Un sito internet, una pagina Facebook e una campagna di comunicazione e di informazione con Claudia Gerini a fare da testimonial che spinga a tenere alta l'attenzione su una patologia subdola come il tumore alle ovaie: pericoloso, ma che spesso resta silente, dando pochissimi sintomi e segnali. Tutto questo è "Manteniamoci informate", l'iniziativa di sensibilizzazione che oggi ha fatto a Torino, ma la cui valenza è ovviamente nazionale ed è promossa da Fondazione AIOM insieme ad ACTO Onlus, LOTO Onlus, Mai più sole e aBRCAdabra.
La diagnosi tempestiva come arma migliore
Proprio la prevenzione, in questi casi, è fondamentale per una diagnosi tempestiva. Sono circa 3.000 le pazienti che convivono con la malattia in Piemonte e sono circa 500 i nuovi casi di tumore ovarico ogni anno. "Con Molinette, Regina Margherita, Sant'Anna e Cto noi affrontiamo il 25% dei casi della patologia oncologica piemontese - dice Giovanni La Valle, direttore generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Città della Salute -, ma accanto alla cura deve essere la prevenzione a farla da padrone, soprattutto durante una pandemia come quella che stiamo vivendo, che rischia di distrarci dalle altre necessità di salute. E' ciò che stiamo garantendo, con la nostra rete oncologica, anche in queste settimane così difficili".
"La sopravvivenza a 5 anni è del 40% ed è tra le prime cause di morte - aggiunge Mario Airoldi, direttore SC Oncologia Medica 2 PO Molinette AOU Città della Salute -. Nell'80% quando la si scopre è ormai in fase avanzata e bisogna lavorare molto sulle mutazioni, presenti nel 20-25% dei casi. Per questo serve uno screening anche sui famigliari, visto che l'ereditarietà di questa alterazione genetica è del 50%. Peraltro si tratta dello stesso gene mutato che causa il cancro al seno, che però si colloca in una zona del corpo dove lo screening è più semplice".
Se preso per tempo, le percentuali di sopravvivenza raddoppiano
"Alla diagnosi di questo tumore si arriva purtroppo per caso, nonostante le molte ricerche che sono state fatte, soprattutto in Inghilterra - concorda Paolo Zola, responsabile Day Hospital Oncologico PO Sant’Anna AOU Città della Salute e della Scienza di Torino -. Il consiglio è che di fronte a sospetti e disturbi, bisogna rivolgersi a centri che siano in grado di condurre indagini adeguate fin da subito. Un tumore scoperto per tempo, ha una possibilità di sopravvivenza oltre l'80%, mentre una volta che si espande in altre parti del corpo il tasso crolla al 40%".
Cosa succede dopo la diagnosi?
"Una volta che ci si trova di fronte a una diagnosi di tumore ovarico bisogna prendere in carico la paziente e farla sentire assistita, con una struttura che si dimostri efficiente - Saverio Danese, direttore ginecologia e ostetricia dell'ospedale Sant'Anna di Torino - Gli studi confermano che interventi efficaci avvengono molto più facilmente in quelle sale operatorie in cui si affrontano molti casi ogni anno, di tumore ovarico: ecco perché bisogna trovare i riferimenti adeguati. Non c'è farmaco successivo all'operazione che possa dare benefici paragonabili a una corretta asportazione della massa tumorale".
L'attività del volontariato
"La nostra attività vuole accompagnare le donne e le loro famiglie proprio in un momento così difficile - commenta Elisa Picardo, specialista in Ginecologia e Ostetricia presso PO Sant’Anna AOU Città della Salute e della Scienza di Torino e presidente dell’Associazione Acto Piemonte -: siamo nati nel 2017 e vogliamo unire persone che intendono fare la differenza, collaborando e dando il proprio contributo. Si sa troppo poco di questo tipo di tumore, spesso scoperto in fase avanzata e quindi le pazienti vanno supporate. E poi vogliamo fare prevenzione, sperando di poter presto tornare a operare a pieno regime, appena il Covid ce lo permetterà".