Il comitato spontaneo di genitori e insegnanti Priorità alla Scuola Piemonte vede "una serie di criticità" nel progetto Scuola sicura presentato dalla regione Piemonte. Sensazioni, dicono, "confermate peraltro dalla scarsa adesione delle famiglie al progetto".
Per questo, stamattina il Comitato ha inviato una lettera aperta al presidente Alberto Cirio, agli assessori Caucino e Icardi, al Dirmei e ai vertici regionali.
"Siamo da sempre favorevoli a interventi di prevenzione e screening di massa per permettere la frequenza scolastica dei nostri figli e del personale scolastico in condizioni di sicurezza", spiegano. "Proprio per questo abbiamo ritenuto utile, in un'ottica di cittadinanza attiva, sottoporre alla loro attenzione alcune considerazioni raccolte in questi giorni, rendendoci disponibili ad un confronto per una più piena realizzazione dello screening. Tali considerazioni derivano altresì da un confronto allargato con i Comitati Priorità alla Scuola di altre regioni italiane, per permettere una visione più ampia circa i tipi di strumenti adottati con modalità diverse in altre zone del territorio italiano".
Ma quali sono le criticità riscontrate dal Comitato Priorità alla Scuola? Ecco le principali:
- La mancanza di una campagna di comunicazione e informazione circa la finalità e la metodologia del progetto; "Queste non appaiono infatti così chiare al largo pubblico. L’informazione attraverso l'esclusivo invio di una circolare o del modulo di consenso informato delle ASL di riferimento non ha saputo trasmettere a sufficienza l’importanza civica dell’adesione".
- La scelta di limitare il progetto alle sole seconde e terze medie "induce timori circa un possibile ulteriore ricorso alla DAD per queste classi, come già accaduto da novembre scorso e fino alla pausa natalizia; questo provvedimento è stato fin da subito considerato dai genitori lesivo del diritto all'istruzione dei ragazzi. Questi ultimi hanno già trascorso un lungo periodo lontani dalla scuola e senza aver ancora raggiunto un'autonomia di gestione della quotidianità, vista l’età per lo più inferiore ai 14 anni; si tratta di un'età molto fragile, in cui inizia il percorso di scoperta delle proprie risorse e costruzione della personalità".
- La tipologia di tampone indicata genera timori perché considerata da molti troppo invasiva.
- "La necessità di doversi assentare dal lavoro per accompagnare i minori a eseguire il tampone in luogo e orario imprecisati incide negativamente più che sulla volontà, sulla possibilità di aderire".
"Con l’occasione della lettera - raccontano i genitori coinvolti - abbiamo chiesto anche di essere ricevuti proprio per poter esprimere le nostre perplessità e le nostre proposte".