Spesso sono coppie, generalmente hanno tra i quaranta e i sessant’anni e figli al seguito. I nuovi residenti della Val Pellice sembrano aver lasciato la città con una certa urgenza e apparentemente senza lasciarsi spaventare dalla solitudine della vita in certi contesti montani e nemmeno dalla difficoltà di spostarsi, soprattutto d’inverno. Di sicuro il loro arrivo così consistente, soprattutto da Torino, ha colto di sorpresa chi lavora da decenni nel mercato immobiliare valligiano come Paolo Ferrando della Bi.Effe di Torre Pellice: “Durante il lockdown abbiamo constatato che per la prima volta era impossibile fare previsioni su ciò che sarebbe successo. Ma dopo poco c’è stata l’esplosione: nei soli mesi di maggio, giugno, luglio del 2020 abbiamo superato le transizioni dell’intero 2019”.
Uno dei paesi dove si vedono più ‘facce nuove’ è Torre Pellice: “Qui lo scorso anno sono arrivati 363 nuovi residenti, praticamente il doppio di quelli che hanno lasciato il paese che sono stati 183” annuncia il sindaco Marco Cogno. Un numero importate per un paese di 4.613 abitanti: “Circa l’8 per cento dei cittadini quindi sono nuovi residenti e, ora, la domanda a cui dobbiamo trovare risposta è: cosa si aspettano da Torre Pellice?” aggiunge Cogno.
L’interesse a vivere in zone marginali, infatti, potrebbe sgonfiarsi se i nuovi arrivati non trovano ciò che cercano: “Semplicemente una qualità di vita ‘casalinga’ migliore rispetto a quella che svolgevano in città – afferma Lilia Garnier, sindaco di Villar Pellice –. Mentre qualcuno è mosso da un’immagine di vita bucolica che i nostri paesi possono sembrare offrire”. Anche nel paese che amministra si è verificato un fenomeno analogo a quello torrese ma i numeri sono più piccoli perché Villar supera appena il migliaio di abitanti. “Abbiamo percepito il trend di nuovi arrivi: alcune seconde case ora sono abitate tutto l’anno” afferma. I dati confermano l’impressione: nel 2020 sono arrivati 47 nuovi villaresi mentre se ne sono andati 28, “Se teniamo conto che i morti sono stati 22 mentre i nati 4, allora è evidente che il saldo demografico positivo è stato garantito dagli arrivi” aggiunge Garnier.
Nuovi abitanti sono saliti anche ai circa 960 m s.l.m di Rorà ma non hanno riempito il vuoto lasciato dagli anziani che sono scesi a valle, così come racconta il sindaco Claudia Bertinat: “Per evitare la solitudine provocata dal lockdown alcuni anziani hanno preferito ricongiungersi con le famiglie che vivono in pianura”. Parallelamente c’è anche un aumento di seconde case frequentate nei weekend, nei periodi in cui le limitazioni agli spostamenti lo permettono; anche il centro del paese è rinato con la riapertura del negozio bar e del ristorante in piazza Fontana. “Assistiamo a una ripresa della vita, anche se un po’ a strattoni a causa delle limitazioni alla vita sociale, ma è comunque motivo di speranza”.
Il fenomeno dei nuovi arrivi non sembra essersi limitato ai mesi successivi al lockdown: “Da noi è ripreso nell’autunno con un ritmo serrato: siamo arrivati a ricevere anche 7/8 richieste al giorno di cambio residenza” dichiara il sindaco di Torre Pellice. L’impressione è che molti abbiano una certa urgenza di trasferirsi, come emerge dal racconto di Paolo Ferrando: “Il tempo delle trattative si è drasticamente ridotto. A volte acquistano casa già dopo il primo appuntamento”. I clienti che lui e i suoi colleghi hanno accompagnato all’acquisto sono sia locali che torinesi ma soprattutto il numero di questi ultimi è aumentato: “Hanno soprattutto tra i 40 e 60 anni, sono prevalentemente coppie e con figli ma ciò non gli impedisce di scegliere i paesi più alti della vallata”.