Airasca, Pianezza e Villar Perosa. Ci saranno anche i tre stabilimenti torinesi all'interno della sfida che SKF ha lanciato per il 2030. La multinazionale con radici svedesi (e una forte presenza sul nostro territorio) vuole infatti tagliare il traguardo delle zero emissioni entro i prossimi dieci anni.
Un cammino intrapreso già a partire dal 2015, quando SKF ha iniziato a ridurre le emissioni di CO2 derivanti dalle sue attività produttive del 36%, mentre due delle sue fabbriche sono già carbon neutral, quindi a zero emissioni. Adesso SKF ha annunciato l'obiettivo di ottenere la certificazione carbon neutral per tutti gli impianti produttivi del Gruppo. L'obiettivo del 2030 interesserà gli stabilimenti di produzione SKF, ovvero le emissioni classificate "scope 1" e "scope 2". La riduzione sarà ottenuta grazie alla combinazione di processi ottimizzati, macchine ad alta efficienza energetica e l'approvvigionamento e la produzione di energie rinnovabili. Come ultima risorsa, SKF potrebbe anche acquistare crediti di carbonio di alta qualità.
“Ridurre le emissioni è necessario per contrastare i cambiamenti climatici e, come azienda globale, dobbiamo mostrare una chiara leadership - commenta Alrik Danielson, presidente e CEO di Skf -. Dobbiamo impegnarci per ridurre l'impatto sul clima nell'intera catena di creazione del valore, dalle materie prime che acquistiamo all'utilizzo dei prodotti da parte dei clienti e oltre. Per farlo è necessario iniziare dalle nostre attività e agiremo rapidamente e in maniera mirata per raggiungere questo obiettivo. La carbon neutrality, ovvero l'eliminazione delle emissioni, ci consentirà di consolidare ulteriormente la nostra posizione di concorrenzialità e allineare gli interessi SKF con quelli dei clienti e dell'ambiente”.