Ha destato risonanza nazionale la vicenda della ventiseienne dell’Albese, colpita da un colpo di calore, portata all’ospedale di Verduno dal 118, e salvata grazie a un trapianto di fegato alle Molinette di Torino. A far chiarezza sull’argomento è Massimo Perotto (foto), primario del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Verduno.
Le va di contestualizzare un po’ la vicenda?
“La giovane è arrivata al Pronto Soccorso con una sintomatologia inizialmente dubbia. Ciò che ci ha fatto propendere per un colpo di calore severo è stato il fatto che presentasse una grave alterazione neurologica, unitamente a elevata temperatura corporea e a un resoconto di prolungata esposizione al sole. È stata gestita dai colleghi del Pronto Soccorso, è stata stabilizzata in quanto a rischio vita ed è poi stata trasferita nel reparto di terapia intensiva diretto dal dottor Enrico Ravera dove ha proseguito le cure”.
Ha parlato di colpo di calore severo, che significa?
“Si tratta di un fenomeno raro, se non eccezionale, caratterizzato da una disfunzione multi organo, che provoca una situazione di shock del paziente, con un rischio di mortalità molto elevato, intorno al 50-60%. Ci possono essere più organi che vanno incontro al fallimento della loro attività: cervello, reni, fegato e apparato cardiovascolare. Il caso della paziente è ancora più straordinario, perché oltre a un colpo di calore severo, già raro, è andata incontro a una tale insufficienza epatica che ha richiesto un trapianto urgente”.
C’è stato qualche fattore scatenante?
“Lo sforzo fisico o l’attività fisica possono aumentare il rischio di insorgenza di questi eventi. La ragazza è rimasta al sole per diverse ora, a partire dalla mattina”.
Cosa può facilitare un colpo di calore?
“C’è una triade di fattori che li può facilitare: la temperatura elevata, il tasso di umidità elevato e la scarsa ventilazione che durano per diversi giorni. La maggior parte dei colpi di calore, quelli comuni e non gravi, sono caratterizzati da quelle sensazioni di malessere generale, a volte brevi perdite di coscienza, che vengono generalmente risolti con un passaggio in Pronto Soccorso, ristabilendo il quadro idro elettrolitico, e sostanzialmente non espongono di per sé una persona al rischio della vita”.
Ci sono persone più a rischio?
“Sono i soggetti fragili in generale, i pazienti con un'età superiore a 65 anni, i bambini molto piccoli o neonati e i soggetti con fattori predisponenti, che possono essere predisposizione familiare, patologie, oppure determinati tipi di farmaci in un quadro di disidratazione”.
La situazione comunque è sotto controllo.
“Al Pronto Soccorso assolutamente sì, assistiamo a forme lievi di colpi di calore in linea con gli anni passati, che si risolvono al massimo in 24 ore”.