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Attualità | 26 gennaio 2021, 14:28

Scorie nucleari, la rabbia dei sindaci: "Non si può distruggere quello che abbiamo costruito in anni"

Controcorrente Daniele Pane, sindaco di Trino, disposto a mettere a disposizione il suo territorio per la costruzione del Deposito

Scorie nucleari, la rabbia dei sindaci: "Non si può distruggere quello che abbiamo costruito in anni"

"Da noi i criteri di esclusione non sono stati rispettati". E' preoccupata la sindaca di Carmagnola, Ivana Gaveglio, sulla possibilità che il Deposito nazionale dei rifiuti nucleari possa essere realizzato sul suo territorio. 

"La nostra è una comunità che nel corso degli anni ha cercato di tornare all’agricoltura - esordisce durante il Consiglio regionale aperto organizzato per oggi, martedì 26 gennaio -. Siamo stati costretti ad attivarci in un periodo in cui è impossibile comunicare in modo diretto".

Sostiene che la vocazione agricola del territorio potrebbe essere compromessa. " Abbiamo un prezioso terreno agricolo strappato alle paludi e reso fertile nel corso degli anni - aggiunge -. La nostra economia è solida nonostante le mille difficoltà eppure non capiamo come mai, per noi il criterio 4 sui rischi geomorfologici ed il 10, sulle falde acquifere, non siano stati presi in considerazione". E proprio a Carmagnola, la presenza di una falda acquifere molto superficiale potrebbe essere motivo di esclusione.

Per Maria Rosa Cena, sindaca di Caluso, il Deposito nazionale vanificherebbe tutti gli sforzi fatti dalla popolazione nel periodo post industriale degli ultimi anni.

"Sappiamo che le scorie esistono e serve un deposito in Italia. Ma la nostra area non è adatta allo scopo e pubblicheremo la documentazione. Quarant'anni fa il nostro era un territorio industriale, avevamo l'Olivetti e la Lancia a pochi chilometri e noi stessi ospitavamo una grande azienda. Oggi non è più cosi. Abbiamo dovuto rimboccarci le maniche e trasformarci e abbiamo puntato tutto sull'agricoltura, sulla viticoltura".

Ma anche sul turismo e sull'enogastronomia.

"Il nostro territorio è pieno di giovani imprenditori e siamo circondati da un sito Unesco, da bellezze naturali come il lago di Candia e di Viverone".

Anche il sindaco di Mazzè, Marco Formia, che insieme a Caluso e Rondissone è tra i favoriti ad ospitare il deposito, è intervenuto facendo luce sulle diverse criticità "La nostra è un'area agricola, in cui sono presenti canali facilmente esondabili. Ci spaventa che quindi essere considerati tra i primi posti fra i siti potenzialmente idonei. Ma è normale che 8 aree tra le 67 individuate siano tutte in Piemonte?- sbotta.

Mostra la sua perplessità sul fatto che verranno stoccati anche i rifiuti di madia e alta intensità. "Se i criteri servono per individuare un deposito rifiuti a bassa intensità, com'è possibile che vada bene anche lo stoccaggio di quelli ad alta intensità. Stiamo subendo tensioni da un anno a questa parte, sono fortemente preoccupato per tempi e modi. Siamo a pochi chilometri da Saluggia ma essere vicino ad un altro sito non è un criterio da considerare".

Formia evidenzia anche le ricadute negative dal punto di vista economico. "Abbiamo avuto già ricevuto disdette per l'acquisto di fabbricati per il solo fatto di rientrare tra i siti potenzialmente idonei...".

Antonio Magnone, primo cittadino di Rondissone si sofferma sulla distanza dal sito. "Il nostro centro abitato dista circa un chilometro dal perimetro dell'area prescelta - interviene -. Siamo consapevoli da cittadini che un deposito deve essere realizzato ma vorremo capire se il metodo usato è stato coerente per tutto il territorio nazionale. Ci sono incongruenze nel progetto. Nel progetto si parla di distanza idonea ma qual è la distanza idonea effettiva?". 

Magnone fa anche un confronto con i depositi francesi, dislocati a 3 chilometri dai centri abitati. "Il deposito nazionale lo abbiamo già e per altri 50 anni lo avremo. Confiniamo con Saluggia, che detiene un grande numero di rifiuti. Oggi chiediamo al consiglio di sostenere le amministrazioni nel diritto di equità perchè la scelta non deve essere dettata da convenienza nè da economicità".

Va controcorrente Daniele Pane, sindaco di Trino, che ha già un sito nucleare provvisorio. Eppure il deposito nazionale se lo prenderebbe volentieri. "Abbiamo esigenza che venga realizzato il deposito unico nazionale ormai da trent'anni".

Sostiene che l'Italia debba cambiare il modo di affrontare il tema del deposito. "Nel 1990 è stata decretata la fine della produzione del nucleare e mi stupisce sentir parlare di scelte improvvise. E' una scelta che doveva essere fatta già allora. Va allontanato questo pensiero perchè la carta doveva essere già pubblicata nel 2015 ma non è stato fatto. Noi siamo deposito provvisorio e non vogliamo più esserlo quindi chiedo alla Regione di affrontare il tema". 

Da qui nasce la sua candidatura a ospitare il deposito. "Ho dato una soluzione alternativa - illustra - nel caso in cui nessuno dei 67 siti considerati idonei dia la propria disponibilità. Chiedo al Consiglio di sensibilizzare a fare cultura sul tema del nucleare e valutare altri siti rivedendo i progetti".

 

a.g.

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