Squadra che vince non si cambia, recita un vecchio adagio del calcio. Col Parma il Toro non ha vinto, ma ha sicuramente disputato la migliore partita degli ultimi mesi, per questo Moreno Longo medita di schierare la stessa formazione stasera, nella sfida verità contro l'Udinese.
Una gara dall'incalcolabile valore psicologico, perché ritrovare i tre punti sarebbe una eccezionale iniezione di autostima e fiducia per un gruppo fiaccato (prima del lungo lockdown) da una infinita serie di sconfitte, che in qualche caso erano state anche autentiche figuracce. E poi avrebbe un enorme valore anche per la classifica, visto che permetterebbe di staccare i friulani e di mettere sei lunghezze tra il Toro e la zona retrocessione, dopo la sconfitta di ieri del Lecce, travolto al Via del Mare dal Milan.
Con una situazione più serena e non un pesante fardello sulle spalle, qualcuna delle tante occasioni capitate sabato avrebbe avuto un esito diverso, magari al momento di calciare il rigore Belotti avrebbe avuto meno ansia. Di sicuro, la storia del calcio non si fa con i se e con i ma, per questo nella notturna contro l'Udinese (calcio d'inizio nel nuovo orario serale delle 21.45) i tre punti stavolta sono d'obbligo. Questa è una di quelle classiche partite che il vecchio cuore granata Aldo Agroppi avrebbe detto che "sono da vincere, con le buone o con le cattive".
Per farlo, complice una coperta molto corta, Longo si riaffiderà quasi certamente agli stessi 11 messi in campo contro il Parma. Le uniche possibili novità sono in mezzo al campo, con Lukic che scalpita per ritrovare un posto da titolare, dopo aver fatto soltanto uno spezzone nel finale contro i ducali, mentre davanti la sorpresa potrebbe essere il baby Millico. Più a gara in corso che non dall'inizio, comunque. L'idea del tecnico è quella di affidarsi ancora al tandem Belotti-Zaza.
Sperando che il Gallo sia più freddo sotto porta e che il suo partner lascia da parte i colpi estemporanei e le giocate ad effetto, per essere più incisivo nei sedici metri. Sarebbe un peccato grave produrre di nuovo una mezza dozzina di nitide occasioni e poi ritrovarsi a contare una sola rete all'attivo.