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Val Pellice | 22 novembre 2022, 11:46

I produttori di frutta in protesta: "I supermercati ci impongono i prezzi. Per un caffè dobbiamo vendere 4 Kg di mele" [FOTO]

In piazza Castello anche tanti giovani: "Chiuderemo le aziende dei nonni". Cirio firma un patto con Coldiretti Piemonte: "Fiducioso che Roma ci ascolti"

protesta di piazza

I produttori di frutta scendono in piazza per dire basta ai rincari

"Per prendere un caffè al bar ci servono 4 chili di mele: basta allo strapotere della Grande Distribuzione". È questo il grido d'allarme che lancia Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti Piemonte, che questa mattina ha organizzato una protesta in piazza Castello. Nella nostra regione il comparto frutta ha 7.800 aziende, per un totale di ventimila occupati: 15.680 nella produzione a cui si aggiungono 2.500 stagionali in fase di raccolta e 2.000 lavoratori nelle aziende di conservazione e condizionamento del prodotto. 

Moncalvo: "GDO impone i prezzi"

Il settore si trova a vivere una stagione drammatica. Dopo l'estate torrida e la cimice che hanno compromesso una parte importante della frutta, gli italiani hanno tagliato del 9% il consumo per i rincari e ora i produttori sono schiacciati dalle catene di supermercati. Il motivo? "La GDO - spiega Moncalvo - sta usando il suo potere sulle aziende ed impone i prezzi". Un esempio pratico viene dai banchi dei supermercati: negli scorsi giorni tra gli scaffali era possibile comprare un chilo di mele a 0.99. "Questo vuol dire - spiega il Presidente - che sono stati acquistati tra 50 e 60 centesimi al Kg. Dopo il kiwi stiamo distruggendo anche la mela: in Spagna usano dei conservanti che fanno male, in Polonia il costo del lavoro è un terzo del nostro". "Ci sono aziende che stanno pensando di prendere le motoseghe e tagliare gli alberi", ha concluso.

"Rischio a carico nostro e proventi degli altri"

A tratteggiare nitidamente la situazione sono i produttori. "Siamo qua oggi - spiega Sergio Bunino, tecnico frutticolo e produttore di frutta di Cavour - perché vogliamo denunciare questo furto legalizzato che si fa sul primo anello della filiera. Qua non si parla di casa e bulloni, che possono essere vendute anche dopo anni: noi abbiamo pochi giorni per raccogliere e solo qualche mese per stoccare e vendere". "La grande distribuzione viene ad acquistare frutta e ci dice 'Io te la ritiro, ma non ti garantisco niente perché prima devo ammortizzare le mie spese. Se le porto in cella frigorifera, se non riesco a venderla mi pagherei anche l'energia'. Poi quando vai al supermercato - aggiunge Bunino - trovi le mele a 2.50 euro al chilo: tutto il rischio è a carico nostro e i proventi degli altri".

"Chiuderemo le aziende dei nonni" 

In piazza anche tanti giovani, come Mattia di Verzuolo che dal palco ha detto: "Noi siamo la generazione che deve chiudere le aziende dei nonni. Vogliamo che i prodotti paghino il nostro lavoro". Tra il pubblico Nicolò, che ha 26 anni e coltiva pesche e mele a Busca: "Siamo in piazza contro il prezzo troppo basso della frutta: il nostro è un settore essenziale. Così però si porta all'abbandono dell'agricoltura da parte dei giovani". Al loro fianco anche gli amministratori come i vicesindaci di Scarnafigi Mauro Bollati e di Revello Aldo Perotto.

Cirio: "Roma ci ascolterà" 

A intervenire dal palco il presidente della Regione Alberto Cirio: "Sono qua convintamente perché è il momento di alzare la voce e siamo fiduciosi che da Roma ci possono ascoltare. Il ministro all'agricoltura Lollobrigida ha voluto mettere la sovranità alimentare nel ministero: sono certo che saprà garantire la tutela del nostro prodotto". "Entro metà dicembre - ha poi aggiunto - saranno accreditati i soldi delle gelate del 4 aprile scorso, che ha 700-800 aziende". Al termine il governatore ha sottoscritto un contratto con Coldiretti Piemonte e i produttori di frutta che prevede diversi impegni: riduzione forte del costo di lavoro per allinearsi ai competitor nelle UE, moratoria sui mutui, indicazione obbligatoria d'origine per l'ortofrutta, stop ai fondi pubblici per le imprese con pratiche commerciali sleali.

Cinzia Gatti

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