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Economia e lavoro | 21 giugno 2023, 19:57

L'economia piemontese ha un nuovo supereroe: dopo il Superbonus ecco l'effetto benefico del Pnrr

A maggio 2023 assegnati 7,8 miliardi. Già avviato il 30% delle gare. Da inizio anno creati 14mila nuovi posti di lavoro, ma inflazione e tassi mangiano salari e mutui. Torino zavorra il Pil regionale

foto di archivio e conferenza 21-6

L'economia piemontese ha un nuovo supereroe: dopo il Superbonus ecco l'effetto benefico del Pnrr

Una crescita più lenta del 2021, ma che ha permesso al 2022 del Piemonte di raggiungere i livelli pre pandemia con un +3,7%. Ma inflazione e prezzo dell'energia hanno rallentato l'andamento, zavorrandolo almeno fino all'inizio del 2023. Lo dice l'ultimo report della sede torinese della Banca d'Italia, che osserva il prosieguo del 2023 con moderato ottimismo, anche se le piccole imprese potrebbero soffrire più delle altre.

Costi in crescita, prezzi alle stelle

Ma l'impatto sui costi per beni e servizi è stato enorme: +15,2% a fronte di un aumento del costo del lavoro di poco più di un punto e mezzo. Gli aumenti si sono riversati sui prezzi, cresciuti del'11,5%, ma il margine operativo lordo è comunque sceso dall'8,1 al 6,8%.

Questo però ha impattato poco nella capacità delle imprese a restituire i debiti (solo il 2,3%). Dal punto di vista del credito, dopo due anni di forte crescita sono tornati a calare i prestiti: è l'effetto dell'aumento dei tassi di interesse, per tutte le classi di rischiosità delle imprese.

Il Pnrr dopo il Superbonus

E se nello specchietto retrovisore sembra allontanarsi il Superbonus, all'orizzonte il suo ruolo di spinta potrebbe essere assunto dal Pnrr. Soprattutto nelle costruzioni, ma non solo. Per il Piemonte risultano fin qui (maggio 2023) 7,8 miliardi di risorse assegnate, soprattutto per mobilità sostenibile e transizione verde. 

Le gare già avviate sono state, nel biennio 21-22, circa il 30%.  E i Comuni dovrebbero entro il 2026 raddoppiare le risorse investite nel 2017-2019. Alle costruzioni, in particolare, sono stati assegnati a fine 2022 ben 2,6 miliardi: nel triennio potrebbero far crescere il valore aggiunto del 5,9% rispetto al 2019 e del 4,5% sugli occupati. Una media di oltre 2000 nuovi assunti all'anno. 

Da inizio anno 14mila posti di lavoro in più 

Proprio sul fronte occupazione nel 2022 il mercato è aumentato dell'1% ma resta inferiore al pre pandemia. Sono soprattutto contratti a tempo indeterminato e anche nei primi 4 mesi del 2023 si sono creati 14mila posti di lavoro.

Si conferma la difficoltà per trovare alcuni profili, però: sono considerate difficili il 37% delle assunzioni nel triennio 2020-2022. Cala il ricorso agli ammortizzatori sociali: il calo è stato si quasi l'80% rispetto al boom del periodo pandemia, ma resta più alto del tasso 2019. Il tasso di disoccupazione è sceso al 6,5%.

Salari e inflazione

Resta una forbice sul fronte salariale: gli stipendi piemontesi sono superiori del 6,6% alla media nazionale, ma inferiori del 4,6% sul resto del Nord.

L'aumento del reddito disponibile (+5,4%) è stato però eroso dell'inflazione (il potere d'acquisto è sceso dell1,5%). Le famiglie meno abbienti sono state le più colpite: per loro l'inflazione è salita dal 4% (dicembre 2021) al 17,3% nel 2022. Quasi 8 punti in più di quelle benestanti (9,2%) anche se il differenziale si è dimezzato a fine primo trimestre 2023, arrivando a 4 punti.

Nel 2021 sono tuttavia cresciute le fila delle famiglie in "povertà energetica", salite dal 6 all'8,1%. 

Effetto tassi sulle rate: 117 euro in più 

Non stupisce dunque che siano aumentati i prestiti alle famiglie (+4%), sia per il credito al consumo che per i mutui. Ma il grado di indebitamento generale è sceso dal 50,3 al 49,4%.

Sui mutui, poi, ha pesato in tempi recenti l'aumento dei tassi di interesse. Si stima che con un aumento del 3% dei tassi nel 2023, i tassi arriverebbero a crescere di 117 euro al mese sulle rate. Un impatto aumentato dal fatto che in tempi recenti la differenza di costo aveva rianimare la scelta del tasso variabile.

Caro bollette e anima green in transizione

Nel corso degli ultimi anni una nuova sensibilità ambientale, oltre al caro bollette, ha spinto a una riduzione dei consumi energetici: -1,3% tra il 2012 e il 2019, facendo salvo il periodo di stop forzato del Covid. Cala soprattutto il consumo dell'industria (-6,8%), ma cresce nei trasporti e nel settore civile di residenziale e terziario.

In Piemonte nel 2019 era del 18,7% la quota di consumi assicurata da fonti rinnovabili, sopra i traguardi del 2020, mentre la capacità di produzione è cresciuta del 12,6%.

Torino zavorra il Pil regionale da inizio millennio

Preoccupa la performance di Torino nella produzione del Pil regionale. A fronte di un +0,7 piemontese mentre il Nord cresceva di quasi il 10% (+9,7), Torino ha addirittura rallentato con un -0,6% da inizio millennio. 

Colpa della produttività, ovvero come investimenti e materiali generano benessere. Incide dunque una scarsa capacità innovativa, la qualità del capitale umano e la capacità organizzativa.

Rischio geopolitico: il Piemonte sorride

Intanto sono mesi in cui pandemia, crisi dei flussi di approvvigionamento, crisi energetica e guerra finiscono per incidere sull'economia. In questo contesto, il Piemonte ha un'economia meno vulnerabile rispetto alla media nazionale e tra le meno a rischio del Centro Nord.

Ma lo stress test evidenzia come un calo di import per certi elementi e prodotti (tra il 25 e il 50%) potrebbe colpire il Pil per quasi il 10%. Dell'abbigliamento alla farmaceutica, passando per il tessile e la chimica.

Massimiliano Sciullo

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