Non patiscono la solitudine, il rischio di rimanere isolati a causa delle valanghe, le temperature minime che scendono rapidamente sotto lo zero e il buio che inizia ad avvolgerli già alle 5 del pomeriggio. Non sono pochi nelle Valli pinerolesi i gestori di rifugi che decidono di tenere aperto tutto l’anno, anche quando le condizioni atmosferiche diventano proibitive ed è necessario sconsigliare agli stessi turisti di raggiungerli. L’inverno deve ancora iniziare ma la vita si fa già difficile in quota: nella giornata di domenica scorsa il livello della neve misurata al rifugio Selleries ha raggiunto i 155 centimetri mentre al rifugio Jervis, ieri, era a 180 centimetri e venerdì la struttura è rimasta senza luce.
«Sono più di albergatori, i rifugisti sono veri e propri presìdi dei territori montani: gli unici, durante i mesi invernali, ad avere il polso della situazione in alta quota» Giacomo Benedetti, torrese, è nella Commissione centrale rifugi del Cai (Club alpino italiano) e tiene a sottolineare la centralità del ruolo della categoria professionale. «Per questo nella stagione invernale, prima di intraprendere qualsiasi gita in montagna, è sempre necessario contattarli per avere informazioni sullo stato della neve, sul pericolo valanghe e sull’attrezzatura necessaria per salire in sicurezza» raccomanda Benedetti.
Massimo Manavella, presidente dell’Agrap (Associazione gestori rifugi alpini e posti tappa del Piemonte) è il gestore del Selleries (Val Chisone) nella conca dell’Alpe omonima a 2.023 m s.l.m., di proprietà della Regione Piemonte, che rimane aperto tutto l’anno: «In questi mesi la vita è complicata perché dobbiamo essere sempre pronti ad affrontare situazioni difficili». Una delle preoccupazioni quotidiane è ripulire la centralina idroelettrica che rifornice di energia il rifugio, come descrive Manavella: «È necessario monitorarne costantemente lo stato, ripulire il ruscello che la alimenta, ad esempio, da eventuali valanghe. Nel caso si danneggiasse, infatti, rimarremo non solo senza luce ma anche senza riscaldamento». Per capire quanto sia fondamentale non rimanere senza energia basta pensare che in questo periodo il buio inizia alle 16,30 e comincia a fare luce verso le 7,30 del mattino e nei mesi più freddi la temperatura può scendere a 20 gradi sotto lo zero.
Oltre a garantire le condizioni di vita, un altro compito dei rifugisti è monitorare la condizione della neve e il rischio valanghe: «Rileviamo per Arpa e Aineva tutta una serie di dati che poi loro elaborano».
Fondamentale è però comunicare direttamente il pericolo direttamente ai turisti e per farlo i gestori utilizzano i siti web delle loro strutture e i social network. La pagina Facebook del Selleries è sempre aggiornata così come quella del Jervis (Val Pellice), edificio di proprietà del Cai nella Conca del Prà a 1.732 m s.l.m. Si tratta di un altro dei rifugi aperti tutta la settimana in alta quota e i gestori, a seconda delle condizioni atmosferiche e del rischio valanghe, sconsigliano ai turisti di incamminarsi verso la struttura.
Ma sono diversi i rifugi in Val Pellice e Chisone ad essere aperti nella stagione invernale, nella maggior parte dei casi in queste strutture la gestione è più semplice, perché a quote più basse, si tratta perlopiù di rifugi privati.
In Val Pellice il numero è più alto. Qui è aperto nei fine settimana il rifugio Invincibili a 1.356 m s.l.m. nel Vallone - che parte dalla sinistra orografica del torrente Pellice, lungo il torrente Subiasco - celebre per i suoi torrioni rocciosi e per le vicende della storia valdese. È intenzionato ad accogliere i turisti nella stagione invernale anche il gestore del Rifugio Cruello, immerso nei boschi di località Chiot d’la Tajà a circa 1.200 m s.l.m., ma avverte che il sentiero per raggiungerlo è esposto al rischio slavine, per questo non è assicurata la praticabilità. La Val d’Angrogna è un ramo laterale della Val Pellice percorsa dal torrente Angrogna, lì sono diverse le strutture aperte: il Sap a 1.480 m s.l.m. (il sabato e la domenica), il Barfè a 1.220 m s.l.m. (il sabato e la domenica e su prenotazione di minimo 8 persone in settimana), e i due rifugi in prossimi al Colle della Vaccera 1.469 m s.l.m: il Jumarre (tutti i giorni) e il Vaccera (nei fine settimana dal 29 novembre al 20 dicembre e poi tutti i giorni fino al 6 gennaio).
Tornando in Val Chisone, oltre al già citato Selleries, riaprirà il 7 dicembre il Troncea, a 1.915 m s.l.m. nell’omonimo Parco naturale, per accogliere i turisti i fine settimana e tutti i giorni dal 26 dicembre al 6 gennaio. Sabato 30 novembre, invece, è prevista la riapertura del Mulino di Laval a 1.650 m s.l.m. sempre in Val Troncea: accoglierà i turisti tutti i giorni. Ai 1.950 m s.l.m. di Pian dell’Alpe – nel Parco Naturale Orsiera Rocciavrè – i gestori de Il lago delle Rane scendono a valle solo in settimana, garantendo l’accoglienza nel fine settimana e su prenotazione nei giorni feriali. Anche in prossimità della città di Pinerolo, il Rifugio Casa Canada a 1.060 m s.l.m. rimane sempre aperto mentre non ci sono rifugi accessibili in questo periodo in Val Germanasca.