Alla fine sarebbe meglio tenere chiusi, per Natale, piuttosto che continuare a convivere con le incertezze su regole, aperture, vincoli, orari, giorni e così via. Dopo settimane di zone colorate, disposizioni, dpcm e minacce di nuove restrizioni, i pubblici esercizi torinesi sventolano bandiera bianca.
Secondo un'indagine dell'Epat, il 95% degli operatori del settore (bar, ristoranti e attività simili) preferirebbe ormai stare chiuso, invece che convivere quotidianamente con l'assenza di sicurezze nelle norme e nei regolamenti. E' bastata infatti una domenica di zona Gialla (e del prevedibile assalto ai dehors e ai negozi, così come alle vie del centro) per far tornare sui propri passi i decisori seduti nelle istituzioni.
E allora meglio rinunciare al periodo natalizio, arrendersi e attendere tempi migliori a un patto: che ci siano i ristori garantiti e assicurati e un anno fiscale completamente in bianco per il 2021. Sempre meglio che investire e programmare senza essere sicuri di cosa succederà il giorno successivo. "Oggi l’incertezza è la maggior tragedia per gli operatori del pubblico esercizio, dopo quella sanitaria - spiega Alessandro Mautino, presidente di Epat -. I nostri esercizi debbono programmare, acquistare derrate, scegliere con quanti collaboratori aprire già con le incertezze della consistenza della domanda. Togliergli la certezza anche della continuità seppure del periodo Natalizio, vuol dire costringerli tacitamente alla chiusura, se non vogliono aumentare il danno che gli deriva da tutto il periodo appena trascorso".
Il disorientamento è la sensazione più diffusa, così come la voglia di mollare tutto e non reagire più alla pandemia. Più che nella sostanza, però, la critica è nella forma, nel metodo. “Appare realmente poco serio prendere decisioni su un’economia di un intero settore, fotografando la frequentazione dei centri storici appena riaperti al pubblico, nel primo week end di passaggio alla zona gialla - dichiara Paolo Troccoli, vicepresidente Epat -. Occorrerebbe verificare con maggiore attenzione l’andamento durante tutta la settimana, anche nei giorni lavorativi in cui i centri storici continuano a rimanere vuoti. Piuttosto chiudiamo, ma non si parli di agevolare i movimenti personali mentre si manda al macero un intero settore”.
E intanto ci si prepara a una nuova conta dei danni. “Saranno di oltre 350 milioni di euro le perdite degli operatori nel solo mese di Dicembre a Torino e provincia, nel caso vengano attuate le ulteriori limitazioni di cui si parla - conclude Claudio Ferraro che di Epat è il direttore - solo la mancanza del pranzo di Natale e del Capodanno vale 30 milioni di Euro, Sono danni non compensabili; è per questo che gli operatori optano per la chiusura con riconoscimento del danno di Dicembre e l’anno fiscale bianco nel 2021: è l’unica speranza per poter rimanere sul mercato. L’amarezza è essere considerati il capro espiatorio, mentre le motivazioni dei contagi stanno lontane dai loro locali”.