Il Comune di Frossasco ha deciso di rivolgersi al Tar per opporsi al procedimento di decadenza delle tariffe incentivanti sul campo fotovoltaico di via Piscina 17, deliberato da Gse. In sostanza il Gestore servizi energetici lamenta che 10 anni fa non c’erano le condizioni per accedere al conto energia e ora sospende le erogazioni di denaro e rivuole indietro anche i soldi versati negli anni per l’impianto. Una cifra di milioni di euro. “Non voglio entrare nei dettagli, perché la questione si discuterà in Tribunale, ma se dovessimo davvero pagare, possiamo chiudere il Comune” commenta preoccupato il sindaco Federico Comba.
La lettera che scotta è arrivata in municipio lo scorso 24 febbraio, ma l’Amministrazione si è affidata all’avvocato Riccardo Viriglio per esaminare la pratica e valutare un ricorso, prima di parlarne apertamente nell’ultimo Consiglio comunale e percorrere la strada alla battaglia giudiziaria di fronte al Tar del Lazio, con la delibera di Giunta dello scorso 20 aprile. A difendere gli interessi di Frossasco sarà il legale Simone Abellonio a cui è stato assegnato un incarico da 7 mila euro.
A finire nel mirino del Gse sono i terreni su cui sorge il campo da 999,20 kW, realizzato dalla Solaris Tech srl in accordo con il Comune. L’iter per la sua realizzazione è partito a fine 2010, la convenzione con la ditta è stata stipulata l’8 giugno dell’anno seguente e il 25 maggio 2012 l’impianto è stato allacciato alla rete elettrica.
L’accordo tra Comune e azienda, prevedeva che quest’ultima si tenesse gli incentivi Gse, mentre Frossasco aveva diritto a un canone annuale e ai proventi della vendita dell’energia.
Il 31 agosto 2016 Gse ha fatto un sopralluogo e aperto un procedimento di verifica: a finire sotto la lente d’ingrandimento sono stati i terreni su cui sorge l’impianto. Metà erano già del Comune, metà erano in affitto, quando si è costruito il parco con 26 vele. Frossasco li ha comprati all’ultimo per poterlo allacciare alla rete elettrica.
“Quando eravamo prossimi all’allacciamento, la ditta costruttrice, che si è occupata delle pratiche con Gse, ci ha detto che rientrava nel quarto conto energia e non più nel terzo. Questo voleva dire che i terreni su cui sorgeva dovevano essere tutti di proprietà comunale” racconta Daniele Castellino, oggi consigliere comunale di minoranza e allora assessore all’Ambiente, che ha seguito la nascita dell’impianto, che voleva mostrare come ci fosse “una strada alternativa ai combustibili fossili, tanto che, assieme agli impianti dei privati, Frossasco è uno dei pochi Comuni che produce quello che consuma”.
“In una ventina di giorni siamo riusciti ad acquisirli e a ottenere l’allacciamento, ma Gse ci contesta oggi, a distanza di anni, che quello era stato un modo per aggirare le norme – entra nel merito –. Ci sono già state diverse sentenze per casi simili che hanno dato torto a Gse”.
Sulla base della convenzione, alla fine, dovrebbe essere la ditta a rimborsare il Gestore, ma prima il Comune deve farsi carico dell’incombenza e poi rivalersi sull’impresa, che rischierebbe di venire schiacciata da un macigno così pesante.