⁠Vino&C. - 03 ottobre 2025, 19:30

Anna Maria Abbona: se a guidare un’azienda vitivinicola è una grafica pubblicitaria

Dal coraggio di non abbandonare le vigne del nonno alla sfida contro i pregiudizi, la storia di una cantina che ha saputo trasformare radici familiari e tradizione contadina in vini di carattere e prestigio.

La scelta di dedicarsi totalmente al mondo del vino, Maria Grazia Abbona l’ha fatta a ventitré anni. Fu allora che disse addio al lavoro da grafica pubblicitaria e alla carriera che questo lavoro poteva prospettarle per tornare alle vigne del nonno. E a spingerla su questa strada, che avrebbe seguito con determinazione, era un’idea che non tollerava: quella che il padre, sia pure per motivi comprensibili, vendesse le vigne nelle quali lei era cresciuta, ascoltando nonno Angelo raccontarle storie legate al vino che avevano lasciato il segno.

 La passione del nonno non poteva essere cancellata così, con un colpo di spugna: “Quando mio padre mi ha comunicato la sua decisione non ho avuto dubbi: l’ho vissuta quasi come uno sfregio alla vita e al lavoro del nonno. Uno sfregio che io non potevo permettere. Per questo non ho avuto esitazioni: sarei stata io, ad ogni costo, a portare avanti quello che lui aveva costruito. Era in quelle vigne che aveva preso forma la sua sapienza contadina, la sua capacità di raccontare storie affascinanti, il suo intervenire al momento giusto con un proverbio che ti dava da pensare. E sarebbe stato in quelle vigne che avrei fatto maturare uve capaci di dar vita a vini capaci di trasmettere quel fascino del vino che il nonno – e ne avrei preso coscienza solo negli anni successivi- giorno dopo giorno e senza che io me ne accorgessi mi aveva inculcato. Fu dunque così che cominciò la mia avventura in un mondo che, in realtà, conoscevo assai poco”.

La qualità del vino capace di sconfiggere il pregiudizio

Negli anni Novanta, per una donna che decideva di mettersi a fare il vino, la vita non era facile. Colleghi e interlocutori erano uomini convinti che a fare il vino dovevano essere gli uomini. Gli inizi dunque, anche in questo senso e non solo per il fatto che le prime annate non furono affatto delle migliori, per Anna Maria, non furono facili. Per questo ancora oggi ricorda con amarezza la frase con cui un produttore del suo stesso territorio, dopo averle chiesto dove erano le sue vigne, la schernì dicendo: “Tu devi allevare le pecore, non fare il vino”. Lei però non si arrese: partita praticamente da zero, senza una cantina, senza una pigiatrice, con appena due ettari e mezzo del tutto incapaci di garantirle un futuro, e per di più in una fase nella quale lo scandalo del metanolo aveva gettato un’ombra cupa sul mondo del vino, Anna Maria scelse di credere che, se il vino cattivo aveva fatto tanto male, allora fare del vino buono era l’unica strada da seguire. 

Così, anche quando tutto sembrava remarle contro, in costante sintonia col marito Franco Schellino, contrappose alla difficoltà la sua tenacia e la sua costanza, cominciando a produrre vini che non tardarono a far parlare di sé. Tanto da consentire alla cantina di cominciare a pensare in una prospettiva quasi inattesa: le sue bottiglie e le sue etichette, sia pure in numeri limitati, cominciarono ad essere apprezzate prima in Europa, poi in America, e successivamente nel resto del mondo. Trasformando un’eredità familiare, senza peraltro inseguire grandi numeri, in una moderna cantina capace di distinguersi per la sua qualità e per la considerazione internazionale di cui oggi essa gode.

La fisionomia di una terra nella forza dei suoi vini

Se Anna Maria aveva come obiettivo fare dei buoni vini, indubbiamente ci è riuscita. I suoi vini però non sono soltanto buoni, ma trasmettono in qualche modo la storia che abbiamo appena finito di raccontare. A partire dal Maioli (2022): un Dogliani superiore che, nascendo da vigne di 85 anni piantate dal nonno, porta con sé la memoria di una terra che ha saputo credere nel Dolcetto anche quando questo vino sembrava oscurato da quello dei grandi nomi di Langa. Assaggiatelo e ne percepirete fin da subito il passo lento e sicuro di un vino cui le marne hanno impresso un elegante freschezza capace di dare il meglio di sé con l’invecchiamento. 

Per capire però quanto in questi anni la cantina di Anna Maria Abbona abbia camminato concedetevi un bicchiere di Cadeau (2019). Una barbera direte voi. Sì, ma per nulla una barbera qualunque, tenuto conto della potenza e della complessità che la distingue, oltre che di una capacità di evolvere nel bicchiere che ci ha davvero stupito. E, infine non fatevi sfuggire L’Alman (2019), un riesling renano in purezza che, contrariamente ai due vini precedenti proviene da vigne giovani. Esperimento decisamente riuscito, il bianco in questione condivide tuttavia coi suoi fratelli maggiori struttura e complessità, la cui freschezza minerale non mancherà di sedurvi. 


 

___________________________

Cantina: Anna Maria Abbona

Indirizzo: Fraz. Moncucco, 21 - 12060 Farigliano (CN) - 

Telefono: (+39) 0173 797228

Sito web: www.annamariabbona.it/cantina-dogliani/ 

Piergiuseppe Bernardi

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A OTTOBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
SU