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Attualità | 19 marzo 2023, 10:48

Da Pomaretto alla Turchia devastata dal terremoto: l’esperienza di Pascal [FOTO]

Vicesindaco del paese e volontario di protezione civile ha aiutato ad allestire un ospedale da campo: “Quelle falde enormi che si sono aperte nella terra, a vederle dal vivo fanno davvero impressione”

Pascal, primo da sinistra

Pascal, primo da sinistra

“Quelle falde enormi che si sono aperte nella terra, a vederle dal vivo fanno davvero impressione”. Non usa mezzi termini Giuliano Pascal, vicesindaco di Pomaretto e volontario di protezione civile che nei giorni scorsi è stato ad Antiochia, in Turchia, per portare aiuto e sostegno alle popolazioni aspramente colpite dal sisma del 5-6 febbraio.

Il Dipartimento di Protezione Civile Nazionale ha infatti incaricato la squadra della Regione Piemonte affinché allestisse lì, nei pressi dell’ospedale distrutto dal terremoto, l’ospedale da campo Emt2, struttura in dotazione alla maxi-emergenza della Regione, e prima certificata in Italia dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: Emt2 dispone, tra gli altri, di un reparto di terapia intensiva fino a quattro posti letto, di una sala operatoria, una per il parto, una per la radiologia e di un laboratorio analisi, il tutto distribuito fra 14 tende per la parte medica e 16 per i servizi e la logistica.

Pascal ha fatto parte di una spedizione di volontari della Protezione Civile regionale: “Quell’ospedale è il nostro fiore all’occhiello, un orgoglio della Regione Piemonte – racconta con fierezza – Per questo dalla sede nazionale hanno incaricato noi. Ci siamo radunati tutti ad Alessandria, in tutto 23 mezzi, fra camion e qualche pick-up, e poi da lì siamo partiti alla volta di Brindisi, dove ci siamo imbarcati sulla Nave San Marco della Marina Militare”.

Sulla San Marco è salito anche l’esercito che ha caricato container contenenti tende, brande e tutto l’occorrente per l’allestimento di un campo in Siria, in grado di ospitare 1000 sfollati.

“Da Brindisi siamo sbarcati ad Alessandretta, e poi di lì abbiamo percorso 74 chilometri sulla terraferma per raggiungere Antiochia, dove noi volontari abbiamo aiutato ad allestire l’ospedale” spiega Pascal.

Operativo all’interno dell’ospedale è rimasto il team sanitario della maxi-emergenza della Regione, composto da 76 persone: un team leader chirurgo, un deputy team leader chirurgo, un medico infettivologo, quattro medici urgentisti, un pediatra, cinque anestesisti, quattro chirurghi, tre chirurghi ortopedici, due ginecologi, un’ostetrica, una fisioterapista, trentuno infermieri, due tecnici di radiologia, due tecnici di laboratorio, un assistente amministrativo, un ingegnere, tre tecnici logisti e dodici tecnici logisti facenti parte del coordinamento regionale del volontariato di Protezione Civile.
Team sanitario che ha cominciato a lavorare all’interno dell’ospedale, in previsione di un graduale passaggio di consegne con il personale sanitario turco.

Vedere la situazione di persona è straziante, perché ti rendi conto di come si tratti di zone molto povere, dove il dramma del sisma è andato ad acuire una situazione non bella, in partenza, sicuramente non per i nostri standard di vita – prosegue Pascal –. Ciò nonostante, anche nel dolore e nella grande povertà, la popolazione si è mostrata ospitale e gentile. Si respira anche un’aria un po’... Di insicurezza generale. E infatti fra le nostre direttive c’è stata quella di dormire in nave, per sicurezza. Da mezzanotte alle cinque, e poi via a montare”.

Il viaggio sulla nave San Marco è poi proseguito fino a Beirut, in Libano, dove l’esercito, con l’occorrente per montare il centro accoglienza sfollati, è stato caricato su mezzi civili, sempre per una questione di sicurezza, e di lì fino in Siria dove il campo è stato allestito.

“Infine noi abbiamo fatto ritorno a casa, sempre sulla Nave San Marco della Marina Militare, e questa volta ad accoglierci è stato il porto di Taranto. – conclude Pascal –. Con la protezione civile piemontese avevo già prestato servizio alle popolazioni terremotate dell’Aquila, Mirandola, Norcia... Ma questa volta è stato ancora diverso, perché abbiamo davvero visto più povertà, più insicurezza a livello generale; una popolazione disastrata. Siamo tuttavia tornati a casa arricchiti dalla possibilità di aver fatto la nostra piccola goccia nell’oceano”.

Tatiana Micaela Truffa

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