce all’agenzia Reuters: “Posso confermare che abbiamo finanziato l’operazione”, le parole dettate alle agenzie.

Nel frattempo, è iniziata la guerra tra Agnelli e i vertici della Uefa. Il presidente della Juve, nel comunicare la sua decisione di rinunciare alla guida dell'Eca e le dimissioni dall'esecutivo Uefa, ha dichiarato: "Stiamo garantendo a tifosi e appassionati un programma di partite che sappia alimentare il loro desiderio di calcio e, al contempo, fornisca un esempio positivo e coinvolgente”.

A stretto giro di posta è arrivata la replica del presidente dell'Uefa Alexander Ceferin, che ha ripetuto di sentirsi tradito personalmente da Andrea Agnelli e dal suo comportamento: "Ci eravamo sentiti sabato e mi aveva detto che le voci sulla Superlega che circolavano erano solo voci. Poi ha spento il telefono. E' la più grande delusione che abbia avuto. Non ho mai visto una persona che potesse mentire così di continuo, è veramente incredibile".

Draghi e Conte: "Salvare i campionati nazionali"

La vicenda della Superlega ha visto scendere in campo anche il Premier Mario Draghi a difesa dei tornei nazionali e contro le ipotesi prospettate da Agnelli e compagnia. “Il Governo segue con attenzione il dibattito intorno al progetto della Superlega e sostiene con determinazione le posizioni delle autorità calcistiche italiane ed europee per preservare le competizioni nazionali, i valori meritocratici e la funzione sociale dello sport”.

Pure il suo predecessore, Giuseppe Conte, ha voluto dire la sua: "Oggi tanti appassionati di calcio si trovano spaesati, amareggiati. Immagino alcuni anche arrabbiati. Di sicuro si sentono depredati del sogno più bello che lo sport riesce a disseminare in ogni angolo del pianeta: la possibilità che la propria squadra del cuore - non fa niente se piccola, priva di blasone e con scarsi mezzi finanziari - possa sovvertire i favori dei pronostici e riuscire a prevalere su un prato verde, come fu per Davide contro Golia. Chi oggi lavora per realizzare il progetto della Superlega e persegue una logica elitaria che prescinde dalla qualità del gioco, dal merito sportivo e dallo spirito di solidarietà, sappia che ci vedrà caparbiamente “contro”, come appassionati di calcio e come sportivi".

Juve, Milan e Inter: "Vogliamo continuare a giocare la serie A"

Alla riunione della Lega Calcio, svoltasi nel pomeriggio in videoconferenza sul tema della Superlega, hanno partecipato anche Juventus, Milan e Inter. La richiesta delle tre società è stata chiara: "Vogliamo continuare a giocare in serie A anche a partire dalla prossima stagione". Questa dunque la loro risposta a una presunta esclusione dal campionato nazionale invocata dalla Uefa. Ma la sensazione è che queste siano solo le schermaglie di una lunga battaglia.

Massimo De Marzi

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