E’ stato somministrato anche in Piemonte, a Torino, il primo vaccino anti-Covid. A riceverlo il professor Giovanni Di Perri, responsabile del dipartimento di Malattie infettive dell’Amedeo di Savoia. Dopo di lui, in una cerimonia che ha visto la presenza della sindaca Chiara Appendino e degli assessori regionali Fabrizio Ricca e Luigi Icardi, la seconda vaccinata in tutto il Piemonte è stata la dottoressa Valeria Ghisetti, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia.
Anche in Italia, a partire da oggi, la lotta contro il Covid acquisisce uno strumento importantissimo per sconfiggere il virus: il vaccino. “E’ andato tutto bene, me l’hanno somministrato nel muscolo con un ago fine e non ho sentito niente” ha rivelato Di Perri, pochi minuti dopo la vaccinazione, prima che le 910 dosi venissero distribuite nel resto della regione.
“E’ una giornata molto importante, sono stati mesi molto duri. Soprattutto i primi, non si capiva come ne saremmo usciti ma nel frattempo si sono create soluzioni. Questa è la prima ed è convincente, ma ce ne dovranno essere altre: il vaccino Pfizer non basterà per tutti e ne arriveranno altri” ha spiegato il professore.
Di certo, V-Day a parte, la gran parte della distribuzione avverrà nella primavera del 2021. Sarà una campagna di vaccinazione unica, epocale. La più grande mai vista. Per rendersi conto dell’efficacia, però, ci vorranno mesi.
Di Perri, dal canto suo, ha richiesto un cambio di passo nelle contromisure da adottare per sconfiggere il Covid: “Quanto abbiamo fatto fino ad ora non è sufficiente, io spero che ci saranno soluzioni diverse e simili a qualche paese orientale: aprire tutto, ma vincolare l’accesso di alcuni esercizi a chi ha effettuato il tampone”. E se tra i vincoli ipotizzati dal professore vi fosse proprio il vaccino? “L’obbligatorietà è l’estrema ratio, dobbiamo cercare di non arrivare a questo. Ma non viviamo in tempi di pace. Si potrebbero introdurre alcuni tipi di vincolo: fai un mestiere frontale? Sei commesso, farmacista, professore? Ti devi vaccinare o non puoi fare il tuo mestiere. Se sei uno scrittore o lavori in smartworking, puoi non farlo” ha affermato Di Perri. “La salute pubblica va difesa: con la mia libertà di non vaccinarmi non posso condizionare la salute degli altri” ha poi concluso il responsabile del dipartimento di Malattie Infettive.
Felice che i vaccini siano arrivati a Torino anche la sindaca Chiara Appendino: “Per tutto il paese e per tutta l’Europa si tratta di un po’ di luce dopo tanti mesi di buio. Il percorso è ancora lungo, la campagna ci metterà mesi per arrivare ad avere una copertura tale e sviluppare così l’immunità di gregge”. La prima cittadina si è detta pronta a essere vaccinata: “Certo che si, ma si va per fasce di rischio. Quando sarà il momento, quando toccherà alla fascia di popolazione a cui io appartengo”.
Tra chi ha parlato di luce in fondo al tunnel vi è anche l’assessore regionale alla Sanità, Luigi Icardi: “Questo è un punto di svolta”. “Oggi facciamo 7 ospedali più alcune Rsa. Domani e dopodomani arriveranno altre 40.000 dosi, cominceremo davvero a vaccinare i sanitari e i soggetti più fragili. Ci stiamo già organizzando con altri vaccini a altre aziende. Sarà una campagna vaccinale epocale, con assunzioni importanti di personale. Ancora qualche mese di sofferenza, ma iniziamo la discesa” ha concluso Icardi.
“È un momento storico importantissimo - ha affermato il presidente della commissione Sanità, il leghista Alessandro Stecco - nel quale la Scienza scende in campo contro il Coronavirus". “Sono due le armi, infatti, di cui dovevamo dotarci contro il Covid per non farlo circolare: un vaccino valido e farmaci o terapie mirate al virus, che sono in arrivo".