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Economia e lavoro | 09 marzo 2021, 12:53

L'appello degli artigiani torinesi a Draghi: “Bene gli aiuti su calo fatturato calcolati su un'intera annualità”

De Santis (Confartigianato): "E il recovery fund venga riscritto tenendo conto che il 93,5% delle imprese in Piemonte e in Italia è sotto i 9 addetti”

artigiano che lavora il legno con una pialla

Il mondo dell'artigianato torinese chiede provvedimenti su misura per le aziende di piccole dimensioni

Una serie di misure necessarie, urgenti, ma da modellare con attenzione alle particolarità della platea cui si rivolgono. Così il mondo dell'artigianato torinese valuta gli ultimi scenari legati ai sostegni destinati alle attività economiche più colpite dagli stop per la pandemia.

Bene il ripensamento del Governo sul Dl Sostegno confermato da una nota del Ministero che ha specificato che gli aiuti alle imprese in difficoltà a causa del Covid saranno erogati prendendo a riferimento un’intera annualità e non singole mensilità, come era scritto in una bozza”. Ad affermarlo Dino De Santis, presidente di Confartigianato Torino, che prosegue: “il Decreto è un passaggio fondamentale per la salvaguarda di quelle migliaia di piccole imprese che sono l’ossatura del nostro manifatturiero e dell’economia. Un provvedimento rimasto per giunta bloccato dalla crisi di Governo e che non può più slittare”.


Ci aspettiamo molto dall’esecutivo – prosegue De Santis -. Le oltre 116mila imprese artigiane del Piemonte (60mila circa a Torino e provincia) chiedono azioni lungimiranti e immediate per poter sopravvivere all’impatto della recrudescenza pandemica sul tessuto economico-imprenditoriale. Voglio anche sottolineare come il Decreto aiuterà le imprese per una piccola parte di liquidità, ma uno sforzo deve essere ancora fatto anche verso gli istituti bancari che devono poter accompagnare le nostre imprese nella ripartenza con finanziamenti a medio e lungo termine e con un’ulteriore garanzia da parte dello Stato, altrimenti molte imprese, nonostante la possibile ripresa del Paese, resteranno indietro o addirittura al palo e saranno costrette a chiudere”.

Le imprese artigiane, in questi mesi, hanno fatto la loro parte. Hanno affrontato con coraggio la situazione, hanno anticipato la cassa integrazione, hanno anche dovuto sacrificare molto alla sicurezza e alla salute della comunità. Basta guardare i numeri. Il 45% dei nostri associati sta vivendo un momento difficile, con gravi rischi operativi e problemi di liquidità –continua De Santis- parlo delle imprese che operano nella filiera del turismo e degli eventi. Ma non possiamo dimenticare il comparto moda che nei primi 10 mesi del 2020 ha perso il 35% del fatturato con punte del 65% e oltre nel calzaturiero e nelle nicchie del wedding. Ma non solo loro. Pensiamo a tutte le piccole imprese artigiane che sono nell'arredo e nelle organizzazioni fieristiche. In pratica l’effetto pandemico si sta riversando negativamente e a cascata più o meno su tutte le imprese artigiane. Si tratta per lo più di aziende che possono attribuire le loro difficoltà esclusivamente alla pandemia e che sono ancora il motore del nostro territorio, nonostante il Covid si sia abbattuto sulla loro capacità imprenditoriale. Il Governo deve considerare una strategia che non schiacci la piccola impresa, per evitare così il sacrificio di anni di lavoro di tanti artigiani”.

Non vorrei, però, che il tema della dimensione di impresa diventasse centrale oppure l’unico interesse del Governo, perché la capacità di produrre ricchezza non può essere misurata esclusivamente sulla struttura più o meno ampia delle nostre imprese. Si possono avere progetti imprenditoriali straordinariamente interessanti e sostenibili soprattutto nelle imprese piccole e flessibili per definizione. La nostra associazione lo sa bene e in questi mesi la nostra struttura territoriale è stata in prima linea per offrire nuove chiavi di lettura agli associati – precisa De Santis - vogliamo che abbiano, con il nostro aiuto, gli strumenti necessari per affrontare la nuova normalità. Li stiamo affiancando nell’obiettivo di investire sui processi di digitalizzazione, di riorganizzazione, di sostenibilità ecc”.

Altro elemento chiave - conclude De Santis- sarà l’utilizzo dei fondi del Recovery fund. Chiediamo al Governo che, nella messa a punto del piano, si tenga conto di quelle che sono le caratteristiche del tessuto imprenditoriale del nostro territorio, dove il 94% delle aziende sono Pmi con meno di 9 addetti. Quindi che non ci siano vincoli di destinazione dei fondi in base alle dimensioni dell’azienda, che ci sia velocità di esecuzione e chiarezza nell’individuazione delle opere”.

redazione

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