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Economia e lavoro | 08 settembre 2022, 10:40

Il caro bollette rischia di "sparecchiare" la buona tavola: una delegazione di 30 aziende chiede aiuto alla Regione

Il comparto agroalimentare ha incontrato gli assessori Tronzano e Protopapa: "I rincari sono peggiori di quanto previsto a luglio: ci sono aziende che in questo modo rischiano di chiudere"

trattore nei campi

Il mondo dell'agroalimentare piemontese rischia di finire in ginocchio

Sono il fiore all'occhiello del tessuto produttivo: il mangiar bene e il bere bene del made in Piemonte come biglietto da visita per turisti (e non solo). Ma ora le bollette e i costi impazziti rischiano di piegare anche il comparto dell'agroalimentare.

"Ci sono aziende che non potranno andare avanti"

Per far sentire il proprio grido di dolore, una delegazione di circa 30 aziende ieri è andata in Regione per incontrare i rappresentanti della giunta Cirio: in particolare, si è posta l'attenzione sulla situazione del settore lattiero-caseario, che soffre la fase più acuta. E per il quale le conseguenze possono essere drammatiche. "Gli aumenti si sono rivelati addirittura superiori a quelli che erano stati stimati a luglio - dice Franco Biraghi, delegato di Confindustria Piemonte per il settore agroalimentare -. Mi chiedo quante aziende potranno andare avanti, come settore dobbiamo incominciare a lavorare insieme come filiera e non uno contro l’altro.

Quello che le aziende hanno chiesto alla Regione è "una tregua. Abbiamo chiesto di portare le nostre esigenze all'attenzione nazionale - prosegue Biraghi -. Tutti i settori sono toccati da questi aumenti: l'energia una volta era una voce irrilevante, ma oggi incide tantissimo".

E rispetto ad altri settori, ovviamente, quello che produce cibo non può fermarsi per risparmiare. Ne andrebbe di mezzo tutta la catena di forniture che poi finisce anche sulle nostre tavole. "E' impossibile fermare i flussi commerciali, anche perché se ci si ferma, in una fase come questa è difficile ripartire - dice ancora Biraghi -. Siamo arrivati al tempo zero, dobbiamo quindi guardare a domani. I programmi a lungo o anche solo medio termine, in questa fase non sono la priorità. Eppure, la burocrazia e gli adempimenti ci sono lo stesso, e sono molti i fondi spesi per aggiornare impianti o tecnologie che vanno comunque ammortizzati. Non siamo qui per dare la colpa a qualcuno o per chiedere soldi. Quello che vogliamo è far capire in modo chiaro a che punto siamo arrivati e quanto potremo resistere”.

"Dobbiamo salvare le nostre imprese"

Un grido d'allarme che è stato ascoltato dalle istituzioni politiche, che si sono prese l'impegno di sostenerle. “Dobbiamo trovare un accordo per cui tutti, in tempi normali abbiano un profitto, e in questo momento un’intesa è necessaria per sopravvivere. Dobbiamo salvare le nostre imprese, e per questo ci impegniamo a spendere al meglio le risorse che arriveranno”, ha risposto l’assessore all’Agricoltura, Marco Protopapa.

"Pronti a parlare con le banche"

Gli imprenditori non devono sentirsi soli - ha aggiunto l'assessore alle attività produttive, Andrea Tronzano - abbiamo compreso le loro difficoltà e abbiamo compreso come il rischio di chiusura delle aziende, non è qualcosa di lontano. Con le banche mi impegno personalmente a sentire l’Abi, e valutare le condizioni che hanno le aziende settore, per avviare un percorso agevolato, proprio come capitò durante la pandemia. Posso già escludere da ora eventuali bonus, invece garantisco nei prossimi anni che ci saranno dei fondi per energia”.

Massimiliano Sciullo

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