I Comuni montani della Val Pellice lanciano l’allarme: sono sempre più numerose le richieste che dall’estero arrivano agli uffici anagrafe per ottenere l’estratto dell’atto di nascita, o di matrimonio, degli antenati al fine di iniziare l’iter amministrativo per ottenere la cittadinanza italiana “iure sanguinis”, in base alla quale è cittadino italiano il discendente di italiani. Mentre non tutti i Comuni hanno la stessa opinione sulle motivazioni dell’aumento, la paura però è condivisa: chi ottiene la cittadinanza entra nell’Anagrafe Italiani residenti all’Estero (Aire) e quindi nelle liste elettorali.
Un problema perché questi non vengono in Italia a votare e nei paesini di montagna è necessario che ci siano due liste, altrimenti il Comune è destinato al commissariamento.
Perché un’elezione sia valida con una sola lista, devono andare al voto il 50% più uno degli aventi diritto e la maggioranza deve sceglierla.
Quando gli iscritti Aire superano i residenti, è impossibile.
Bobbio Pellice, ad esempio, ha più cittadini iscritti all’Aire che residenti, e ad ogni elezione comunale si ripresenta il problema di trovare una seconda lista, come racconta il sindaco Mauro Vignola: “Gli iscritti son 946 mentre sono 541 i residenti. Avendo diritto di voto succede che il numero di votanti nei piccoli paesi come il nostro è sproporzionato rispetto alla popolazione. Così, alle elezioni comunali è sempre necessario comporre una seconda lista. Da anni chiediamo una modifica alla legge” .
A Rorà le richieste di estratto di nascita o di matrimonio degli avi sono aumentate del 50%. “L’incremento è iniziato lo scorso anno e potrebbe essere collegato a nuovi progetti migratori in Europa – ipotizza Claudia Bertinat, sindaco di Rorà –. Non è detto infatti che i richiedenti progettino di migrare in Italia, ma la cittadinanza gli permetterebbe infatti di spostarsi più facilmente nei paesi europei”.
Cinzia Bortolotti è la responsabile dell’ufficio anagrafe: “La maggior parte delle richieste arrivano dall’Argentina, Uruguay e Paraguay paesi i cui sono migrati tanti rorenghi a fine Ottocento e inizio Novecento. Ora tanti dei discendenti vogliono ricostruire il loro albero genealogico e hanno bisogno dell’atto di nascita che dimostri che il loro avo nacque qui”. Con l’estratto di nascita, ci si reca al Consolato per iniziare l’iter amministrativo che permette di ottenere la cittadinanza italiana ‘iure sanguinis’: “Il procedimento è ancora lungo perché deve essere verificato che nessuno dei discendenti dell’avo individuato abbia rinunciato alla cittadinanza o non ne abbia più diritto” spiega Bortolotti.
Anche a Villar Pellice l’incremento, iniziato a settembre 2020, non da cenni di arrestarsi: “Arrivano soprattutto dall’Uruguay, dall’Argentina e dal Brasile ma ogni tanto ne arriva qualcuna anche dalla Francia” rivela Daniela Davit, dell’ufficio anagrafe del Comune -..
Anche qui, l’aumento registrato lo scorso anno si attesta su una percentuale del 50%. In media a Villar Pellice arrivano una o due richieste a settimana e il numero degli iscritti all’Aire è lievitato negli ultimi decenni: “Siamo passati al centinaio degli anni Novanta al migliaio degli attuali” aggiunge Davit. La pratica di cittadinanza, con i relativi controlli del Consolato, può essere talmente lunga che l’impiegata ipotizza che i richiedenti siano mossi soprattutto da questioni affettive: “Poco tempo fa, ad esempio, ha ottenuto la cittadinanza una persona a cui avevo inviato il certificato di nascita dell’ascendente appena entrata a lavorare in Comune: una ventina d’anni fa. Per questo motivo penso che non siano richieste finalizzate all’emigrazione – riflette Davit –, perché in un arco di tempo così lungo il progetto di vita può cambiare decisamente”. Il sindaco di Villar Pellice, Lilia Garnier, è della stessa opinione: “Credo che si tratti, prevalentemente, di ricerche sulla propria origine”.