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Attualità | 26 settembre 2020, 15:34

La Val Pellice vuole la sua toma entro l’autunno del 2022

Nei laboratori di vallata, subito dopo la discesa dagli alpeggi, si lavorerà alla produzione di un formaggio omogeneo e riconoscibile

La Val Pellice vuole la sua toma entro l’autunno del 2022

Con il latte delle mucche che si sono godute gli alpeggi, la Val Pellice punta a conquistare il suo posto tra le tome dell’arco alpino. Un volta scese tutte dai 1.350 m s.l.m. di Chiot d’la Sella (Villar Pellice), dai 1.700 m s.l.m. di La Roussa (Villar Pellice) e di Partia d’Aval (Bobbio Pellice), dai 2.000 m s.l.m. di  Caugis (Villar Pellice) e dai 2.100 m s.l.m. di Giulian (Bobbio Pellice) con il loro latte questo autunno si lavorerà per ottenere una forma di formaggio unica, riconoscibile, in grado di rappresentare la vallata del mercato dei prodotti di montagna.

«Non ha ancora un nome perché anche questo è oggetto di uno studio da parte dei partner del progetto “Un nuovo prodotto dalla Val Pellice: innovazione di pratiche e processi per una toma di valle”» avverte Dario Martina, presidente dalla Scuola Malva Arnaldi di Bibiana che si occupa di ricerca, formazione e divulgazione in agricoltura. Aggiudicatosi un bando del Gal Escartons e Valli valdesi ad aprile di quest’anno, il progetto è un sogno che Martina e altri soggetti covano da decenni: «Ne abbiamo iniziato a parlare una ventina di anni fa al momento del lancio del presidio Slow Food del Saras del Fen, la ricotta tipica della vallata. All’interno del mondo dei produttori si sentiva il bisogno di individuare e promuovere anche una toma tipica».

Omogenea dal punto di vista della forma, della qualità organolettiche e delle procedure di produzione, la toma della Val Pellice guarderà al vicino di vallata, il Plaisentif, prodotto in Val Chisone, e al Bettelmatt degli alpeggi estivi dell’Ossola e dovrà essere pronta entro l’autunno del 2022. Il progetto aveva già partecipato a un bando del Gal nel 2014 non riuscendo ad aggiudicarsi il finanziamento.

«Ora l’importo ammesso è di poco inferiore a 70.000 euro, con un finanziamento all’80%, pari quindi a 56.000 euro. Tutto il resto è a carico dei partner» spiega Lorenzo Grasso della Scuola Malva Arnaldi. Oltre all’istituto di Bibiana, che fornisce supporto tecnico assieme all’Istituto Lattiero Caseario di Moretta, partecipano al progetto l’associazione produttori del Saras del Fen delle Valli Valdesi e diverse aziende agricole: Luca Charbonnier (capofila), Pier Claudio Michelin Salomon, Ivan Monnet, Natalino Catalin Natalino e Bruno Catalin.

Elisa Rollino

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